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IL PERCHE’DI UNA SCELTA

Cinque milioni. Questo risultato non rappresenta la soluzione di un problema; è il problema. Quasi cinque milioni d’italiani sono lontani dalla penisola. Almeno tre generazioni di nostri Connazionali che continuano, nonostante tutto, a mantenere stretti contatti con la madre Patria. Quando si parla d’Emigrazione, e spesso a sproposito, s’inseriscono aspetti economici e politici che sono considerati come la causa principale di un fenomeno che si è portato avanti sino alla metà degli anni’60. In questi ultimi vent’anni, anche la nostra Emigrazione ha mutato, com’era prevedibile, il suo originario aspetto; ma resta, pur sempre, uno di quei problemi che l’Italia non è stata mai in grado d’affrontare in modo globale come, invece, avviene nel settore, sempre più caotico, dell’immigrazione. Così, anche se la nostra emigrazione si è oggi ridimensionata mantiene, pur sempre, la sua complessità sociale. I flussi di rientro sono sporadici e troppo condizionati da realtà territoriali tanto diverse nelle varie regioni nazionali. Insomma, gli italiani all’estero è meglio che restino dove sono. L’Italia ha da far fronte ad altri problemi. Ora esiste un’emergenza immigrazione. Il resto non conta o, meglio, conta assai poco. I flussi di rientro sono, di conseguenza, poco agevolati e le risorse per attuarli, in sostanza, nulle. Secondo noi, invece, è necessario offrire maggiori possibilità a chi intende rientrare in Patria. Nonostante tutto, il fenomeno emigratorio continua. Secondo il periodico USA “National Science Foundation” si è incrementata l’emorragia di forze di lavoro specializzato. Nel Nord America, trovano ospitalità, lavoro e futuro migliaia di tecnici europei. Moltissimi sono quelli italiani. Anche da noi, quindi, l’Emigrazione si è fatta d’elite. Però i problemi correlati ai diritti negati rimangono. Continuando con questo trend, nel giro di vent’anni, la penisola sarà declassata tecnologicamente e gli immigrati, proprio per la mancanza di nostre fonti interne di specializzazione, avranno la meglio. L’Unione Europea deve affrontare questa situazione che, a ben osservare, non è più solo italiana. Noi siamo per una svolta epocale verso nuove realtà occupazionali che tengono conto delle necessità di un mercato che non può più essere considerato nazionale. La crisi economica, che è mondiale, sarà superata. Ma la realtà che abbiamo esposto resterà ancora tutta. Gli italiani nel mondo, soprattutto quelli di terza generazione, hanno il diritto d’avere in Patria le stesse possibilità di chi vive stabilmente nella penisola. Non è una questione di proprietà, ma di giustizia sociale che non ci sentiamo più di delegare ad altri. Le nostre scelte le porteremo avanti secondo lo spirito d’italianità che oggi, è fagocitato dal motto, sin troppo strumentalizzato: “ Italiani, cittadini del mondo”.

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