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Alle radici della crisi globale

Alle radici della crisi globale

Tra integralismo religioso e secolarizzazione selvaggia

di Andrea Ermano

Ho visto ieri delle foto ritraenti la nipotina di Che Guevara: seminuda, con addosso solo due bandolere caricate a carote. Era uno spot a favore della “rivoluzione vegetariana”. Paolo Rossi dice che gli uomini di spettacolo sono “gente sempre circondata di donne”, anche quando devono governare un grande paese. Roma evoca nuovamente nel mondo quel miscuglio tra integralismo e secolarizzazione selvaggia che fu l'epoca di Papa Borgia e che diede impulso alla Grande Riforma. A proposito di secolarizzazione Papa Ratzinger ha tenuto un interessante discorso, su cui tornare. Ma intanto a Teheran sono state ammazzate un bel po' di persone. tra cui una povera ragazza. Martiri laiche di un mondo in crisi nera, nel quale la secolarizzazione selvaggia del mercato globale e la reazione violenta dell'integralismo religioso cadono a pezzi insieme alla loro fallimentare dialettica anti-politica.
La protesta di Teheran rimbalza in tutto il mondo e suscita lo sdegno generale dell'opinione pubblica internazionale. In Iran il sistema teocratico di relazioni sociali tra sessi e ceti, combinato con un esito poco cristallino delle elezioni, ha motivato una vasta protesta. La repressione che ne è seguita sta causando centinaia di feriti, centinaia di arresti e un assurdo tributo di morti. Morti ammazzati perché? Protestavano.
Protesto anch'io. Mi rifiuto anzitutto di commentare la situazione italiana. Sulla quale mi limito a covare il sospetto che essa illustri (per così dire) la catastrofe del liberismo selvaggio e della sua egemonia culturale, ben riassunta dagli autoscatti Grazioli Girls. Mi viene in mente un durissimo film dei fratelli Cohen, No country for Old men. Mi sento vecchio in un mondo che non è un paese per vecchi. Il film racconta di un megapacco di soldi, provenienti da loschi traffici. Il denaro viene trovato nel cofano di un automobile… Un momento. Forse mi confondo. Forse il megapacco collegato a loschi traffici cade dal soffitto di un ufficio… E cade in testa a un imprenditore? Sono vecchio. Mi confondo. Chiedo scusa. È un altro film… Che si chiama il Caimano.
Ma quando è iniziato tutto ciò? La grande ondata del liberismo selvaggio ha preso le mosse più o meno trent'anni fa, quando Khomeini saliva al potere in Iran e Reagan negli USA. Una coincidenza? Non direi.
Il neo-liberismo e il neo-integralismo sono entrambi figli del mondo globalizzato, nati entrambi da una rivoluzione tecnologica che aveva indotto la nascita di un potere finanziario planetario, onnipotente, privo di freni inibitori e contropoteri.
Il turbo-capitalismo degli anni Ottanta ha generato però una collisione tra le placche continentali della diverse civiltà, , chiamiamole così per capirci.
Le grandi civiltà, intese come quei sistemi culturali continentali in cui il genere umano si articola da millenni, erano fino ad allora rimaste relativamente estranee le une rispetto alle altre, per millenni. Ora invece, in forza delle nuove tecnologie di comunicazione, si ritrovavano irretite in una bruciante prossimità, che con inaudita ruvidezza le gettava tutte sull'arena del villaggio globale, a combattere una battaglia per la quale le singole nazioni si rivelavano troppo sottodimensionate rispetto alla scala sfida competitiva multinazionale.
Poche occorrevano sistemi identitari multinazionali fu così che le radici cristiane, ma anche induiste, confuciane, islamiche ecc. apparvero utili a definire degli orizzonti più vasti. Le placche continentali non fungevano più da “arbitri” o da “ambiti” ma scesero in campo, per così dire, in qualità di veri e propri “giocatori”.
Il “global players” disponevano del sostegno di nuove identità continentali contrapposte ad altre identità continentali in una logica di competizione planetaria. Con buona pace della bella retorica sul dialogo tra le religioni, queste venivano funzionalizzate dentro la logica turbo-capitalista, nel quadro di un conflitto dai contorni ancora impensati.
So consapevole dell'estrema approssimazione di questi pensieri, ma insomma questo, in soldoni, mi pare essere il nesso essenziale che lega la rivoluzione tecnico-scientifica alle due filiazioni cui accennavo: la secolarizzazione selvaggia del neo-liberismo e la reazione oscurantista, spesso violenta, dell neo-integralismo religioso.
Ciò detto, bisogna ora aggiungere che — da Wall Street alle piazze di Teheran passando per l'ineffabile “egemonia culturale” della destra clerico-fascista italiana e per mille altri fenomeni — questa falsa dialettica è in crisi nera.
Ma c'è una speranza. Perché, se detta crisi, che attanaglia dopo tanta arroganza, sia il turbo-capitalismo sia il neo-integralismo, riflette l'impossibilità di governare la globalizzazione in forza dell'assolutizzazione del potere, sia esso finanziario (o generalmente “economico”), sia religioso (o generalmente “culturale”), allora questa è l'età della politica.
Se si prescinde dalla guerra, solo la politica, infatti, può configurarsi come un modo per risolvere le terribili tensioni interne alle dimensioni economiche o religiose, non meno che quelle tra l'economia e la cultura tout court.
Ergo, la politica in rapporto alla globalizzazione non può che declinarsi in “cosmopolitica”, un termine antico che rinvia al problema per noi attuale del “governo del mondo”.
Ma allora forse il socialismo democratico europeo e internazionale è tutt'altro che un arnese da buttare. L'osservazione può apparire persin ridicola in orecchi contemporanei, guastati totalmente dal cicaleccio mediatico un tanto al chilo. La motivo così: in primo luogo il socialismo democratico alla fin dei conti rappresenta la più grande, strutturata e diffusa opinione politica globale. In secondo luogo esso ci parla della giustizia e della libertà di tutti gli esseri umani, nessuno escluso. In terzo luogo esso può dare un notevole contributo al processo costituente cosmopolita, grazie alla sua lunga tradizione politico-organizzativa internazionale fatta di partiti, sindacati, cooperative, autorevoli e diffuse realtà culturali ecc.
Qualunque finalità utile al genere umano si voglia realizzare a livello politico globale, e fosse pure una “rivoluzione vegetariana” (anche se forse, sia detto tra parentesi e con tutto il rispetto per la gens Guevara, potrebbero segnalarsi delle priorità più urgenti), sarebbe sciocco sottovalutare il contributo che a essa possono dare i socialisti democratici.
Per questo ritrengo che si stia aprendo uno spazio del tutto inedito a sinistra, uno spazio che potrebbe anche chiudersi tra un mese, ma che comunque da cent'anni mai era stato così aperto.
Si pensi all'ultimo secolo di storia: prima l'imperialismo e poi la prima guerra mondiale, quindi lo stalinismo e il nazifascismo, poi la seconda guerra mondiale e la guerra fredda… Infine, la globalizzazione del turbo-capitalismo nemico di ogni socialità e del neo-integralismo nemico di ogni libertà individuale.
Tutto questo è finito. Quindi adesso lo spazio politico c'è. Bisogna ora vedere se ci sono donne e uomini in grado di cogliere il senso dell'epoca cosmopolitica nuova.

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