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Intervista ad Irene Pivetti

“Abbiamo letto su Euronews l'intervista rilasciata al
Direttore Rainero Schembri dalla ex Presidente della Camera
dei Deputati Irene Pivetti su una nuova iniziativa che
riteniamo molto interessante e che potrebbe riguardare anche
tanti gli italiani che vivono all'estero. Per questo abbiamo
chiesto l'autorizzazione di pubblicarla anche sul nostro
giornale”. s.v.

La nuova battaglia di Irene Pivetti per il Lavoro dignitoso.

Passano gli anni e Irene Pivetti sembra sempre la stessa:
cioè, è sempre diversa. Sicuramente non ha perso in
termini di grinta la ex Presidente della Camera dei Deputati
che è stata (insieme a Nilde Iotti) lÂ’unica donna che ha
ricoperto la terza carica dello Stato. E quando tutte le
strade sembravano ormai spianate ecco la prima grande
sorpresa, cioè, il suo brusco allontanamento dal partito,
la Lega Nord. La sua colpa? essere stata una delle
pochissime che ha avuto il coraggio di contrastare il capo
carismatico Umberto Bossi sulla questione delle secessione.
Liberata dalle vesti austere della politica e delle
Istituzioni, la Pivetti lÂ’abbiamo vista dappertutto, dal
mondo della televisione a quello dello spettacolo, passando
ogni tanto attraverso il giornalismo con puntatine anche nei
salotti che contano. Del resto lei ha dimostrato di saper
parlare con la stessa disinvoltura e competenza sia di
politica internazionale che delle marachelle di Fabrizio
Corona. Questo eclettismo ha avuto ovviamente dei riflessi
anche sul suo look personale, tanto da collocarla, in
periodi diversi, sia nella lista delle donne più impegnate
dÂ’Italia che in quella dei sogni proibiti di molti uomini.
Insomma, un misto di Giovanna dÂ’Arco e Marlene Dietrich.
E a differenza della sorella, bravissima attrice, Irene ha
fatto del mondo e della vita il suo vero palcoscenico,
calcandolo però sempre con la massima convinzione e
dedizione. CÂ’è quindi da giurare che anche con la sua
ultima creatura, la Fondazione Learn To Be Free (Impara ad
essere libero, www.ltbf.it, segreteria@ltbf.it 3346710537)
la Pivetti andrà molto lontano. Ma in quale direzione? Lo
cercheremo di scoprire in questa intervista.

Presidente, come è nata la sua Fondazione?

Come quasi tutto nella mia vita: in forma del tutto casuale.
Parlando con un mio amico orefice, mi sono resa conto di due
cose: primo, che spesso ci vuole poco per aumentare le
capacità lavorative di un settore produttivo; secondo, che
non basta dare il lavoro ma che occorre anche dare a tutti e
in ogni fase del processo lavorativo la giusta dignità
lavorativa.
Quindi ho cominciato ad interessarmi del cosiddetto gioiello
etico, cioè, dellÂ’importanza di garantire che in tutte
le fasi della sua lavorazione, dallÂ’estrazione alle ultime
finiture, vengano rispettati i requisiti minimi lavorativi,
sul piano umano e sociale.

Concretamente cosa ha fatto?

Ho cercato di avviare una collaborazione tra i gioiellieri
italiani e il Governo colombiano, in questo momento
fortemente interessato a combattere la criminalità
organizzata e lo sfruttamento dei poveri raccoglitori di
smeraldi. Detto, in estrema sintesi, questo accordo dovrebbe
consentire ai maestri gioiellieri italiani di diventare i
veri promotori di un nuovo sviluppo dello smeraldo
colombiano, capace di creare numerosi posti di lavoro sia in
Colombia che in Italia, nel pieno rispetto delle regole
previste da organismi come lÂ’International Trade Center
dellÂ’ONU. In altri termini, la Fondazione colloca al
centro di tutto la qualità del lavoro come qualità
suprema della vita.

Ma questa problematica non riguarda solo il comparto delle
pietre preziose.

Lo so molto bene. Infatti, la nostra Fondazione si occupa
anche di diversi altri settori, dalla logistica
allÂ’assistenza portuale, ai servizi immobiliari, alle
gestioni amministrative, al comparto turistico, ai centri
commerciali, agli inserimenti professionali per gli
studenti, alla solidarietà nel mondo o anche al
reinserimento dei giovani usciti dalle carceri.
In pratica, ogni volta che intravediamo una possibilità di
creare attraverso la formazione o lo sviluppo produttivo
nuovi posti di lavoro dignitosi, cerchiamo di coinvolgere
tutte le forze e conoscenze esistenti per ottenere questo
risultato. EÂ’ mia convinzione, infatti, che la crisi
dipende più dallÂ’inefficienza del sistema che dalla
mancanza di possibili soluzioni. Naturalmente occorre anche
una grande sensibilizzazione da parte dei consumatori e
dellÂ’opinione pubblica in generale. Tutti sono,
giustamente, molto preoccupati per il buco dellÂ’ozono ma
pochi riflettono sul fatto che un anello simbolo della
felicità, parlo dellÂ’anello matrimoniale, spesso è il
frutto di enormi sofferenze e infelicità da parte di
tantissimi lavoratori minorenni sfruttati come schiavi.

Ma questi sono problemi planetari. Come pensate di
risolverli?

Non abbiamo la presunzione di risolverli. Cerchiamo solo di
fare la nostra piccola parte. Quello che riusciremo ad
ottenere è tutto di guadagnato. Personalmente questa
tematica la sento ormai come una missione che cercherò di
portare avanti non solo in Italia ma anche in Europa e in
tanti Paesi nel mondo.

Non è che sta pensando di rientrare in politica?

Per ora non è questo il mio obiettivo ma se fosse necessario farlo per rendere più concreto questo progetto, perché no? Ma, in ogni caso, c\'è tempo.

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