Doppio Stato (senza contraddittorio)

di Gianni Barbacetto

Ci sono parole, nell’informazione italiana, che andrebbero abolite. “Contraddittorio”, per esempio. Scrive Dino Messina sul Corriere che l’incontro di MicroMega alla Fiera del libro di Torino è stato «senza contraddittorio». Ma da dove viene questa irrefrenabile voglia di “par condicio” che dalla tv (dove già ha poco senso) ha contagiato anche la stampa (dove non ha alcun senso)? Ormai, anche se parli del tempo, devi mettere a confronto chi dice che piove e chi dice che c’è il sole. Ma i giornalisti dovrebbero invece aprire la finestra, guardar fuori e dire quello che vedono, pioggia o sole che sia.

Quanto a Dino Messina, la cosa che l’ha disturbato a Torino era che Marco Travaglio avesse criticato un fondo in cui Pigi Battista sosteneva (senza contraddittorio!) l’inesistenza del “doppio Stato”. Così Messina ha scritto (senza contraddittorio!) che Travaglio è un “ingordo mattatore” che veste i panni del “Signor Verità”. Boh! Il problema è molto più semplice: chiamatelo “doppio Stato” (il termine è stato usato da Ernst Fraenkel per la Germania nazista, poi da Alan Wolfe per gli Usa del New Deal, infine da studiosi e giornalisti per l’Italia delle stragi); o chiamatela “doppia fedeltà” (come suggerisce Nicola Tranfaglia), ma una cosa è certa. In Italia è stata combattuta, a partire dal dopoguerra, una “guerra a bassa intensità” che ha fatto stragi, morti e feriti. Che ha avuto tra i suoi protagonisti apparati dello Stato che – secondo le prove fin qui faticosamente raccolte da decine d’inchieste – forse organizzavano l’eversione, ma certamente la coprivano, con depistaggi accertati e degni di miglior causa.
Non lo volete chiamare “doppio Stato”? Chiamatelo come volete, ma rispondete per favore alla domanda (sul Corriere di oggi) di Michele Bontempi, figlio di uno dei feriti nella strage di Brescia e oggi avvocato di parte civile nell’ennesimo processo per piazza della Loggia: «Chi e che cosa vi ha fatto credere di essere legittimati, per raggiungere degli obiettivi politici, qualunque essi fossero, a spezzare la vita di chi nulla aveva a che fare con i vostri disegni e strategie? La memoria va bene, ma non basta. Vorrei dei responsabili accertati, con nomi e cognomi, per chiedere conto dei tanti morti e feriti innocenti, colpiti a caso per rafforzare o indebolire un “quadro politico”… Vorrei che emergesse qualcosa di concreto sui singoli fatti, a cominciare dai depistaggi che hanno impedito di arrivare alla verità giudiziaria quando si era ancora in tempo».(Micromega)

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