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Ecuador L’intervista: Maddalena Carnaghi

Maddalena Carnaghi, 30 anni, nata a Milano ma vissuta a Brescia.

In Ecuador da due anni e mezzo; insegna italiano e cultura italiana per
conto della Ambasciata presso la Universidad Central e presso l'Istituto
Dante Alighieri di Quito.

D- Di cosa ti occupi precisamnte in Ecuador?
R- Insegno italiano, cultura italiana e linguistica italiana la mattina
all'Universidad Central che é l'Universitá pubblica per conto di un convenio
che esiste da 4 anni e sta per colcludersi tra l'Ambasciata e l'Univ.
Central. Il pomeriggio insegno all'Istituto Dante Alighieri.

D- Ti senti un'italiana all'estero, soprattutto lavorando con la lingua e la
cultura italiana o non ha i mai preso in considerazione questo aspetto?
R- Diciamo che mi sono sentita parte della cultura italiana e della cualtura
europea, proprio uscendo dall'Europa. Percepisco piú forte e mi riconosco
piú chiaramente nella mia identitá italiana ed europea, al momento di
uscurne.

D- Cosa ti manca dell'Italia?
R -Non mi manca in sé l'italia. Mi manca vivere la vita delle persone care e
non poter condividere con loro i momenti che richiedono qualcosa in piú di
una telefonata o di una connessione internet.

D -Quali sono le relazioni che hai con gli italiani in Ecuador?
R -Sinceramente sono stata un pó delusa; ad ogni modo condivido
l'appartamento con due italiani conosciuti alla Dante.

D -La Dante Alighieri, é quindi anche un veicolo di relazione tra italiani?
R -Sicuramente. Inoltre esistono due microcosmi che non comunicano tra gli
italiani che insegnano, e gli italiani che si occupano di Cooperazione. I
canali di conoscenza non sno gli stessi; ad ogni modo mi incuriosirebbe
conoscerli meglio e conoscere la loro realtá.

D -Che tipo di relazione hai con la Dante e con gli altri istituti che
rappresentano la cultura italiana in Ecuador?
R -La Dante non é l'istituto di cultura, ma ne fa le veci perché in questo
paese un istituto vero e proprio non esiste; é per questo motivo che il
lettore svolge anche la funzione di addetto culturale.
Io ho una relazione che oserei definire Familiare: mi son sempre sentita a
casa. Dalla Dante ho ricevuto degli aiuti importanti ad esempio quelle volte
che non ho recepito puntualmente lo stipendio dalla Universidad Central.
Esiste una relazione di mutuo sostegno, diciamo; Mi sono sempre sentita bene
li.

D -Cosa citeresti tra gli eventi che la Dante organizza per diffondere la
cultura italiana?
R – Se posso essere sincera farei una critica: da un lato non ci sono le
risorse economiche sufficienti; dall'altro c'é un blocco dovuto alla Dante e
includo anche di me, in quanto mi percepisco parte di essa. Si potrebbero
utilizzare eventi a costo zero, ma é scarsa l'iniziativa. Ora abbiamo un
nuovo direttore si é deciso di organizzare eventi culturali legati alla
cucina e alla musica regionali.

D – Partecipano a questi eventi solo italiani, o ci sono anche ecuadoriani?
R – No, la maggior parte sono studenti. Infatti gli eventi che organizza la
Dante non hanno grande risonanza al di fuori di chi non sia giá coinvolto
nelle attivitá dell'istituto. Sicuramente molto é dovuto alle risorse di cui
invece dispongono visibilmente altri istituti stranieri che sono molto piú
“potenti” e hanno maggiore visibilitá, come ad esempio una Alianza Francesa
con il Festival de la Music.

D – Che opinione hai dell'associazionismo italiano in Ecuador?
R – Bhé, l'Ambasciata Italiana non si é interessata e non é intervenuta
affatto quando sono rimasta senza percepire uno stipendio per sei mesi. Con
il nuovo Ambasciatore, Emanuele Pignatelli, invece, mi sento piú tutelata:
sono stata pagata comunque dopo otto mesi, ma almeno si é dimostrato
interessato su quale sia la nostra situazione. Ha speso inoltre delle parole
che mi son piaciute molto, sul fatto che per il ruolo che investe non ha la
possibilitá di conoscere tutte le realtá del paese come vorrebbe; quindi
chiede a noi di essere i mediatori che lo avvicinino a realtá
diversi,attraverso noi s¡insegnanti di italiano: noi come filtro, non solo
per conoscree, ma anche per trasmettere.
Durante un pranzo ha inoltre ha proposto di creare una rete tra docenti di
italiano per informarci reciprocamente circa gli eventi e per proporne
magari di nuovi.
Quindi mi é sembrato che ci fosse un interesse sano da parte dell'attuale
Ambasciatore a favore della costruzione di una rete.

D – Che opinione hai degli italiani all'estero?
R – Ho un'opinione pregiudiziale a causa di alcune amare esperienze vissute
l'anno scorso. Nel contesto degli insegnanti italiani non percepisco
competizione; magari fanno “gruppo”, chiudersi all'interno di un microcosmo,
creano tra di loro una lobby riservata; al massimo é concesso avere un
partner ecuatoriano. Anche io ho frequentato italiani e italiane, ma
contemporaneamente frequento locali. Vedo invece moltissimi italiani che
vivono e restano solo tra di loro, e non solo all'interno dell'ambiente
dell'ambasciata; molti parlano solo italiano, vale a dire nemmeno parlano
correttamente il castigliano e la cosa é cosi esponenzialmente ridicola, che
finiscono col vivere in un mondo a parte.

D – Cosa ti ha dato l'Ecuador in questi due anni e mezzo?
R- Una persona ansiosa come me che oggi non sopporterebbe piú lo stess
lombardo, perché questo é il ricordo che ho della Lombardia, mi ha dato una
certa pace; questa forma latina del probabilmente “non – carpe diem”: perché
qui l'attimo non si deve cogliere; lo si puó lasciar scappare, le cose qui
le lasciano scorrere. Tra la mia mentalitá lombarda e il posto in cui mi
trovo ho maturato un filtro e sto meglio; ho capito che posso vivermi la
vita senza pensare che se perdo l'attimo non avro piú un'altra possibilitá.

D – Quali sono le tue prospettive future come italiana all'estero?
R – Nessuna legata alla mia zona di privenienza. Sicuramente insegnare
l'italiano all'estero puó aprire delle porte all'estero; mi puo permettere
magari di contnuare a trovare lavoro in un altro paese allin terno dello
stesso ambito. Come Lombarda non saprei.

D – In che maniera insegnare italiano e cultura italiana ti ha permesso di
rivalorrizzare o riconsidere la cultura italiana?
R – Guardando la propria cultura con gli occhi degli altri, é facile vederla
anche da un punto di vista diverso. A volte propongo ai miei studenti la mia
musica, ma a loro interessa quello che della musca o della cultura italiana
arriva qui all'estero.

D -Tu hai studiato storia dell'arte. Come vivil' insegnamento della storia
dell'evoluzione linguistica?
R – Per me é innanzitutto importante la ricerca, nel mio caso all'interno
del ramo umanistico. Attualmente sto conoscendo una parte della cultura
italiana che non consocevo e sono felice di essere impegnata in un processo
di approfondimento. Inoltre per poterla trasmettere la si deve prima
aquisire e senitere propira; é stato importante per me tornare a leggere
molti classici della letteratura italiana.

a cura di Antonella De Bonis

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