Focus on: Matera, Arteknè fiera d’arte contemporanea, MUSMA, La Palomba, sassi e chiese rupestri…

di Barbara Martusciello

“La città è di aspetto curiosissimo, viene situata in tre valli profonde nelle quali, con artificio, e sulla pietra nativa e asciutta, seggono le chiese sopra le case e quelle pendono sotto a queste, confondendo i vivi e morti la stanza. I lumi notturni la fan parere un cielo stellato”, scrive Giovan Battista Pacichelli ne Il Regno di Napoli in Prospettiva. Più che di aspetto curiosissimo, Matera si può dire elegante e bella.
Insediamento antichissimo, è arroccata sui Sassi. Ha una natura che sembra incontaminata e vanta panoramiche vaste dove lo sguardo si perde in lontananza, fermato solo dal grande burrone della Gravina.
Dicerie -come la storia del brigante Eustachio Chita, soprannominato Chitaridd- e leggende le hanno cucito addosso un alone di mistero concretizzato dalla testimonianza della presenza di cavalieri come i Giovanniti (Ordine di Malta), i Teutonici, i Templari, del Santo Sepolcro e di San Lazzaro che l’hanno arricchita di fascino.

Natura e cultura si sovrappongono riuscendo ad alleggerire quella cesura che quasi sempre si manifesta quando la mano dell’uomo incide sul territorio. Così, tra le diverse tonalità di verde e di giallo che sfuma dall’ocra al bianco calcarenitico, si distinguono i Sassi, un raro e più antico esempio dio bio-architettura al mondo: scavi di cisterne e palombari che servirono da rifugi arcaici, da ritiri monastici e poi da abitazioni. Un Castello, il Tramontano, dall’aragonese monumentalità; e tante Chiese, specialmente romaniche, come la pregevole Cattedrale; ma anche barocche, come San Francesco d’Assisi; e le misteriose rupestri: circa 150, affrescate. Tra queste si segnala la Cripta del Peccato Originale, recentemente restaurata, che rivela nel buoi dello scavo uno straordinario ciclo pittorico di rara fattura.

La Storia e l’Arte antica hanno un peso predominante, a Matera, “prima città del Mezzogiorno insorta in armi contro il nazifascismo”, con il “sacrificio del 21 settembre 1943″ della sua popolazione e per questo innalzata a Città decorata al Valor Militare per la Guerra di Liberazione con la Medaglia d’Argento. La sua gente costrinse l’avversario, “con aiuto di elementi militari”, a scappare dalla città “prima dell’arrivo delle truppe alleate”; città fiera, quindi, anche in quanto perla tra quelle che l’UNESCO ha eletto a Patrimonio Mondiale dell’Umanità (dalla fine del 1993).

Il Contemporaneo sembra essere nei desideri della sua gente, e fa del resto parte di quelli giovanili.

Un segno eccellente a tal proposito è il MUSMA, Museo della Scultura Contemporanea (www.musma.it), allocato nel prestigioso Palazzo Pomarici, nel cuore dell’area caveosa; negli spazi museali del XVII secolo, che si diramano anche negli ipogei rupestri, racchiude, oltre alle opere scultoree -bronzo, marmo, ferro, terracotta, gesso, legno, cartapesta-, disegni, multipli, gioielli, medaglie, libri d’arte con incisioni originali. Tutto proviene da donazioni: di artisti, eredi, collezionisti, critici d’arte ma anche da gallerie e dal Circolo La Scaletta di Matera che dal 1978 promuove Le Grandi Mostre nei Sassi e che, con il Comune, ha patrocinato la struttura costituita dalla Fondazione Zétema (nulla a che fare con l’omonima struttura romana). IL MUSMA ha anche un fondo importante, quello della Biblioteca Scheiwiller: circa 5000 volumi tra monografie, cataloghi e libri d’arte, offerti dalla moglie del noto editore, collezionista e intellettuale milanese.
Ci racconta Raffaele Vitulli, che segue con competenza il MUSMA, che l’edificio era detto “Il palazzo delle cento stanze” data la presenza delle grotte scavate, delle camere e degli ambienti della struttura che, recuperata e restaurata, è stata inaugurata nel 2006.
“Si è inteso creare qualcosa di permanente e disponibile per i nuovi linguaggi dell’arte ma anche a vocazione divulgativa: per costituire una opportunità di educazione e di approfondimento delle espressioni della creatività del nostro tempo (…). Grande è l’impegno del Professore”, come è chiamato con reverenza ed un certo affetto Giuseppe Appella, curatore del MUSMA. Il Comitato Scientifico del Museo, oltre che dallo stesso Appella, è composto da Pier Giovanni Castagnoli, Fabrizio D’Amico, Rosalba Zuccaro, Michele D’Elia (già Direttore Istituto Centrale del Restauro e Direttore scientifico della Fondazione Zetema).
Le Sale della Caccia destinate alle esposizioni temporanee hanno accolto dal 2006 appuntamenti significativi con Fazzini, Consagra, Melli, Zadkine, Calder, Max Bill, Strazza, Libro d’arte e scultura, Domenico Rambelli, Nato Frascà, Mirko, L’Attico-Anni Lunari, Sol Lewitt, Le muse irrequiete di Leonardo Sinisgalli, Lassaw, Pasquale Santoro. Attualmente in corso: Afro Basaldella e Attilio Lapadula e una mostra didattica con immagini e documenti 1909-1944 e titolata Il Futurismo: cento anni di avanguardia, dove sono ricordati i cento anni della nascita del movimento con un “colloquio a più voci sul Futurismo (…), nel nome di Joseph Stella (Muro Lucano 1880 – New York 1946), l’artista lucano trapiantato a New York agli inizi del secolo, amico di Boccioni e di Marinetti…”
Ovunque, opere: davvero convincenti sono le porte realizzate ad hoc da Pasquale Santoro e la collocazione delle sculture dei colleghi di Gruppo 1, con uno spettacolare Rebis di Nato Frascà, e importanti presenze di Giuseppe Uncini e Nicola Carrino; o di Cloti Ricciardi, Lucilla Catania, delle artiste e donne di carattere come Maria Lai, tra le altre… E poi Medardo Rosso, Marini, Martini, Leoncillo, Arp, Moore, Tinguely, Melotti, Fontana, Mannucci, Munari, Matta, Mattiacci, Cintoli, Franchina, Icaro, LeWitt, sino a qualche più giovane presenza: Cerone, Tranquilli, Radi.

C’è anche quell’Antonio Paradiso, artista di curriculum importante (e reduce da una bella mostra da poco conclusasi a Milanoalla Fondazione Mudima: www.mudima.net) che, non lontano, ha attivato un suo Studio in forma di museo con foto e locandine delle tante mostre nelle più grandi gallerie dando vita, all’esterno -in una grande cava-, a La Palomba (www.parcosculturalapalomba.it), Parco delle Sculture sue e dei colleghi: Carrino, Coletta, Mainolfi, Mattiacci, Nagasawa, Spagnulo, Staccioli, Trotta; work in progress portentoso che sembra realmente concretizzare la centralità dello spettatore sin dentro l’arte.

Dal permanente al temporaneo, mi viene da dire, e aggiungo che si spera sia ciclicamente ripetuto: mi riferisco ad Arteknè, la Prima Mostra Mercato Internazionale di Arte Contemporanea del Sud Italia che si è chiusa da una decina di giorni proprio in quel di Matera.
L’iniziativa ricorda la prassi adottata anche a Roma da Riparte, a Milano dalla meteora Flash Art Fair e a Genova e Firenze da Artour, ovvero: l’allestimento delle opere nelle stanze di un albergo trasformate in micro-gallerie (con tutti i limiti del caso: niente chiodi alle pareti, luci non ad hoc, ambiente generalmente un po’ soffocato…) espositive e di vendita.
Arteknè si è concentrata sulle camere di un’antica villa del 17° secolo, albergo recentemente ristrutturato dall’architetto nonché direttore della rivista internazionale di design AD-Architectural Digest, Ettore Mocchetti. Palazzo Gattini Luxury Hotel, in pieno centro, non ha però visto una larga partecipazione delle gallerie che, a parte qualche rara eccezione, non hanno brillato per qualità, tantomeno le internazionali. A questo proposito, nota a margine: i galleristi di Shanghai (Chenglin Art Center e la Fu xin Gallery) hanno mandato le opere ma non sono venuti personalmente per un’assurda quanto puerile paura dell’influenza suina!

L’evento chiude, tutto sommato, con un bilancio positivo, come conferma Giuseppina Travaglio, ideatrice e organizzatrice della kermesse e titolare di una galleria: come a Roma lo erano quelli di Riparte -voluta da Il Ponte e 2RC- e a Genova e Firenze -portata avanti dalla Ellequadro di Genova-, la Travaglio ha la Teknè di Potenza. Ma ha puntato su Matera per il suo progetto che ha ufficializzato circa 3.000 visitatori tra pubblico e addetti-ai-lavori. Ma la stessa Travaglio, poi, palesa anche l’aspettativa di un maggiore appoggio istituzionale che è mancato e che si è peraltro notato il giorno della Conferenza Stampa…
“Certamente, c’è tanto da correggere, ma Arteknè crescerà perché abbiamo intenzione di continuare in questa avventura. Partire è stato molto difficile, soprattutto perché abbiamo cominciato in perfetta solitudine…”. Non ha aiutato, va detto, il proliferare di Fiere e simili mostre-mercato che ormai caratteizza tutta Italia ma non solo questa, con una domanda che non sembrerebbe, anche a causa della crisi, giustificare un’offerta spropositata. In molti, però affermano che “meglio tanto che niente”, in opposizione al criterio più oculato del “meglio poco e… meglio”: appunto, proprio considerando la citata e registrata crisi…

“Per questo speriamo, in futuro, di ottenere l’appoggio delle autorità e degli amatori, per accreditare Arteknè come un appuntamento annuale per collezionisti, artisti, galleristi e giornalisti di tutt’Italia e non solo”, prosegue lo staff di Arteknè, che dice di voler puntare sempre più sulla qualità… Qualcosa si è distinto, a questo proposito, tra le opere invendita: un raro e vero Gino De Dominicis (quotazione di partenza: 80 mila euro), dalla stanza-galleria di Franco Toselli; Hamburger di Andy Warhol, da 60 mila euro, Archeologi di Giorgio De Chirico (48 mila euro), dalla Spirale, che ha proposto anche decollages di Mimmo Rotella e un Ladies and gentleman di Andy Wharol (12mila euro); poi: opere di Emilio Vedova, Nicola Pucci, Marco Lodola, Aldo Mondino.

Proprio dell’artista torinese, nella galleria Opera Arte e Arti di Matera (www.operait.com) c’era anche -ed è ancora in corso- la mostra A.Mo. Aldo Mondino, a cura di Matteo Maria Rondanelli e realizzata in collaborazione con l’Archivio Aldo Mondino e con il patrocinio del Comune di Matelica. Equilibrata, con una incisiva scultura che campeggia dal terrazzo dello stabile della galleria, a guardia, sembrerebbe, dello struscio cittadino, ma soprattutto indicazione di riferimenti storici da non dimenticare e segnale d’arte…

La città ha risposto alla Fiera piuttosto favorevolmente e i fruitori oltre alla kermesse vera e propria hanno goduto delle iniziative collaterali a partire dalla bella mostra “birds of passage” curata da Federica La Paglia e allestita a Le Monacelle. Felipe Aguila, Marco Baroncelli e Enzo Orlandi, Donna Conlon, Ines Fontenla, Maria Rosa Jijon, Mario Opazo, Manuela Viera-Gallo hanno affrontato, quasi esclusivamente con video -eccezion fatta dalla Fontenla con una forte e allo stesso tempo poetica installazione- il tema della migrazione diversamente declinato. Una delle più belle mostre sull’argomento, bella, precisa, priva di cedimenti didascalici che pure sono piuttosto facili, trattando visivamente e concettualisticamente tali questioni. Ne riparleremo in altri approfondimenti.

Quelli fatti dalla Fiera ad alcuni artisti sono stati “in pillole”: Sabato Angiero presso il ristorante San Pietro Barisano, Massimiliano Lacertosa alla Camera di Commercio, Elisa Laraia alla Fondazione Zetema, Mimmo Rubino presso l’hotel Ridola, uno splendido recupero di una Villa di fine ‘800.

Octavio Floreal, in mostra al Caveoso, hotel nei Sassi che hanno dialogato con le opere allestite all’esterno e all’interno della camera dell’artista canario, ha realizzato piccole sculture-installazioni minime, di impronta segnico-continua, e teche che hanno riassunto mirabilmente la sua cultura, la storia e le passioni dell’essere e del fare arte.

Nello stesso luogo si è tenuto l’incontro con Adriana Polveroni e con il suo libro “This is contemporary! Come cambiano i musei d’arte contemporanea” che, a giudicare dalle conferenze e presentazioni di cui è oggetto da mesi in Italia e non solo, ci aspettiamo e speriamo si attesti ormai come un best-seller!

Matera, dunque, materia (anche) contemporanea?

News Art a part of cult(ure) <info@artapartofculture.org>

Immagini:

  • Opera di Cloti Ricciardi, allestimento al MUSMA, foto di Marco Baroncelli
  • Luigi Mainolfi a La Palomba
  • La Palomba: opere di I. Nagasawa, A. Paradiso, G.Spagnulo, P. Coletta
  • Octavio Floreal: installazione al Caveoso
  • M. Baroncelli e Enzo Orlandi: frame da video proiettato
  • Antonio Paradiso
  • Nato Frascà: Rebis, al MUSMA
  • Pannello Fiera Arteknè

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