Antonio Maria Costa, il guerriero che non si lascia distrarre dalla realta’

Pietro Yates Moretti

La guerra alla droga e' persa. Il consumo e la produzione di droghe aumenta ovunque, e organizzazioni criminali e terroristiche crescono fino a mettere in pericolo la stabilita' di interi Paesi. Ormai lo si sta capendo anche negli Stati Uniti, che l'attuale strategia mondiale antidroga l'ha inventata e alimentata. In molti fra capi di Stato, parlamentari e poliziotti, dall'Argentina al Canada all'Australia, si chiedono ora se una strategia di legalizzazione e controllo non sia lo strumento piu' efficace per combattere la tossicodipendenza e annientare le narcomafie.
Ma vi e' una tipologia di guerriero, figlio di quel celebre 'ultimo giapponese', che non si lascia certo persuadere o anche solo distrarre dalla fattualita'. La droga e' il male, e come tale va guerreggiata senza se e senza ma. Poco importa se combatterla produce mali ancora peggiori. E cosi' capita sempre piu' spesso di sentire qualche ardimentoso combattente che decanta le gesta dei peggiori violatori di diritti umani.
Dopo l'encomio che San Patrignano ha riservato alla giunta militare del Myanmar, e' la volta di
Antonio Maria Costa, l'italiano alla guida dell'Unodc (ufficio delle Nazioni Unite sulle droghe e il crimine), che ha elogiato le forze di polizia di Teheran per il loro contributo alla guerra alla droga.
“La polizia antinarcotici in Iran e' fra le migliori nel mondo”, ha detto Antonio Maria Costa durante una recente visita nella capitale iraniana. “L'Iran ha un enorme problema con le droghe, ma sta adottando misure giuste per risolverlo”.
Tra queste misure, la piu' giusta e' sicuramente la pubblica esecuzione per impiccagione di decine di spacciatori e consumatori di droghe:

Siamo certi che questi ragazzi si meritassero tale fine, decretata dopo processi senza dubbio rigorosi e attenti ai diritti dell'imputato. E se anche cosi' non fosse, bellum vincit omnia.

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