AC 2259
Ratifica ed esecuzione dell’Accordo sulla Forza multinazionale di pace per l’Europa Sud-orientale, con cinque annessi, firmato a Skopje il 26 settembre 1998, del Protocollo aggiuntivo firmato ad Atene il 12 gennaio 1999, del secondo Protocollo aggiuntivo, con annessi, firmato a Bucarest il 30 novembre 1999, del terzo Protocollo aggiuntivo firmato ad Atene il 21 giugno 2000, del quarto Protocollo aggiuntivo, con allegati, firmato a Roma l’11 dicembre 2002. (P resentato il 4 marzo 2009).
Intervento dell’on. Franco Narducci – Montecitorio26 maggio 2009
Signor Presidente,
Onorevoli colleghi,
L’Accordo sulla Forza multinazionale di pace per l’Europa Sud-orientale (MPFSEE), firmato a Skopje il 26 settembre 1998, con i relativi quattro Protocolli aggiuntivi, costituisce un significativo strumento di cooperazione tra gli Stati firmatari (alcuni Stati partecipanti a pieno titolo: Albania, Bulgaria, ex Repubblica jugoslava di Macedonia, Grecia, Italia, Romania e Turchia; altri Stati partecipanti con lo statusdi osservatore: Croazia, Slovenia, Stati Uniti d’America e Ucraina), con l’obiettivo di contribuire alla sicurezza e alla stabilità della regione dell’Europa Sud-orientale. Una regione che più di ogni altra è stata, dal 1991, inizio della disintegrazione della Federazione Jugoslava, al centro dell’attenzione e delle preoccupazioni europee con un impegno politico e militare senza precedenti.
L’esperienza recente della guerra nella regione dei balcani e soprattutto nell’ex-Jugoslavia, quindi in un’area geografica territorialmente e culturalmente vicina all’Italia e ad alcuni altri Stati membri dell’Unione europea (tra questi, in particolare, la Grecia e la Slovenia) ha reso una priorità strategica, nell’attuale scenario geopolitico, la predisposizione di strumenti di cooperazione in ambito militare volti a prevenire l’insorgere di conflitti e allo svolgimento di operazioni a supporto della pace e nelle attività d’intervento umanitario. Ciò al fine di rendere più sicure le frontiere esterne dell’Unione europea nelle aree geografiche dell’Europa orientale, anche nella prospettiva di una possibile futura adesione all’Unione europea di alcuni Stati parte dell’Accordo, tra questi si pensi alla Turchia che da tempo ha avviato un processo di “avvicinamento” in vista dell’adesione.
La finalità dichiarata nel preambolo dell’Accordo, in conformità con gli scopi ed i principi della Carta delle Nazioni Unite, consiste da una parte nel garantire la sicurezza e la stabilità nell’Europa Sud-orientale e dall’altra nel favorire il dialogo e i buoni rapporti di vicinato tra gli Stati firmatari, e in particolare tra Stati che in numerose occasioni hanno manifestato atteggiamenti di aperta ostilità tra loro e/o di egemonia in quella regione (si pensi, ad esempio, ai rapporti tra Grecia e Albania). Quindi, l’Accordo in esame costituisce uno strumento di cooperazione regionale al servizio dei fini generali delle Nazioni Unite (il mantenimento della pace, la prevenzione e la gestione dei conflitti). Esso si inserisce anche nel contesto del Consiglio del partenariato euroatlantico e agisce nello spirito del Partenariato per la pace (PfP).
Come affermato espressamente all’art. 2, non si tratta di un’alleanza militare autonoma che si affianca alle organizzazioni di difesa esistenti, ma di uno mero strumento di cooperazione regionale aperto alla partecipazione di altri Stati membri della NATO appartenenti ad una ben definita area geografica, che si propone di sostenere i programmi del PfP (Partenariato per la pace). In questa prospettiva, l’Accordo prevede che la Forza multinazionale di pace per l’Europa Sud-orientale sia utilizzata sotto la guida della NATO o dell’Unione europea su mandato delle Nazioni Unite o dell’OCSE. Il coordinamento che viene ad attuarsi su tali basi appare opportuno in vista di un più efficiente impiego delle risorse. Si prevede, tuttavia, che la decisione di partecipare a un’operazione, proposta dal Comitato direttivo politico-militare (PMSC), sia subordinata all’approvazione individuale dei singoli Stati parte, lasciando un margine di discrezionalità agli organi politici nazionali nella decisione sull’intervento da porre in essere. Inoltre, il meccanismo previsto dall’Accordo prevede la costituzione di una “Brigata” formata da unità terrestri, attivabili “su chiamata” ( on call), quindi i contingenti di militari designati dai singoli Stati restano presso le loro sedi nazionali e sono mobilitati solo in caso di impiego effettivo o di esercitazioni. Ciò comporta oneri minimi di gestione della struttura istituita dall’Accordo che fanno capo alle ordinarie disponibilità del Ministero della difesa, finalizzate a tali tipi di attività.
I Protocolli aggiuntivi definiscono in maniera dettagliata la struttura prevista dall’Accordo, l’ubicazione e le regole di funzionamento, nonché le modalità di comando (assunto in base ad un criterio di rotazione tra gli Stati parte) e lo status giuridico del personale del Comando della Brigata.
La cooperazione regionale si è dimostrata, in generale, uno strumento agile e in grado di realizzare meglio gli obiettivi previsti dalla Carta delle Nazioni Unite in quanto idonea a porre in essere interventi di difesa mirati e più vicini ai destinatari, quindi più efficaci. In questa ottica l’Accordo volto all’istituzione della Forza multinazionale di pace per l’Europa Sud-orientale costituisce senz’altro un’iniziativa da sostenere ed implementare senza ulteriore ritardo.
Allo stesso tempo la ratifica dell’Accordo in esame si inserisce nell’auspicata creazione di una forza di pace europea ed è coerente con i fini indicati dal Trattato di Lisbona il quale prevede la definizione progressiva di una politica di difesa comune che può condurre a una difesa comune rafforzando così l'identità dell'Europa e la sua indipendenza al fine di promuovere la pace, la sicurezza e il progresso in Europa e nel mondo.
L’Italia ha sempre avuto un ruolo di primo piano sia quale mediatore nei conflitti armati anche in aree geografiche non europee, sia quale parte attiva nelle operazioni di peace-keepingcondotte sotto l’egida delle Nazioni Unite e in altre operazioni realizzate dagli Stati parte della NATO. Nell’area dell’Europa Sud-orientale e nel contesto dell’Accordo ora sottoposto a voto di ratifica potrà senz’altro offrire un contributo militare e di difesa che potrà in prospettiva tradursi in un apporto anche politico alla costruzione di uno spazio europeo di reale convivenza pacifica, di prosperità e di crescita.
Con la Convinzione che la credibilità della politica estera europea dipende dal consolidamento di quanto abbiamo realizzato nei Balcani, come si afferma nel documento”Un’Europa sicura in un mondo migliore” adottato al Consiglio europeo del 12 dicembre 2003 a Bruxelles, noi parlamentari del Partito Democratico annunciamo il voto favorevole alla ratifica di questo Trattato.
Investire in percorsi di pace in una regione che ha rappresentato lo spazio elettivo di sperimentazione del nuovo ordine internazionale della guerra e della pace è una operazione strategica nella prospettiva della difesa del diritto alla pace in accordo con i diritti fondamentali dell’uomo come tale e dell’umanità nel suo complesso.