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Global standard ed economia reale

Mario Lettieri, sottosegretario all’Economia del governo Prodi
Paolo Raimondi, economista

Il ministro Giulio Tremonti ha appena tenuto il primo round di discussioni per definire quello che è stato chiamato il Global Legal Standard, un insieme di principi e di regole che dovrebbe definire il nuovo assetto della finanza e dell’economia dopo l’attuale crisi determinata dalla finanziarizzazione e dalla globalizzazione selvaggia. In quanto rappresentante del governo italiano che detiene la presidenza del G8 nel 2009, il nostro ministro dell’Economia ha chiamato a far parte della commissione internazionale per il Manifesto del Diritto Futuro solamente giuristi, professori ed esperti di legge.

In un certo senso l’esclusione degli economisti e degli esperti di finanza che sono stati al servizio dei “re Mida” e che hanno guidato le banche e gestito gli istituti economici ufficiali, trova una giustificazione nel fatto che questi negli anni passati hanno combinato dei veri e propri disastri i cui effetti stanno ancora colpendo nazioni, industrie e lavoratori.

Si dovrà anzitutto definire ciò che è legittimo e ciò che è illegittimo nel sistema economico e finanziario, identificando anche la sede più appropriata per simili decisioni che, a nostro avviso, deve andare oltre il G8 e il G20 per investire di questa responsabilità una più ampia platea di governanti. L’optimum sarebbe una ONU meglio funzionante!

E’ un lavoro approfondito che richiederà più tempo di quanto molti vorrebbero, soprattutto di quanti, alla stregua del Gattopardo, dicono di voler cambiare tutto per non cambiare niente.

Ma la sfida più grande verterà intorno al contenuto economico della riforma globale, che va sotto il nome della “nuova Bretton Woods”. Altrimenti il rischio sarà di avere un involucro giuridico perfetto e troppo formale che avvolge qualcosa di economicamente non bene definito.

Tra i 12 punti che, secondo gli elaborati del ministro e del gruppo di lavoro, dovrebbero comporre il manifesto ve ne sono molti che regoleranno importanti momenti del funzionamento del sistema economico e finanziario, come la sua trasparenza, il conflitto di interessi, la corporate governance, i paradisi fiscali, il rifiuto del protezionismo, la disciplina del mercato, del commercio, della finanza, un’equa tassazione e la tutela dell’ambiente.

Ma il dibattito centrale si dovrebbe fare anzitutto con quegli economisti, non molti, che hanno da tempo, inascoltati, denunciato il rischio della crisi. E’ necessario soprattutto il coinvolgimento degli attori reali dell’economia: gli industriali, i lavoratoti, gli uomini delle scienze e delle nuove tecnologie che saranno i responsabili gestori delle scelte future.

Un codice di principi etici sarà fondamentale, ma non può restare astratto, avulso dalla realtà della crisi che stiamo vivendo quotidianamente. Esso deve essere mirato alla soluzione dei problemi reali. Per esempio, cosa facciamo degli attuali titoli tossici? Sottoponiamo il sistema finanziario e bancario, dove necessario, ad un processo di riorganizzazione fallimentare? Dobbiamo creare nuove istituzioni creditizie statali a sostegno delle attività produttive? Come e in che misura verranno sostenute le componenti sociali più disagiate?

Si dovrà inoltre definire quale dovrebbe essere il nuovo modello di economia e di cooperazione internazionale anche al fine di eliminare i focolai di guerra e aiutare in maniera sostanziale i paesi in via di sviluppo.

Alcune domande fondamentali richiedono risposte puntuali e condivise, ad esempio, quale deve essere il rapporto corretto tra il credito e l’economia reale, chi ha l’autorità di battere moneta, visto che negli ultimi anni i derivati finanziari hanno inondato il sistema di liquidità speculativa privata. Secondo noi, soltanto gli stati devono avere tale potere. Inoltre il nuovo sistema monetario non può essere ancora centrato soltanto sul dollaro ma su un “paniere” di più monete, compreso l’euro.

Per uscire dalla crisi non si può che rimettere al centro lo sviluppo dell’economia reale e sostenere i suoi due capisaldi, il lavoro e l’iniziativa imprenditoriale. A questo obiettivo deve essere finalizzata anche la rete delle grandi infrastrutture, nonché della ricerca, dell’innovazione scientifica e tecnologica, che naturalmente devono superare i confini e gli egoismi nazionali.

Finora la discussione nel mondo occidentale ha riguardato poco i contenuti ma più le regole e i principi, invece, come abbiamo avuto modo di verificare direttamente, i contenuti sono al centro del dibattito che si svolge in paesi come la Russia, la Cina, il Brasile e in quelle nazioni dove le priorità sono più reali e legate alla soluzioni delle grandi sfide epocali e non esclusivamente al sostegno di un sistema bancario e finanziario che è stato artefice e vittima della situazione di crisi attuale.

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