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Per Obama è giunto il tempo delle decisioni difficili

di Bruno Gambardella

Il caso Guantanamo turba da anni la coscienza dell'Occidente. Concepito dall’amministrazione Bush come un non-luogo dove attuare tutte quelle procedure antiterrorismo vietate in primis dalla legge americana (sequestri, detenzioni senza condanna, torture), il carcere situato nella base militare USA di Cuba sembrava essere avviato alla chiusura per volontà del Presidente Obama, decisione che sembra porre però problemi nella fase esecutiva.

Dell'analogo carcere di Bagram in Afghanistan qui da noi non si parla, mentre la nuova Amministrazione americana ha deciso di non concedere ai sospetti di terrorismo là detenuti (senza limite di tempo) il diritto di contestare l'accusa e di avvalersi di un avvocato e ha fatto opposizione al provvedimento di un giudice che aveva loro riconosciuto l'habeas corpus, in conformità a quanto era accaduto per quelli di Guantanamo, su decisione della Corte suprema.

Con un certo compiacimento, l’organo dei bushiani italiani, Il Foglio, afferma che negli Stati Uniti tanti pensano che il nuovo presidente si stia preparando a ripercorrere (ad esempio in Iran) la linea del suo predecessore, precisando anche che negli Stati Uniti esistono aperte prese di posizione di molti giuristi, politici, giornalisti, uomini di cultura che si stanno allontanando da Obama…

Non credo che adesso sia già il caso di gettare la croce addosso a Obama, ma forse può essere più utile riflettere sul fatto che il capo dello stato più potente del mondo, sul quale gravano massime responsabilità di portata mondiale, deve fare quotidianamente i conti con problemi e situazioni la cui portata è terribilmente complessa.

Salvare gli agenti CIA da un processo per violazione dei diritti umani può apparire odioso. Il problema è che ogni politica perseguita in perfetta solitudine è sideralmente lontana dalla possibilità di essere definita nel quadro delle legislazioni penali e del garantismo costituzionale dei tribunali penali internazionali. Obama sapeva che qualcosa andava fatto, ma non poteva rischiare di perdere quel patrimonio di informazioni che è l’unico lascito della fallimentare politica bushiana.

Chi in Europa si appresta a muovere le prime critiche al gattopardo Obama ricordi, per la vergogna del vecchio continente, che dopo la tragedia delle Twin towers l'Europa – incapace di percepire e misurare l'enorme portata politica dei fatti – decise un coordinamento tra le polizie dei vari stati dell'Unione, una misura la cui inesistenza non ha bisogno di essere provata. (ildialogo.org)

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