Sassari – Autotutela delle aree verdi intorno a S.Pietro di Silki

La famiglia Pilo, proprietaria di cinque ettari di terreno, situati al limite esterno della città, dopo il parco di S.Pietro di Silki, ha chiesto la cancellazione dell’edificabilità da due ettari e mezzo di quella proprietà, richiedendone la classificazione come agro vincolato.

Sembra strano, ma quando tutti, o quasi, sanno che proprietari terrieri, grandi e piccoli, sgomitano e si prendono a cazzotti, nella migliore delle ipotesi e per non andare oltre, per far si che il proprio appezzamento non subisca una riduzione dell’edificabilità, cui conseguirebbe, normalmente, un calo del valore del territorio, nel giorno della Festa del lavoro, nella Nuova si legge che a Sassari la famiglia Pilo, proprietaria di cinque ettari di terreno, situati al limite esterno della città, dopo il parco di S.Pietro di Silki, ha chiesto la cancellazione dell’edificabilità da due ettari e mezzo di quella proprietà, richiedendone la classificazione come agro vincolato.

Questa, che è una vera notizia, considerando che, da vari consigli comunali d’Italia, le informazioni che si ricavano in merito alle zone di espansione dei vari piani urbanistici sono, spesso, quelle dal sapore amaro della speculazione edilizia, è una richiesta che non può che rendere felici tutti quelli che nel dicembre del 2006 temevano la perdita di una parte dell’area verde del Parco di S.Pietro. In quel frangente, infatti, come scritto nella lettera “Un delitto toccare il giardino di S.Pietro di Silki” , pubblicata sulla Nuova il 10/12/2006, nel Comune di Sassari si voleva approvare la costruzione di una strada a quattro corsie che, attraversando una parte dell’ex parco della chiesa, ora di proprietà dell’adiacente casa di riposo Regina Margherita, avrebbe creato un collegamento con la strada per Ittiri.

Ma poi il progetto della quattro corsie venne bloccato e adesso, insieme all’orto, all’agrumeto, ai vasconi dell’acqua e ai resti archeologici del parco di S.Pietro, rimarrà intatto anche il polmone verde, adiacente, del terreno dei Pilo, comprendente altri aranci, olivi e diverse piante. Francamente, da sassaresi, e sardi, non si può che essere contenti per questa scelta controcorrente, e ci si augura che al più presto diventi realizzabile un collegamento verde fra il Parco di Monserrato, all’uscita della città, e il Parco di S.Pietro di Silki.

Del resto, senza cercare esempi al di fuori dell’isola, visitando Cagliari, spesso si ha l’impressione che la città del “capo di sotto” debba parte della sua bellezza anche alla presenza di più verde rispetto a Sassari. In effetti, sempre dalla Nuova, in questo caso del 14/10/2008, nell’articolo “Ambiente e territorio: Cagliari è campione di ecologia” , sulla base dei dati riportati in Il Sole 24 Ore del giorno precedente, e in base ai dati raccolti da Legambiente e Ambiente Italia, inseriti nel rapporto annuale Ecosistema urbano, s’indicava Cagliari come la città più verde della Sardegna e si riportavano, inoltre, i dati riguardanti le altre città dell’isola, nonché delle comparazioni con gli altri 103 centri italiani capoluogo di provincia.

Tra i vari indicatori risultava che: in base alla disponibilità di bus e metro Cagliari era al quarto posto delle “città media” italiane con 42 chilometri/vettura/abitanti/ l’anno, e Sassari, invece, al 19° posto con 29 km; per la presenza di alberi e giardini Cagliari poteva vantare 9,80mq per abitante contro gli 1,11 di Sassari; per le superfici verdi in rapporto alla superficie urbana Cagliari si attestava al terzo posto in Italia con 5.427,55, e Sassari aveva 271,99 mq/ha; per la presenza di polveri sottili Cagliari era al 30esimo posto in Italia, con 29 microgrammi, e Sassari al 46 esimo, con 33 microgrammi; in quanto ad emissioni pericolose a Cagliari si registravano 24,2 microgrammi di biossido d’azoto su metro cubo d’aria e a Sassari, invece, 32,8; infine, per i rischi ozono, nei quali si indica la media del numero dei giorni di superamento della media mobile sulle otto ore di 120 microgrammi su metro cubo, Cagliari otteneva un dato pari a 0,1, e Sassari a 2,5.

Evidentemente, dalla lettura di questi dati, che non servono per instaurare una competizione fra le due maggiori città della Sardegna, del resto già disputata nel passato fra i sostenitori dei santi turritani, da una parte, e cagliaritani, dall’altra, si osserva, invece, come Sassari soffra uno “scarto ecologico”, con un “tasso verde” al di sotto della media nazionale, e ben dopo Cagliari, e si deduce come la richiesta d’un agro vincolato, formulata dalla famiglia Pilo, non sia estranea al miglioramento dello stato di salute della città, e favorisca, anzi, la riflessione sull’importanza della tutela del verde urbano e su un suo possibile incremento, magari con un’estensione di questo attraverso la progettazione di viali alberati, fondamentali per il raccordo delle aree verdi, nonché per il benessere psico-fisico dei cittadini, dato che proprio le alberate risultano assenti in molte zone in espansione.

Probabilmente per Sassari non è importante progettare quattro corsie che, per decongestionare il traffico automobilistico, sacrificano rilevanti aree verdi. Forse sarebbe utile potenziare la disponibilità e l’uso dei mezzi pubblici (magari ripensando, anche, il percorso della metropolitana in superficie, che per il momento, poco usata, copre solo un ridotto tragitto di pochi chilometri, interno alla città, e, lenta, in alcuni casi congestiona il traffico veicolare), proiettandola verso l’esterno e ampliando i collegamenti verso i quartieri periferici, riducendo conseguentemente l’uso dei veicoli privati transitanti nel centro urbano.

Nel libro “Sassari, Il suo volto, il passato”, ricco di vecchie foto (compresa una riguardante i giardini pubblici di fronte all’emiciclo, che ospitavano la struttura del cinema all’aperto delle estati sassaresi, e dove adesso, invece, fa capolinea la metropolitana in superficie) e integrato con i disegni del Costa, l’autore Cesaraccio, fin dal 1988 criticava quelle amministrazioni che negli anni hanno sacrificato i beni storico-architettonici e il verde della città del “Capo di Sopra”, un libro che bisognerebbe consultare prima di pensare qualsiasi attuale intervento riguardante il centro della città. Indubbiamente, ben vengano le scelte di chi intende preservare il verde in una zona urbana.

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