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La scuola non e’ un indice economico

di Anita Di Giuseppe

Italia dei Valori parteciperà al sit in organizzato dai precari della scuola che si terrà alle ore 10: 30 in Piazza Montecitorio.

Italia dei Valori supporterà i precari, perché ritiene che la scuola abbia bisogno di una riforma, di essere riformata. Vogliamo una scuola che tenda alla valorizzazione del merito, all’innovazione, ad elementi di modernità con un’autonomia scolastica vera, che non sia soltanto finanziaria, ma che si basi soprattutto sulle scelte, sulle azioni che questa istituzione deve compiere e che il governo dovrebbe rispettare perché rappresentano le esigenze delle famiglie.

Ad esempio, c’è stata una forte richiesta del “tempo pieno” da parte delle famiglie: questo significa che i genitori vogliono far trascorrere più tempo a scuola ai loro figli; questo cosa comporta? Più personale scolastico ovviamente. Di contro cosa fa il governo? Riduce i posti di lavoro: 87.000 posti in meno per i docenti e 45.000 in meno per il personale Ata.

Che cosa vogliono in realtà i precari? Vogliono, semplicemente, che ci sia un piano triennale di assunzioni a tempo indeterminato che garantisca l’esaurimento della graduatoria dei supplenti, ossia che quei docenti, che hanno avuto la supplenza annuale nell’anno 2008 /2009, abbiano nuovamente il loro posto di lavoro per l’anno scolastico 2009 /2010.

Italia dei Valori è per una scuola che sia inclusiva e egualitaria, quindi una scuola per tutti, e che pensi alla qualità del servizio; e questo lo si può fare soltanto stabilendo le risorse adeguate e pensando che la scuola è uno dei luoghi fondamentali anche di un riscatto sociale. Per questi motivi vogliamo una scuola pubblica, per tutti.

E come si può arrivare a questo modello di scuola? Innanzitutto investendo sulla scuola dell’infanzia, perché è da lì che parte la lotta alla dispersione scolastica: è dalla scuola dell’infanzia che l’individuo comincia a maturare la consapevolezza che la scuola può essere piacevole.

In una parola vorremmo che la scuola fosse “attraente”, rivolta anche per adulti, per garantire lo sviluppo della cultura, una scuola alla portata di tutti, certo, c’è poco da essere contenti delle bocciature. Vedete, un insegnante, un docente prepara il suo bel programma con diversi obiettivi per renderlo idoneo a ciascun ragazzo, anche attraverso un insegnamento individuale, quasi personalizzato. Per contro la scuola “minima” della Gelmini non offre questo, non garantisce affatto questo aspetto: più alunni per classe con meno discipline, con meno ore di insegnamento, come se si dicesse: “a noi interessa fare cassa”, certo non lo dice la Gelmini, ma sicuramente lo pensa Tremonti; poi, che il popolo italiano sia un po’ più ignorante, pazienza.

E allora il governo dovrebbe capire che sono molto importanti i temi come la scuola, la formazione, l’educazione, anche per migliorare l’economia di un Paese, ma soprattutto è importante la scuola per lo sviluppo della civiltà di un popolo.

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