SILENZIOSO GRIDO DI DOLORE DEGLI ITALIANI IN VENEZUELA

Giovedì, 21 Maggio 2009

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Articolo tratto dall'edizione n° 105 del 21 Maggio 2009
La drammatica testimonianza degli emigranti vessati da Hugo Chavez
Silenzioso grido di dolore degli italiani in Venezuela

Mentre in Italia destra e sinistra si lanciano accuse sull’emigrazione e l’uso del potere, in Venezuela c’è chi fa sul serio, con la dittatura e con gli emigrati italiani. E su Chavez ormai anche il Pd ha maturato un’opinione negativa. Viste le notizie, il Governo e tutta la politica dovrebbero attivarsi immediatamente, con la Magistratura e il Ministro degli Esteri, per bloccare la confisca di beni e le vessazioni contro i nostri connazionali che subiscono – oggi, non nel Ventennio – la sventura di vivere sotto una dittatura.
A L’Opinione è arrivata una lettera firmata, proveniente dallo stato più ricco del Venezuela, lo Zulia dove ci sono ricchi giacimenti di petrolio, attorno alla vastissima laguna di Maracaibo. Ecco alcuni passaggi: “Sapete se il governo italiano cercherà di dare una mano agli italiani di Maracaibo? Pochi giorni fa Chavez ha confiscato quasi tutte le imprese di logistica della costa orientale del lago di Maracaibo, molte delle quali sono state aperte da italiani più di cinquanta anni fa. Si tratta di ditte di trasporto su acqua, cantieri navali piccoli e medi. Si dice che poi verrà il turno delle cliniche, dei distributori di benzina… e di tutto ciò che potranno arraffare. Qualcuno aveva detto che sarebbe venuto un ministro italiano… ma è solo un ‘rumor’… Qui si respira aria di tragedia… sono venuti come pirati e hanno preso tutto, mancava solo che cominciassero a violentare le nostre donne… Il lavoro è paralizzato e c’è tanta paura: nessuno paga i conti, nessuno ordina lavori, nessuno fa progetti. E’ la morte economica. Noi abbiamo diviso il personale in due gruppi da mezza giornata, ma presto non potremo pagare neanche quella, il governo ha la palese intenzione di strangolarci… Abbiamo bisogno di sapere se importiamo qualcosa al governo di Roma!”.
Un altro emigrato ha scritto alla redazione di L’Altra Molfetta, suscitando le reazioni di molti cittadini parenti di emigrati in Venezuela e una prossima interrogazione della senatrice Poli Bortone. La lettera era firmata da Vito Tridente Sgherza, figlio di emigranti di Molfetta: “…La mia azienda è stata fondata nel 1964 ed è costata sudore, lacrime e sangue. Adesso è stata espropriata. Ogni giorno che passa il governo diventa più comunista. Il presidente nei suoi discorsi dice che il capitalista è un animale che deve scomparire dalla terra. In 10 anni di governo si è appropriato della Camera dei Deputati, dei tribunali… di tutto… Siamo in presenza di una dittatura con una facciata di democrazia. Ritornando alle nostre aziende, dopo un discorso del presidente, si è promulgata una legge per l’espropriazione delle ditte legate al settore petrolifero. Per adesso sono 39 aziende: di queste ce ne sono 4 di molfettesi e una di un barese. Ma ci sono anche altri italiani… L’8 Maggio sono entrati nelle nostre aziende e, possiamo dirlo, col fucile in mano ci hanno fatto abbandonare le nostre proprietà, dove non possiamo più entrare.
La nostra preoccupazione è che non pagheranno il giusto prezzo per le nostre ditte, vista la situazione difficile, e aggiungo che ci hanno fatto lavorare 6 mesi senza darci un soldo, e si dice che vogliono un ribasso del 40%. Abbiamo lavorato perché chi si ferma è considerato terrorista, contro-rivoluzionario, etc. Mai vista una situazione così. Tutti noi siamo lavoratori, immigranti e figli di gente che ha lavorato onestamente. Il console italiano in Maracaibo sta informando l’ambasciata di Caracas…”. Oltre alle aziende, Chavez ha espropriato anche 2,5 milioni di ettari di terreno. Il Gruppo dei 400, dell’opposizione democratica venezuelana, ha indirizzato una lettera a José Miguel Insulza, segretario dell’Organizzazione degli Stati Americani. Nella lettera si ricorda la risoluzione adottata dal Parlamento Europeo lo scorso 7 maggio, a proposito di Manuel Rosales, ex governatore dello Zulia e candidato alla presidenza sconfitto da Chavez. L’Europa parla di “preoccupante deriva autoritaria”, in particolare per la persecuzione giudiziaria nei confronti di Rosales e dell’ex ministro della Difesa, generale Baduel. Si denuncia anche l’annullamento – di fatto – dell’elezione del sindaco di Caracas (un oppositore), col trasferimento dei poteri a un Capo del Distretto federale nominato dal governo. Per non parlare delle minacce e delle violenze contro professori, imprenditori e giornalisti.
Mentre a Roma si discute, il Venezuela continua a essere espugnato da un tetro despota e i nostri emigrati perdono il frutto della fatica di generazioni.
Paolo Della Sala

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