Il modello fantozziano del "ragionier Brunetta"

L'idea di Brunetta di vietare l’uso di Internet nei luoghi di lavoro è l’ennesima trovata pubblicitaria. La mia impressione è che si tratti solo di un nuovo spot elettorale, l’ennesima trovata d’effetto per infiocchettare di fronte ai cittadini la reale incapacità del governo di risolvere le svariate e gravi disfunzioni del mondo della pubblica amministrazione. Un mondo in cui, per altro, accanto a milioni di ‘fannulloni’ c’è tanta gente che lavora sodo, con serietà e senso della responsabilità.

Quest’ultima proposta non ha niente in più rispetto alle tante altre sparate sin dall’inizio della legislatura dal ministro, delle quali, però, fino al momento non si è visto un solo risultato. Solo proposte lontane dal toccare il mondo dei dirigenti, dal quale sarebbe necessario partire per rendere funzionante la pubblica amministrazione.

Ben lontano dal contestare a Brunetta la volontà di combattere gli abusi di cui la pubblica amministrazione è piena, non posso fare a meno di contestare il metodo, di cui questa trovata sull’uso di Internet è solo l’ultima espressione. Un metodo che ha una linea incresciosamente costante, quella dell’infondatezza, quella stessa filosofia che ha fatto uscire dalla bocca del ministro, durante il congresso del Pdl, parole come ‘basta con il piagnonismo del Sud’. Frasi e idee, insomma, che suonano come l’incitazione ad un malato terminale ad alzarsi e fare una passeggiata.

Il vero problema non è che il fannullone passa il suo tempo a giocare su Internet. La questione è ben più complessa: perché un dipendente ha il tempo di andare su internet? La risposta probabilmente sta nel fatto che egli è in esubero e appesantisce la macchina pubblica impedendo uno sviluppo che la tenga al passo con la necessità di sempre nuovi servizi. Quindi, signor Brunetta, si occupi di riformare la macchina pubblica, anche a costo di perdere qualche consenso, invece di inventarsi un ambiente di lavoro che ricorda lo stereotipo superato del dipendente fantozziano da umiliare e gestire come “sottoposto”.

Come parlamentare, come economista, come cittadino e come membro di un partito che guarda in faccia la realtà, ritengo che nella pubblica amministrazione, come in troppi altri settori, questo governo stia annebbiando gli occhi degli elettori con qualcosa di troppo aleatorio come le belle parole. I fatti, purtroppo, restano un miraggio.

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