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Narducci: un confronto vero tra Governo e Parlamento sulla rete consolare

Narducci: un confronto vero tra Governo e Parlamento sulla rete consolare può evitare conseguenze pesanti alle comunità italiane all’estero e al nostro sistema economico.

La seconda audizione del Sottosegretario Alfredo Mantica sulla razionalizzazione della rete consolare davanti alle Commissioni affari esteri riunite (Camera e Senato) non ha sicuramente liberato il campo dalle preoccupazioni che a macchia d’olio si sono diffuse tra la comunità residenti nei Paesi minacciati dalla chiusura di un elevato numero di uffici consolari (18 consolati e un’ambasciata), ma lascia intravedere quanto meno uno spiraglio per una riflessione più ampia sui criteri guida che hanno ispirato le decisioni del Governo. Insomma, non è cessato l’allarme ma se ne potrà ridiscutere a ottobre, come ha lasciato intendere il Sottosegretario Mantica.

Nel corso dell’audizione sono state ribadite – coralmente da maggioranza e opposizione – le ragioni contrarie ad uno smantellamento senza precedenti della rete che colpirebbe oltre 404mila cittadini italiani residenti nelle aree geografiche facenti capo alle sedi in dismissione.

Sul Governo sono piovute critiche da più parti in relazione allo scarso grado di coinvolgimento del Parlamento nella valutazione e analisi della manovra, in ordine alle sedi da chiudere e al volume dei servizi che erogano ai nostri connazionali, all’interscambio commerciale, ai visti Schengen che rilasciano e alle interrelazioni con gli Stati ospitanti. Insomma, il Parlamento non può essere convocato quasi per presa d’atto.

Sarebbe un errore gravissimo, come ha sottolineato ancora una volta il “vecchio leone” Mirko Tremaglia, ignorare le esigenze di 3,7 milioni di cittadini italiani che sono “cittadini elettori” e verso i quali l’Italia ha uno storico debito di riconoscenza. Purtroppo nel dibattito sulla rete consolare si parla sempre dei servizi a cui hanno un sacrosanto diritto gli italiani all’estero, ma non si evidenziano mai le enormi risorse economiche generate dalla loro rete di presenza nel mondo, che equivale a mettere sul piatto della bilancia soltanto i costi e non i benefici.

Il Sottosegretario Mantica non ha risposto in modo diretto alle questioni poste dai parlamentari e nemmeno ha dato risposte esaurienti sui criteri di scelta, ma ha difeso la manovra e la sua gradualità, visto che andrà a compimento entro la fine del 2011, nonché l’esigenza di rispettare i vincoli di bilancio imposti dalla manovra triennale di finanza pubblica. Una manovra che sarà accompagnata dalla informatizzazione dei servizi (il cosiddetto “consolato digitale”). Ma sappiamo tutti che dell’informatizzazione degli uffici consolari si parla da anni e prima che sia operativo il nuovo progetto passeranno anni.

La verità è che la rete consolare ha già subito, negli ultimi anni, pesanti tagli (riduzione di organici) e chiusure di uffici e allora prima di eliminare un consolato generale il progetto di collegamento a rete – cittadini o sportelli / sedi consolari – dovrebbe essere quanto meno in dirittura di arrivo e le risorse per realizzarlo non possono essere ricavate dallo smantellamento degli uffici.

Il Governo deve avere il buon senso – come ho sostenuto nell’audizione – di fermare la manovra e riconsiderarla nel suo complesso. Si può sopprimere un consolato generale di grandi dimensioni come Losanna per accorparlo ad una sede come Ginevra, che eroga servizi ad una comunità considerevolmente inferiore, per la quale si può individuare una diversa soluzione? E non ha nemmeno senso chiudere una sede come Detroit, dove a seguito dell’accordo con la Crysler s’installerà la Fiat. Se uno dei principali criteri guida è quello dell’integrazione delle nostre comunità, cosa dire delle numerose chiusure di uffici progettate in Germania dove gli italiani, come noto, hanno forti difficoltà di integrazione scolastica e professionale? E che dire della vecchia emigrazione in Belgio, che tanto ha dato al nostro Paese, alla quale si tolgono i servizi essenziali (agenzie consolari) costringendola a sobbarcarsi centinaia di chilometri per averli? Suvvia Signor Sottosegretario Mantica, riconosca che queste comunità sono una grande, seppure silente, ricchezza per l’Italia e che non vale la pena per 8 milioni di euro creare uno sconquasso che lascerà tracce pesanti.

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