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Aquila: dietro le quinte un paniere di nuove monete

Mario Lettieri, sottosegretario all’Economia nel governo Prodi
Paolo Raimondi, economista

In sordina, il summit dell’Aquila ha celebrato un cambiamento storico nei rapporti internazionali, cioè la fine dell’era di Rambouillet. Nel novembre 1975 in questa località vicino a Parigi, i capi di governo dei paesi industrializzati, Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Germania (Occidentale), Giappone e Italia, si erano riuniti per creare un “direttorio” sulle questioni economiche globali, naturalmente sotto il controllo americano. Dopo il Canada anche la Russia entrò a farvi parte nel 1998.

Sotto l’egida dell’HAP (Heiligendamm Aquila Process, in cui si indicano per nome le due città dove i summit del G8 hanno affrontato questa tematica) è stato stilato il primo documento ufficiale congiunto G8/G5. Quest’ultimo, come noto, rappresenta le quattro nazioni del BRIC (Brasile, Russia, India, Cina) più il Sud Africa.

L’HAP ha istituzionalizzato il formato G8/G5 come governance economica e politica mondiale anche attraverso la creazione di uno Steering Committee. Il documento parla di “una partnership genuina” tra il G8 e il G5 e di “parità di ruolo nel contesto di un rafforzato multilateralismo”.

Pochissimo è stato detto nelle dichiarazioni ufficiali sui contenuti del dibattito informale che si è svolto nel capoluogo abruzzese, ma dietro le quinte c’è stata una discussione molto intensa circa la creazione di un nuovo sistema monetario internazionale multi polare con una partecipazione diversificata di altre monete, oltre al dollaro.

Infatti, ritornati a casa propria, i capi di stato e i rappresentanti delle delegazioni presenti al G8 hanno incominciato a esprimere apertamente alcune loro preoccupazioni e proposte sulla crisi globale.

In una dichiarazione ufficiale del ministero degli Esteri di Pechino si sottolinea che la Cina ha chiesto:” Il mantenimento della stabilità dei tassi di cambio delle principali monete di riserva e la promozione di un più diversificato e razionale sistema monetario internazionale.“ Da notare l’uso del plurale per le monete.

Il Ministro degli Esteri indiano, Shiv Shankar Menon, ha ribadito che, se una nuova moneta mondiale è un progetto di lungo termine, i paesi emergenti intendono usare “le proprie monete per regolare i commerci fatti tra di loro”. E ha aggiunto che questa è anche la posizione del presidente del Brasile, Lula.

Da parte loro i russi da tempo vanno ripetendo di voler trasformare il rublo in una moneta di riserva e dei commerci internazionali e di cercare un sistema alternativo a quello basato soltanto sul dollaro. All’Aquila in una conferenza stampa di cui non si è avuto quasi nessuna notizia sulla stampa, il presidente Dmitri Medvedev ha simbolicamente presentato il conio di una nuova moneta mondiale con inscritto “unità nella diversità”.

Molto importante è stato l’intervento del presidente francese Nicolas Sarkozy al suo rientro a Parigi: ”Francamente, – ha detto – 60 anni dopo il sistema di Bretton Woods ci dobbiamo chiedere se non sia arrivato il momento che, a un mondo politico multi polare, non corrisponda anche un sistema economico e monetario multi polare. Non possiamo limitarci soltanto a una moneta”.

Dal canto suo, il cancelliere tedesco Angela Merkel in una intervista al Frankfurter Allgemeine Zeitung ha sottolineato che il futuro ruolo del dollaro non è stato discusso “ufficialmente” all’Aquila, ma ha aggiunto che “lo spazio del dollaro dovrebbe essere affiancato da altri spazi con monete differenti”.

Naturalmente i rappresentanti americani negano che qualcuno abbia messo in discussione il ruolo del dollaro come moneta di riserva mondiale, mentre il primo ministro britannico Gordon Brown ha aggiunto che simili discussioni possono solamente “destabilizzare gli accordi esistenti”.

Ma la questione è da tempo sul tappeto e la crisi finanziaria americana e globale ha aggravato la situazione: il dollaro non è più in grado di essere la sola moneta su cui si basano il commercio, le riserve e il sistema dei pagamenti internazionali, soprattutto perché si poggia su una economia reale che è da lungo tempo molto malata.

Fino ad oggi l’Italia ha evitato di dichiararsi apertamente sull’argomento. Noi pensiamo che il tempo dell’attesa sia scaduto e, prima del G-20 di Pittsburgh, il nostro governo debba chiaramente pronunciarsi e rafforzare la posizione europea e un’alleanza allargata per il nuovo sistema monetario multi polare.

Non sarebbe certamente un atto contro gli USA. Al contrario, sarebbe un intervento utile anche al presidente Obama, che è in difficoltà nel confrontare il sistema bancario americano in crisi ma restio a qualsiasi vera riforma del sistema.

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