Buttiglione chiede al governo di battersi per una moratoria internazionale contro le politiche abortiste

Buttiglione: Rilanciamo la moratoria Riorentare battaglia contro aborto Roma, 27 mag. (Apcom) – “Nel tempo presente, in Italia, esiste una maggioranza che rigetta la sanzione penale per punire l'aborto (e noi, se avessimo una maggioranza la vorremmo? Lascio aperta la domanda). Vi è però un consenso in formazione sul fatto che l'aborto non è un diritto ma un disvalore morale che la legge non deve punire ma certo scoraggiare per quanto possibile”. Lo afferma il presidente dell'Udc Rocco Buttiglione, in un intervento sul 'Foglio'.
Caro direttore, sei tornato di recente su di un tema che ti è caro: quello dell’aborto. E’ il tema sul quale hai condotto nelle ultime elezioni politiche una campagna nobile e sfortunata, ma è anche un tema decisivo per l’autocoscienza dell’occidente. La sentenza Roe vs. Wade, con cui per la prima volta l’aborto è stato legalizzato negli Stati Uniti non è stata recepita pacificamente dalla coscienza democratica di quel grande paese. Il tema della lotta per la vita continua e sondaggi recenti ci dicono che con il tempo cresce il numero di quelli che si oppongono all’aborto e che essi sono ormai diventati maggioranza in quel paese. Questo ci dice anche quanto siano superficiali certe letture ingenue della “secolarizzazione” che circolano ancora fra di noi.
D’altro canto il tempo e l’esperienza della vita ha dato molto da pensare anche a me ed a quelli come me che all’aborto si oppongono fin dai tempi dello sfortunato referendum del 1981.
L’aborto è la soppressione di una vita umana innocente e non può mai essere accettato. Abbiamo il dovere di difendere ogni vita umana e quella del feto, o anche dell’embrione è certamente una vita umana. E’ tuttavia difficile negare che Dio ha affidato la vita del bambino non nato alla madre in un modo unico ed assolutamente singolare. Possiamo difendere il bambino non nato contro la madre? Certo dovremmo, ma è possibile? Lascio la domanda in sospeso.
Nel tempo presente, in Italia, esiste una maggioranza che rigetta la sanzione penale per punire l’aborto (e noi, se avessimo una maggioranza la vorremmo? Anche qui lascio aperta la domanda). Vi è però un consenso in formazione sul fatto che l’aborto non è un diritto ma un disvalore morale che la legge non deve punire ma certo scoraggiare per quanto possibile. In questo contesto io credo che la battaglia contro l’aborto si debba riorientare. Il modo migliore per difendere il bambino (e forse l’unico concretamente praticabile oggi) è rafforzare l’alleanza fra madre e bambino. Questo chiede misure politiche a sostegno della donna che è tentata di abortire per ragioni economiche (una minoranza ma per nulla affatto trascurabile) o per ragioni psicologiche o perché comunque si trova sola ed impreparata davanti al compito della maternità. Dobbiamo aprire il Servizio sanitario nazionale all’azione ed alla presenza dei Centri per la Vita che offrono – con pudore e discrezione ma con fermezza – alternative all’aborto, e dobbiamo chiedere che i consultori non funzionino semplicemente come servizi di distribuzione di certificati che autorizzano l’aborto aggirando le (poche) cautele che la legge vigente prevede. In parte questo si può fare sulla base della legge 194, in parte sono forse necessarie misure ulteriori, che non confliggono con la libertà di scelta della donna ma la valorizzano. Oggi la donna ha certo la libertà di abortire ma spesso non ha quella di non abortire. Bisogna dargliela.
Esistono alcuni casi nei quali io credo che sia possibile aggregare un consenso anche su di una misura che limita direttamente l’aborto. Penso agli aborti oltre la ventesima settimana di gravidanza, quando il feto è quasi interamente formato, e si vede ad occhio nudo che si tratta di un piccolo essere umano ed ha perfino una (limitata) capacità di sopravvivenza al di fuori dell’utero materno. Qui il confine fra aborto ed infanticidio diventa davvero impalpabile.
Il problema però non è solo italiano. Esso ha una dimensione mondiale, e nella sua dimensione mondiale si vede con maggiore chiarezza come esso abbia poco a che fare con la libertà della donna e molto invece con il desiderio di distinguere la “razza dei poveri”. Io voglio riprendere l’iniziativa che tu avevi lanciato alla fine della scorsa legislatura per una moratoria internazionale in materia di aborto. Si tratta – dicevi – di una iniziativa necessaria e del tutto parallela a quella contro la pena di morte. Già allora io formulai una mozione parlamentare ma eravamo alla fine di quella tormentata legislatura e non se ne fece nulla. Credo che adesso sia venuto il tempo di riproporla.
Si tratta di impegnare il governo italiano a promuovere presso le Nazioni Unite una risoluzione che dica che l’aborto non può mai essere imposto ad una donna contro la sua volontà (accade correntemente in diversi paesi ed è un cardine delle politiche demografiche della Cina), che non è possibile vincolare il sostegno ad un paese in via di sviluppo alla sua accettazione di politiche abortive e che comunque l’aborto non può essere usato come metodo di controllo delle nascite.
Una tale risoluzione non avrebbe un carattere vincolante (come non lo ha avuto la risoluzione contro la pena di morte) ma sarebbe una grande testimonianza della coscienza comune della umanità ed avrebbe certamente l’effetto di mettere fine a molte pratiche disumane (come è accaduto del resto nel caso della risoluzione contro la pena di morte). Essa non sarebbe contro la legge 194, che afferma di volere tutelare il diritto di scelta della donna e che esplicitamente prevede che l’aborto non debba mai essere uno strumento di controllo delle nascite. Non so se questa iniziativa potrebbe aprire un dibattito più vicino alla realtà qui da noi in Italia ed isolare la posizione di quelli che sono a favore dell’aborto perché sono contro la sacralità della vita umana, ma certo smaschererebbe molte ipocrisie. Questa non vuole essere una iniziativa di partito ma vuole esprimere un movimento ampio che c’è nella società italiana, aiutarlo a diventare più consapevole di se, per far crescere e maturare la coscienza dell’intera nazione. Per questo vorrei che questa iniziativa, che nasce da una tua idea, fosse assunta da te come cosa anche tua.
Un saluto cordiale
Rocco Buttiglione
vicepresidente della Camera dei deputati e presidente dell’Udc
Pubblichiamo il testo della mozione presentata lo scorso anno al Senato da Buttiglione e da altri diciannove senatori che verrà ripresentata alla Camera.

Il Senato, visti: l’art. 3 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo che afferma il diritto alla vita di ogni essere umano; l’art. 6,1 dell’Accordo internazionale sui diritti civili e politici; l’art. 6 della Convenzione sui diritti del bambino; l’art. 1 della legge 194/1978 che afferma che “l’interruzione volontaria di gravidanza di cui alla presente legge non è mezzo per il controllo delle nascite”; considerate: la diffusione nel mondo della pratica dell’aborto selettivo a danno prevalentemente delle concepite di sesso femminile che va provocando in alcune aree geografiche un forte squilibrio fra i sessi; l’esistenza di legislazioni che attivamente promuovono l’aborto come strumento di controllo demografico e di politiche che colpiscono con sanzioni di vario genere le donne che rifiutano l’aborto, impegna il Governo: a promuovere una risoluzione delle Nazioni Unite che condanni l’uso dell’aborto come strumento di controllo demografico ed affermi il diritto di ogni donna a non essere costretta o indotta ad abortire.

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