L'importanza del voto utile, il piacere del voto intelligente
L’Italia ha avuto finora un ruolo “marginale” nelle decisioni e nelle politiche portate avanti dal Parlamento Europeo. Le cause sono molteplici. Innanzi tutto l’eccessiva frammentazione dei rappresentanti eletti in Italia. L’Italia, esempio unico tra i grandi paesi europei, ha inviato parlamentari eletti da almeno una dozzina di partiti diversi, con il risultato che alcuni partiti hanno inviato solo uno o due parlamentari. Questo ha contribuito ad indebolire la forza della rappresentanza italiana al Parlamento Europeo.
Alla frammentazione eccessiva dei rappresentanti italiani ha fatto seguito lÂ’eccessiva “litigiosità e conflittualità” che ha visto spesso i rappresentanti eletti in Italia, usare la platea europea per portare avanti piccoli conflitti nazionali che nulla hanno a che fare con ciò che si discute in Europa e con gli interessi generali del nostro Paese.
Paesi che si dichiarano meno “europeisti” dell'Italia hanno saputo approfittare del Parlamento Europeo per portare avanti regolamenti che hanno favorito lo sviluppo dei loro Paesi e che sono serviti a difendere gli interessi nazionali. L’Italia invece ha perso molte occasioni e purtroppo molto denaro.
Tra meno di un mese si voterà per le elezioni europee. È molto importante che gli elettori esprimano un voto utile, un voto che concentri le forze su quei partiti che possono rappresentare e difendere gli interessi italiani in Europa, evitando di esportare a Bruxelles i casini che purtroppo sono sempre presenti nella politica nazionale e rinunciando per sempre a quelle ideologie fallimentari che nulla hanno a che vedere con lÂ’Europa e con la storia dei paesi occidentali. Una rappresentanza in linea con i grandi partiti europei, in grado di difendere innanzi tutto gli interessi del Paese, anche se si hanno idee diverse o contrapposte, e di rappresentare gli interessi europei e della maggioranza dei cittadini italiani ed europei.
Il voto utile serve a combattere la frammentazione e i partiti che non rappresentano gli interessi di tutti gli italiani. In aggiunta a ciò il voto “intelligente” può contribuire ad eleggere al Parlamento Europeo persone preparate, che credono nellÂ’Europa e che lavorino al Parlamento Europeo per il bene del nostro Paese; persone che non lascino, dopo pochi mesi, perché devono tornare a lavorare in RAI o non hanno tempo per venire a Bruxelles. Servono rappresentanti competenti e capaci che lavorino per il bene del Paese.
È possibile scegliere gli eletti esprimendo la propria preferenza, considerando che non si sta eleggendo il concorrente di una gara canora o di un reality show. Guardiamo ai curriculum e il 6 e 7 giugno scegliamo le persone in grado di rappresentare al meglio lÂ’Italia in Europa.
martedì 5 maggio 2009
LÂ’ultima spiaggia per essere credibili
di Alessandro M. Caprettini
Non sono un qualunquista. So bene che la politica ha dei costi e che i nostri parlamentari, a cominciare da quelli europei, hanno tutto il diritto di esser pagati per il lavoro che svolgono. E però a tutto cÂ’è un limite, soprattutto quando a casa – complice la crisi globale – si chiede di stringere la cinghia. Perché un conto è riempire il portafogli col sudore della propria fronte nellÂ’interesse se non del proprio paese, almeno dei propri elettori. Altro è farlo in maniera esagerata disertando le sedute, frodando sui rimborsi aerei, divenendo leggendari per le transumanze o per i rientri in patria, magari per andare a occupare soltanto una poltroncina di decima fila.
LÂ’Europa – che lo si voglia o no – è ormai parte integrante della nostra vita: dagli orari di lavoro alle confezioni monouso dei bar, dai costi telefonici alla libera circolazione di tutti i suoi cittadini – compresi dunque rom e quantÂ’altri – fino agli sgravi fiscali per le energie alternative. È stato calcolato che ormai il 60% ed oltre della produzione legislativa di Camera e Senato è il frutto di recepimento di direttive comunitarie. Vogliamo continuare a dire che la Ue a 27 è una astrazione che non ci interessa? Lo si faccia pure. Senza però stupirsi quando da Bruxelles ci piovono sulla testa indicazioni di marcia che ci lasciano esterrefatti: le hanno decise gli «altri», visto che gli italiani non cÂ’erano. E se cÂ’erano dormivano. Mi raccontava il vice-presidente di Confindustria Andrea Moltrasio della sua fatica per far capire ai colleghi imprenditori lÂ’importanza della Ue: «A tutti dico che a furia di rifiutare le sue portate, si rischia alla fine di esser compresi nel menù…». Pochi, pare, lo stanno a sentire. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Fra un mese esatto si torna a votare. Io credo nessuno debba disertare lÂ’appuntamento. Ma dopo aver vissuto a lungo lÂ’esperienza europea mi piacerebbe che i cittadini, visto che si possono esprimere 3 preferenze, scegliessero non i più noti ma almeno i più affidabili. Gente che sa parlare lingue straniere, che garantisce la sua presenza, che sia attrezzata per capire i dossier molto tecnici che là si elaborano.
E a chi verrà eletto chiedo fin dÂ’ora un serio impegno. Dalla prossima legislatura, lo stipendio degli europarlamentari diviene uguale per tutti: intorno ai 5mila euro netti al mese (fino a ieri ogni paese pagava le medesima cifra concessa ai parlamentari nazionali, il che faceva degli italiani i più retribuiti con oltre 11mila euro al mese cui occorreva aggiungerne almeno altri 20mila di rimborsi vari). So che esiste la possibilità di ricorrere ad alcuni escamotage per tornare a prendere le cifre di prima, ma mi piacerebbe che chi si candida chiarisse fin dÂ’ora che non avanzerà nessuna richiesta del genere. Ho partecipato recentemente ad una trasmissione tv in cui tutti i presenti, interrogati da Ilaria DÂ’Amico, da Di Pietro (Idv) a Nino Strano (Pdl), da Debora Serracchiani (Pd) a Matteo Salvini (Lega), hanno decisamente escluso che i loro eletti possano farlo. Staremo a vedere: ma è davvero lÂ’ultima spiaggia per tornare credibili agli occhi di una opinione pubblica sempre più avvelenata con le caste di tutti i tipi.