Vietato dissentire

di Giuseppe Giulietti

Il presidente del consiglio, nonchè editore, ha pensato bene parlando ai giovani industriali, tra una facezia e l'altra, di invitarli a non acquistare pubblicità su quei giornali che si ostinanao a fare del catastrofismo, che tradotto in italiano sarebbero quei pochi giornali che ancora fanno qualche inchiesta e osano persino rivolgere una decina di domande all'imperatore. Si tratta di una vera e propria minaccia perchè scagliata dal presidente del consiglio, da un boss della raccolta pubblicitaria, da colui che ormai controlla i destini del polo Raiset. Naturalmente, dopo qualche ora, è arrivata una finta smentita che indicava in Franceschini il bersaglio della invettiva. Naturalmente non esiste nesso logico tra le due cose, ma il coro muto dei servi sciocchi e degli ignavi ha finto di tirare un sospiro di sollievo.

In realtà Berlusconi ha ripetuto quanto aveva già detto e quanto era stato ribadito dal fidatissimo Marcello Dell'Utri e cioè che non è possibile tollerare la esistenza di giornali e giornalisti che scrivono di temi “ansiogeni”. Per non lasciare nulla di inespresso furono anche indicate le trasmissioni da colpire: Annozero, Ballarò, Che tempo che fa, il Tg3, Blob, la satira di Gene Gnocchi, di Serana Dandini, di Enrico Bertolino, di Maurizio Crozza, e qui fermiamoci… Adesso il regolamento dei conti si allarga a tutti quei giornali che hanno osato alzare la voce contro la legge bavaglio.

“Mi avete rotto le scatole,attenti a voi….”, sembra dire il Berlusconi in versione editto bulgaro.

L'avvertimento sarà probabilmente seguito dalla ormai prossima conquista integrale della Rai e dalla spietata guerra scatenata contro Sky, diventata emittente ostile, mandante del complotto comunista mondiale.

A questo delirio si potrebbe rispondere con una battuta e ricordando le preoccupazioni espresse dalla signora Veronica sullo stato di salute del marito.

Al di là della ironia resta la gravità di una pubblica minaccia rivolta contro la libera informazione o meglio contro quel poco che ancora resiste.

Per queste ragioni ci permettiamo di chiedere, per l'ennesima volta, alle autorità di garanzia, se tutto questo possa essere considerato normale. Può l'autorità antitrust fingere di non avere sentito?

Non si tratta forse di una turbativa di mercato? Può un presidente editore consentirsi queste insolenze che comunque produrranno effetti perversi? Ricordano le autorità la stagione nella quale alcuni investitori ritirarono la pubblicità dalla Rai?

Quanto meno vogliono far sentire la loro voce e richiamare l'imperatore a comportamenti più consoni?

Il presidente Napolitano, il giorno dopo l'approvazione della legge bavaglio, ha sentito il bisogno di richiamare il valore della libertà di informaziome e del pluralismo editoriale, dalle autorità di garanzia continua a non arrivare il più flebile respiro sulla materia.

Probabilmente hanno deciso di autodimettersi, se non altro avranno finalmente deciso qualcosa.

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