ECCE VATTIMO

Come si ri-diventa ciò che si era

di ser Pulcinella da Napoli
Ultimo esponente dellÂ’illuminismo partenopeo e, dunque, italico

Nei miei quotidiani conversari con gli amici illuministi ho citato talvolta in inflessione rispettosamente critica il santo nome dell'on. professor emerito Gianni Vattimo.

E gli amici illuministi me ne hanno chiesta la ragione.

Lasciatemi dire che io, ser Pulcinella da Napoli, considero Vattimo una delle persone più simpatiche e intelligenti oggi in circolazione in Italia, autore di testi che attendono di essere studiati con grande attenzione.

Lui stesso sostiene di essere “più intelligente di Aristotele”. E su questo punto, letti alcuni libri, sia del Filosofo, sia di Vattimo, io forse non sono d'accordo.

Cioè sarebbe anche possibile. In linea teorica. Ma sul piano politico? Il prof. Aristotele era molto più lineare di Vattimo. Lui, l'antico pensatore, non fu mai un professionista della politica. Fu sempre e solo un simpatizzante.

L'on. Vattimo invece ha prima militato nel Partito comunista maoista, poi nel Partito Radicale, poi ancora in Alleanza per Torino, successivamente nei Democratici di Sinistra, quindi nel Partito dei Comunisti Italiani, poi ancora è stato candidato sindaco di una lista civica a San Giovanni in Fiore e infine, dal 30 Marzo 2009, ha annunciato la sua discesa in campo nelle liste dell'Italia dei Valori di Antonio Di Pietro.

No, il prof. Aristotele, non fece mai così.

Da vecchio raccoglieva farfalle nelle isolette greche, beato lui. Da uomo adulto era stato un alessandrista moderato e del resto come poteva non sostenere il suo celebre alunno macedone? Da universitario ebbe ad aderire al centro-sinistra platonico, ma senza un permesso di soggiorno valido, e quindi senza mai diventare preside di facoltà, battuto in carriera da Senocrate, Speusippo e dalla loro cordata di leccaculi ateniesi figli di papi.

Oggi il dott. Aristotele lavorerebbe a MicroMega in qualità di badante balcanico e coltiverebbe una platoinica adorazione per Paolo Flores d'Arcais.

Sento qui l'esigenza di precisare che il prof. Flores d'Arcais, pur appartenendo all'aristocrazia del proprio tempo e occupandosi anch'egli di filosofia, come Platone, che fu maestro d'Aristotele, non è a sua volta maestro del prof. on. Vattimo.

Tra il vecchio Platone ed il giovane Aristotele untercorreva inoltre una bella differenza d'età, mentre Vattimo e Flores d'Arcais sono suppergiù coetanei e nessuno dei due può dirsi un ragazzo.

Tra Vattimo e Flores d'Arcais è data invece una similitudine dalla perfetta parabola politica, che li ha visti prendere le mosse dal comunismo sessantottesco per confluire nel suo inveramento attuale (vedi alla voce Antonio Di Pietro).

E però il romano Flores d'Arcais, a differenza del torinese Vattimo (maoista), era stato trotzkista. Non so se mi spiego.

Sempre a differenza di Gianni Vattimo, Paolo Flores d'Arcais militò nella Federazione giovanile del Pci. In questo può essere accostato ad altri filosofi-politici, taluni di maggior o massima fortuna, e pensiamo all'ex ministro-filosofo, D'Alema, al sindaco-filosofo, Cacciari e ad altri ancora, ma minori o minimi.

Ah, dimenticavo. Paolo Flores d'Arcais ebbe un'intesa fase di collaborazione culturale con il secondo più importante filosofo-politico del dopoguerra. Era costui un pensatore di estrazione scettica, Claudio Martelli, che meriterebbe una trattazione a parte poiché abbandonò la promettente carriera accademica per una carriera politica ancor più promettente, al seguito del leader socialista Bettino Craxi, cui Martelli tentò inutilmente di taccheggiare la leadership quando questi cadde in disgrazia (vedi alla voce Frigorifero).

Durante questa fase storica socialista Gianni Vattimo, ben diversamente da Flores, frequentava solo persone con la fedina penale pulita, come ad esempio Cesare Romiti (vedi alla voce Fiat voluntas Tua),

E veniamo a Di Pietro, ultima salda roccia nella tempesta.

Flores d'Arcais, scontroso perché privo d'umiltà come tutti i pensatori disavvezzi a servire il popolo (o al limite a servire il pollo), ha già abbandonato il dipietrismo, sbattendo la porta. Ma rientrando poi dalla finestra (vedi alle voci Micromega, Gruppo Editoriale L'Espresso, ecc.).

Vattimo, invece, dopo un brevissimo ritorno di fiamma veltroniana (vedi alla voce Il Walter degli addii), costeggia ora la propria candidatura europea d'indipendente comunista dentro l'Italia dei Valori. Vattimo ha scritto un libro di ritorno al comunismo (vedi alla voce Ecce Comu. Come si ri-diventa ciò che si era, Roma 2007).

Riuscirà, questo filosofo-politico così intelligente e umile, a riconquistare il seggio a Strasburgo da lui perduto dopo l'uscita dai Democratici di Sinistra, uscita avvenuta nel 2004? Aristotele, pace all'anima sua, gradirebbe saperlo.

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