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Andare al bagno: una gentile concessione del datore di lavoro

Nello scorso mese di maggio uno dei principali quotidiani italiani ha riportato una notizia che sicuramente deve aver dato un brivido agli studiosi di diritto del lavoro ed in particolare ai sindacalisti italiani.
A Sulmona,alla Magneti Marelli – Sistemi Sospensioni spa,azienda del gruppo Fiat,nello stabilimento in cui lavorano oltre 750 operai,occorre un permesso interno scritto per andare in bagno.
Ogni lavoratore dipendente italiano sa per esperienza diretta che -per usare il burocratese -in caso di necessità fisiologica l’andare in bagno non è sottoposto ad alcuna autorizzazione,almeno si spera, nelle aziende rispettose dei diritti elementari dell’individuo.
A tal fine è stato predisposto dal datore di lavoro un tagliando in cui viene annotato il nominativo del richiedente,l’orario della richiesta e il numero di riconoscimento dell’officina in cui l’operaio svolge la sua attività.
Sotto ogni coupon vi è la firma del capo officina,altrimenti è vietato assentarsi dal posto di lavoro.
Secondo quanto ufficiosamente spiegato dall’azienda al personale,questo tipo di controllo si è reso necessario in quanto nello stabilimento si lavora in postazioni singole e l’assenza dal posto di lavoro compromette le varie fasi di lavorazione.
Per questo motivo è necessario coordinare ogni singolo movimento al fine di ottimizzare il processo produttivo.
Questa nuova regola ha scatenato giustamente la dura e opportuna reazione dei sindacati;per le segreterie provinciali di Fiom,Fim,Uil e Ugl la prassi di chiedere il permesso per andare in bagno non rispetta la dignità della persona e nemmeno la riservatezza delle donne che devono richiederlo perfino per esigenze legate al ciclo mestruale.
I sindacati contestano anche l’iniziativa dell’azienda di voler imporre una pausa di 18 minuti per tutti i lavoratori e chiedono pause individuali e non collettive.
La difficoltà che vivono gli operai con l’introduzione di questa nuova regola è evidente. Alcuni lavoratori,interpellati in merito,hanno spiegato ai giornalisti che mentre prima dell’introduzione di questa assurda disposizione era necessario comunicare verbalmente la richiesta di poter andare in bagno,l’ennesima assurdità di questa storia,oggi con questo permesso i lavoratori perdono molto più tempo per cercare il responsabile nei vari reparti per la firma del permesso scritto che ad espletare i loro bisogni corporali; oltre a questo viene violata la privacy dei lavoratori.
Se il fine del permesso è quello di limitare al massimo le interruzioni lavorative,di fatto le medesime si prolungano per cercare il responsabile del reparto che firmi il permesso.
Insomma il management ha emanato una disposizione controproducente. I sindacati hanno inviato anche una lettera all’Ispettorato del lavoro,per denunciare anomalie nella mancata rotazione della cassa integrazione,nell’uso dei lavoratori interinali(più semplicemente precari)e per il frequente ricorso agli straordinari.
Il gruppo Magneti Marelli produce alternatori,batterie per auto,bobine,centraline,navigatori,quadri di bordo,sistemi elettronici,di accensione,di scarico e sospensioni per auto e moto.
Per Mauro Paissan,componente dell’Autorità garante per la privacy,il permesso costituisce un’offesa alla dignità dei lavoratori e una raccolta illegittima di dati sanitari. Inoltre,ha commentato Paissan,con questo strumento si costringe il dipendente a rivelare eventuali sue patologie o stati di malessere. C’è dunque materia per l’apertura di un’istruttoria da parte del Garante per la tutela dei dati personali.

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