MARINA MILITARE: A CACCIA DI PIRATI SI’, MA CON LE “PEZZE A COLORI”

CARO DIRETTORE,
la Marina Militare, nel silenzio e nello stile che la contraddistingue, sta vivendo una crisi anche annunciata che potrebbe riflettersi anche sulla nazione.
Prima di lasciare il servizio qualche anno fà un Capo di Stato Maggiore della Marina profetizzò che presto la Forza Armata si sarebbe trovata a dover cucire sulla divisa “le pezze a colori”. All’atto pratico è ciò che già sta avvenendo.
A causa degli esasperati tagli finanziari alla Difesa, sono tante le quotidiane difficoltà a cui fà fronte il personale. Infatti, oltre a non esserci più tonner per stampanti o carta per fotocopie, fondi per le pulizie (ma anche carta igienica e sapone nei bagni) e tanti altri bisogni a cui il personale provvede anche a spese proprie, sono stati prolungati i periodi di distribuzione dei capi vestiario. Ad esempio la divisa ordinaria, indossata quotidianamente dal personale destinato nelle basi logistiche, verrà sostituita solo dopo cinque anni. Anche un barbone ha l’opportunità grazie alla caritas di cambiarsi abito più di frequente.
Quello delle divise è solo un esempio. Esso rappresenta la punta di un iceberg, di una crisi molto più profonda che il personale della Forza Armata sta vivendo sulla sua pelle e che si può ripercuotere anche sull’economia nazionale.
Infatti, la Marina Militare è proprio la Forza Armata che maggiormente contribuisce a garantire la ricchezza economica del paese. Con il buon senso è facile dedurre che le ricchezze di una nazione con 8.000 chilometri di costa possono quasi totalmente essere importate via mare. La sicurezza di queste importazioni sono garantite soprattutto grazie all’attività di polizia internazionale svolta in alto mare dalle unità della Marina Militare ed anche nei porti dagli uomini della Guardia Costiera.
Le attività anti-pirateria, di contrasto all’immigrazione clandestina, e tante altre, per quanto potranno essere ancora assicurate se già sono fortemente ridotte le ore di navigazione al minimo indispensabile, considerando che sono state quasi del tutto azzerate le esercitazioni di cui il personale necessita per la propria sicurezza?
Quel personale che ha incarnato almeno quanto i Carabinieri il motto: “uso obbedir tacendo e tacendo morir”, come farà ad obbedire quando presto non avrà neanche più le “pezze a colori” da mettere sulla divisa? Come si contrasteranno e si salveranno i clandestini se non a nuoto? O si adatteranno le navi di cui l’Italia va orgogliosa, aggiungendo dei remi ausiliari per risparmiare carburante?
A che mi serve la Ferrari se la conservo in garage, in quanto non ho neanche i soldi per far muovere una utilitaria? E se un giorno per motivi straordinari avrò i fondi per la benzina, non corro il rischio di aver dimenticato come si guida?
Basterà contare, come sempre, sulla indubbia “buona volontà” dei marinai?
Antonello Ciavarelli
Delegato del Co.Ce.R. (Consiglio Centrale di Rappresentanza dei militari)
antonellociavarelli@libero.it

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