La proposta tedesca per la crisi. Global legal standard, stato ed economia sociale di mercato

Mario Lettieri, sottosegretario all’Economia nel governo Prodi
Paolo Raimondi, economista

Il 2 luglio scorso il cancelliere tedesco Angela Merkel ha tenuto un importante discorso davanti al Bundestag che la stampa internazionale e anche quella italiana hanno un po’ sottovalutato. Il Parlamento di Berlino ha dibattuto il programma di lavoro del prossimo summit del G8 dell’Aquila e le proposte della Germania per la risoluzione della crisi finanziaria globale. Cosa che purtroppo il Parlamento italiano non ha fatto!

Per prima cosa, e non per un innato pessimismo, la Merkel ha invitato a prendere atto degli effetti negativi della crisi sull’economia tedesca, la principale locomotiva produttiva dell’Europa, che, a seguito della riduzione del commercio mondiale del 16% (ultime stime per il 2009) vedrà ridotto di circa 100 miliardi di euro il suo surplus commerciale. Ricordiamo che il PIL della Germania dipende per il 40% dalle esportazioni.

Inoltre ha ammonito che, a seguito dei primi recenti fievoli segni di stabilità sui mercati finanziari, “le banche stanno alzando gli scudi contro nuove regole”. Ma, ha detto, “noi avremo una nuova costituzione (nuove regole) per i mercati finanziari internazionali in modo tale da evitare il ripetersi di simili crisi”. Ha anche ricordato che al G8 di Heiligendamm del giugno 2007, la Germania aveva cercato, invano, di arrivare ad una regolamentazione degli hedge fund. “Un anno dopo, quando la crisi è esplosa, non si è potuto che constatare che il non averlo fatto era stato un grave errore… per cui adesso non si può ritornare al ‘business as usual’ rispetto alla riforma dei mercati finanziari”.

“Non si tratta solo di regolare alcuni prodotti finanziari o di avere maggior trasparenza – ha ancora affermato Angela Merkel – bensì di andare alle questioni di fondo relative ai principi dell’ ‘economia sociale di mercato’ che parte dalla lezione della grande crisi degli anni Venti e Trenta”. Dalle parole del cancelliere si evince chiaramente che occorre certamente lottare contro le cause della crisi finanziaria, ma che nel contempo è doveroso programmare la crescita economica e un rinnovato ruolo attivo dello Stato.

La Germania sta lavorando in questa direzione e intende preparare una “Charta” da presentare al G20 che si terrà a Pittsburgh negli USA la fine di settembre.

Il governo tedesco quindi contrasta apertamente quegli interessi bancari e finanziari internazionali che tanto hanno determinato la crisi e che adesso, dopo aver spremuto le casse degli stati per aiuti e salvataggi a suon di centinaia di miliardi, vorrebbero ritornare a gestire i mercati come se non fosse successo nulla!

La posizione tedesca è un sostegno indiretto anche per il presidente Barack Obama, che è sempre al centro di un difficile scontro tra titani con le banche sull’introduzione di nuove regole economiche e finanziarie. Infatti, la recente proposta americana di riforma della finanza, pur introducendo importanti nuovi meccanismi di controllo, di trasparenza e di prevenzione, lascia ancora intatto l’intero meccanismo di dominio della finanza sull’economia e non affronta di petto le ragioni della crescita delle bolle speculative.

La Merkel e la sua “Grosse Koalizion” formata da democristiani e socialdemocratici, stanno intervenendo per cambiare radicalmente le tendenze fallimentari degli ultimi decenni, e cioè di mettere l’economia reale, il lavoro, l’iniziativa privata e lo Stato al centro dei processi economici dove il credito e la finanza hanno un ruolo fondamentale di sostegno e di promozione ma non più dominante e auto referenziale.

Noi crediamo che il “global legal standard”, con le nuove regole e i nuovi principi di comportamento dei mercati di cui si parla, debba integrarsi con le proposte della “Charta” tedesca.

Questi due approcci ridarebbero forte slancio all’iniziativa unitaria europea. L’Aquila dovrebbe diventare il summit dove l’Europa con una sola voce faccia comprendere a tutti i partner la necessità di avere “più regole e più sviluppo”.

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