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In Cina è obbligatorio fumare

E’ noto a tutti che fumare nuoce gravemente alla salute. Per scoraggiare questa dipendenza in Italia l’ex ministro della Salute,Girolamo Sirchia,emanò una ordinanza antifumo che bandiva le sigarette da uffici,ristoranti ed altri locali pubblici prevedendo al contempo,in questi ambienti,l’istituzione di apposite aree dedicate ai fumatori.
Ma non tutto il mondo è paese;infatti in Cina(dove si consuma un terzo della produzione mondiale di sigarette)e precisamente nella contea di Gongan,i governanti locali anziché piegarsi alle campagne antifumo lanciate in ogni parte del mondo,hanno incentivato il fumo con una direttiva che ha un duplice scopo:patriottico e per il bene di questa comunità.
La circolare diramata dalle autorità impegna a fumare tutti i dipendenti pubblici. Ma per quale motivo? Per sostenere la ripresa,aiutare l’economia locale e per dare una bella iniezione di gettito alle finanze pubbliche.
Il Gongan,situato nella provincia centrale dello Hubei,cuore della Repubblica Popolare Cinese, produce tabacco e ne è orgoglioso.
La direttiva pro-fumo prevede anche un preciso target da raggiungere,secondo le migliori tradizioni della pianificazione caratteristica economica tipica dei Paesi comunisti:i dipendenti pubblici devono fumare almeno 230.000 pacchetti di sigarette entro quest’anno.
E così questa contea ha battuto ogni record nella promozione del tabagismo. Forse non tutti sanno che la Cina è il regno incontrastato della nicotina:qui si vendono 2.000 miliardi di sigarette all’anno cioè un terzo di tutti i consumi mondiali.
Il divieto di fumo,sebbene teoricamente in vigore in molti locali e luoghi pubblici, è però disatteso quasi ovunque,tranne che negli aeroporti.
E strano ma vero ben il 50% dei medici e del personale sanitario,categorie che dovrebbero dare l’esempio,fuma regolarmente dentro i reparti ospedalieri.
Anche i ristoranti e i bar karaoke sono immersi in nuvole di fumo soffocanti ad ogni ora e perfino i taxi sono spesso delle camere a gas,come non bastasse lo smog prodotto dal traffico.
La promozione delle marche nazionali di sigarette non arretra davanti a nulla. Nelle regioni rurali molte scuole portano il nome di una marca di sigarette locali. Infatti i produttori di tabacco sono autorizzati a sponsorizzare i licei di Stato,per cominciare dalla più tenera età a conquistare nuovi clienti.
La pubblicità del tabacco è pervasiva,dai concerti rock alle gare sportive. L’organizzazione mondiale della sanità ha censito 1350 eventi pubblici frequentati da bambini e adolescenti,dove si promuovono marche di sigarette.
Per ragioni di immagine e per rendere omaggio ai visitatori provenienti da ogni parte del mondo,il comitato olimpico locale fece un timido tentativo di applicare il divieto di fumare un anno fa, durante i giochi di Pechino,ma la massa del pubblico lo ignorò senza esitazioni.
Per la Cina la sigaretta è preziosa. Nonostante le tasse più moderate del mondo su questo prodotto,grazie al volume di vendite il tabacco è la maggiore fonte di entrate fiscali:60 miliardi di euro di gettito all’anno.
Per questo motivo i leader cinesi hanno sempre dato il buon esempio,da Mao al suo successore Deng Xiaoping sono tutti fumatori.
Nelle zone agricole più povere sono in vigore dei sussidi per promuovere la vendita del tabacco locale.
Solo poco tempo fa il governo ha aderito alla carta dell’Onu contro il tabagismo,questo perché le autorità sanitarie cominciano ad aprire gli occhi davanti all’entità del disastro provocato dal consumo di tabacco:infatti le malattie provocate dal fumo uccidono un milione di cinesi all’anno.
Per questo la direttiva della contea di Gongan sembra eccessiva.

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