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112-Numero Unico Europeo per le emergenze. Una chimera che ci costa in sicurezza e in denaro: dopo 18 anni ancora non si conosce la data d’attivazione

di Domenico Murrone

A risolvere l'emergenza del numero… d'emergenza non ce la fara' neppure la Protezione Civile. Forse pecchiamo di pessimismo, ma ne abbiamo ben donde. Al Dipartimento presso la Presidenza del Consiglio, al superman istituzionale coinvolto in ogni genere di emergenza (rifiuti, terremoti, restauri, G8, vulcani) e' stato affidato il coordinamento per rendere effettivo in Italia il Numero unico europeo per le emergenze, il Nue 112, previsto dall'Ue gia' nel 1991 e confermato con delle specifiche nel 2002. L'Italia ancora oggi non e' in regola e, dal 2006, il suo inadempimento e' sotto la lente dell'Europa, si rischiano pesanti sanzioni.
Si tratta di una partita tra diverse istituzioni nazionali e regionali. Per far fronte a quest'ennesima emergenza straannunciata, dal febbraio 2009 la Protezione civile ha avuto l'incarico di coordinatore tecnico per armonizzare le piattaforme informatiche di carabinieri (112), polizia (113), vigili del fuoco (115), servizi sanitari regionali (118).
Si sbaglia chi pensa che, a distanza di quattro mesi, la Protezione civile abbia idea sui presumibili tempi di applicazione di tutte le regole dettate da Bruxelles.
“Problemi finanziari rallentano le operazioni”, e' la spiegazione ufficiale fornitaci da Isabella Annibaldi della Protezione civile, senza sbilanciarsi in previsioni temporali, ne' quantificare le risorse necessarie.

Un po' di storia.
1991. Decisione Europea 91/396/CEE: entro la fine del 1996, gli Stati devono adottare il Numero Unico Europeo 112 per le chiamate di emergenza,.
2002. Direttiva 2002/22/ce: gli Stati devono istituire il Numero Unico Europeo 112 con funzione di localizzazione del chiamante.
2003. Istituito gruppo di lavoro presso il Ministero dell’Innovazione Tecnologica, successivo mandato affidato ad Innovazione Italia Spa (nel 2005). Definita prima sperimentazione a Palermo, Salerno e Catanzaro (stanziamento di 9 milioni di euro nell’ambito dei finanziamenti delle Regioni Obiettivo 1). Per ragioni economiche, sperimentazione limitata solo a Salerno.
2006. La Commissione Europea mette in mora il Governo Italiano per mancata attuazione del NUE 112 e la mancata messa a disposizione agli enti di soccorso della localizzazione delle chiamate.
2007. Italia deferita alla Corte di Giustizia Europea.
2008. Decreto Gentiloni del 22 gennaio 2008. Si ricomincia, la realizzazione del progetto NUE 112 e' affidata a Polizia e Carabinieri. Non coinvolti il 115 ed il 118. Viene abbandonata la sperimentazione di Salerno, risultata fallimentare e bocciata dall'Ue.
2009. Gennaio: la Corte di Giustizia Europea condanna l'Italia per non avere attivato il servizio di localizzazione del chiamante.
2009. Gennaio: in seguito alla condanna della Corte di Giustizia Europea, i senatori Donatella Poretti e Marco Perduca presentano un'interrogazione parlamentare “Sicurezza. Ma quanti poliziotti e numeri di emergenza abbiamo?” ). Ad oggi non e' stata data nessuna risposta!!
2009. Febbraio: il Governo decide di affidare alla Protezione civile la presentazione di un nuovo piano da presentare a Bruxelles.

Come stanno le cose.
La questione piu' urgente da risolvere, per evitare le multe europee (10 milioni, piu' 700 mila euro al giorno dalla data della sanzione, secondo i dati in nostro possesso), e' quella di permettere la rintracciabilita' delle chiamate anche alle centrali del 115 e 118. Ci sono problematiche tecniche e normative. Il decreto Gentiloni del 2008, infatti, ha 'imposto' ai gestori telefonici di visualizzare sui computer solo di polizia e carabinieri la localizzazione del telefono (fisso o mobile), occorre ampliare tale possibilita' anche a 115 e 118 (per quest'ultimo, in alcune regioni la localizzazione avviene grazie ad accordi 'informali' tra gestori e Regioni).
Al momento nelle zone di sperimentazione del Nue 112, la telefonata viene immediatamente localizzata, se l'emergenza riguarda un infarto, viene smistata al 118, il tutto con un normale trasferimento di chiamata, che non permette di passare le informazioni gia' presenti sui computer del 112.
La (pseudo)sperimentazione fallita a Salerno consisteva in un banalissimo telefono montato nella centrale del 118 della citta' campana. Su questo apparecchio venivano smistate le telefonate che carabinieri e polizia ricevevano e che riguardano un'emergenza sanitaria. Roba da passato remoto tecnologico. E pensare che Salerno doveva essere la provincia pilota!
Da quanto ci risulta, l'omogeneizzazione delle piattaforme informatiche e' ancora in alto mare, c'e' un solo punto fermo: polizia e carabinieri saranno i due perni del numero unico, mantenendo i rispettivi sistemi, coordinati tra di loro, ma separati. A regime con l'attivazione del Nue 112, risponderanno alle chiamate alternativamente un poliziotto o un carabiniere, che eventualmente smisteranno l'emergenza a 115 o 118.

Le necessita' finanziarie.
Secondo i dati in nostro possesso, per attrezzare le centrali di polizia, carabinieri e quella interforze, occorrono circa 269 milioni di euro. Circa 65 milioni per i carabinieri, 12 milioni per l'interforze, quasi 192 milioni per la polizia. A questi occorre aggiungere i soldi per rendere compatibili anche le centrali 115 e 118. Insomma una bella cifra, ma non impossibile anche per le non floride casse dello Stato italiano. E' quindi legittimo supporre che l'effettivo problema non sia quello finanziario. Si pensi solo ai 13 miliardi stanziati in aprile per acquistare 131 aerei militari.
La questione sostanziale e' che coinvolte nell'emergenza del numero unico ci sono troppe parrocchie e troppi numeri: 112-Carabinieri (ministero della Difesa), 113-Polizia e 115-Vigili del fuoco (ministero degli Interni), 118-soccorso sanitario (Regioni), e poi 1530-Guardia costiera (ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti), 1515-Guardia forestale (ministero Agricoltura e foreste). Tutte strutture con proprie specificita' ed esigenze, che rendono oggettivamente difficile il compito che il Governo ha affidato alla Protezione civile.

I costi e i perche' dei ritardi.
Multa europea a parte, i rischi di un mezzo disastro organizzativo non mancano.
– Siamo sicuri che la migliore soluzione sia quella che mantiene in essere due centrali principali (polizia e carabinieri) e altre di secondo livello (115 e 118)?
– Siamo sicuri che polizia e carabinieri possano mettere a disposizione operatori multilingue in grado di dare le primissime indicazioni a italiani e stranieri alle prese con un'emergenza sanitaria?
– Siamo sicuri che un sistema cosi' 'frantumato' non sia anche molto piu' costoso rispetto ad altre soluzioni organizzative?
– Siamo sicuri che il nuovo piano che si sta predisponendo, avendo come primo obiettivo quello di evitare le multe, non pregiudichi l'efficienza dei sistemi finora oliatissimi? (si pensi al 118 in alcune regioni del Nord).
– Siamo sicuri che questa frantumazione organizzativa sia la cosa migliore per le esigenze dei cittadini?
E' quest'ultimo il punto essenziale.
Come in altri contesti, anche qui non si parte dalle esigenze del cittadino, ma da quelle di chi deve soddisfarle. C'e' un'inversione delle priorita'.
Al cittadino poco importa delle beghe tra i vari enti, fatte anche di gelosie e interessi che poco hanno a che fare con l'importanza dei compiti che devono svolgere: ai cittadini, italiani e stranieri che si trovano nella Penisola, importa che l'operatore che risponde al 112 possa immediatamente capire le sue urgenze e inviare i soccorsi piu' opportuni.

Chiusa.
Nel luglio 1991, si scioglieva il Patto di Varsavia, partivano le prime telefonate da cellulare con tecnologia Gsm e l'Europa imponeva a tutti gli Stati membri un numero unico per le emergenze. Oggi quasi nessuno si ricorda del Patto di Varsavia, con i cellulari si naviga su Internet e si guarda la tv, ma … a distanza di 18 anni l'Italia ancora non ha superato l'emergenza del numero unico d'emergenza. Riuscira' la Protezione civile nell'impresa?

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