L’on. Franco Narducci alla Cisl Lazio: “Il sindacato quale luogo primario di integrazione”

Il congresso della Cisl Lazio, conclusosi venerdì scorso a Pomezia, ha ospitato una interessante tavola rotonda sull’immigrazione dal titolo “Insieme dentro il domani” che ha visto tra i relatori l’On. Franco Narducci, Vice Presidente della Commissione Affari Esteri, nonché presidente dell’UNAIE. Al dibattito con i delegati della Cisl hanno inoltre partecipato autorevoli esponenti delle istituzioni e della società civile, come Silvia Costa, mons. Guerino di Tora (direttore della Caritas di Roma), la Prof. Daniela Pompei (Comunità di S. Egidio), Giorgio Santini (Segretario Confederale Cisl).

Dopo l’introduzione di Ewa Blasik dell’Anolf Lazio, Narducci ha ricollegato le varie fasi dell’emigrazione e dell’immigrazione evidenziando, tra l’altro, che il sindacato è stato ovunque la prima casa dei cittadini immigrati, ai quali ha riconosciuto sempre gli stessi diritti di partecipazione e di codecisione spettanti agli iscritti indigeni, favorendo il primo embrione dell’integrazione e di relazioni con le comunità del Paese di accoglimento.

Il sindacato, come aggregazione di italiani emigrati, è stato sempre in prima linea in tutte le battaglie concernenti le politiche di cittadinanza e i diritti sociali.

L’Italia, ora, è passato ad essere un Paese da forte emigrazione a forte immigrazione, anche se molti giovani ad alta professionalità si recano all’estero per lavoro. E il tema immigrazione è diventato un punto all’ordine del giorno della politica italiana e dell’impegno della società civile che è attenta alle politiche di integrazione: rappresenta un tema caldo che ha bisogno di un di più di impegno per risolvere i problemi ad esso connessi mettendo sempre al centro la difesa della dignità umana.

Durante il seminario si sono analizzati i dati concernenti la percentuale di immigrati presenti in Italia e in altri Paesi europei con una approfondita analisi socio-politica del fenomeno. Tale analisi ha portato alla conclusione che le problematiche sociali connesse ai complessi fenomeni migratori non sono connessi alla percentuale di cittadini stranieri presenti sul nostro territorio ma alla capacità di governare questo processo che sembra ineludibile.

Considerando ciò che avviene negli altri Paesi dell’Europa si deve dedurre che l’immigrazione non è un’emergenza poiché la consistenza del fenomeno è solo al 5% della popolazione. Tuttavia, bisogna lavorare con intelligenza e capacità di dialogo, oltre che con una adeguata visione prospettica, per non costruire ghetti sia dal punto di vista urbanistico che socio-culturale ed è necessario, come prima cosa, cominciare ad invertire la tendenza che vuole identificare l’immigrato con il criminale, cosa che è oggettivamente falsa alla prova dei fatti. Purtroppo il Governo non aiuta ad attivare questo processo, poiché con i suoi provvedimenti non fa altro che diffondere la cultura della paura del diverso; ne sono prova la volontà di istituire le cosiddette ronde e la norma che si vuole introdurre per fare in modo che i medici denuncino i pazienti senza permesso di soggiorno anziché curarli senza discriminazione.

Ed allora bisogna reagire, oltre che politicamente, anche come società civile cercando di porre in essere quell’integrazione che parte dall’interazione tra persona e comunità e comunità immigrata con comunità di accoglienza. E per fare questo è fondamentale valorizzare l’associazionismo che è lo spazio privilegiato dell’integrazione come lo è stato per gli italiani all’estero. Con questo modus aperandi e aiutati anche da adeguati provvedimenti, come la Proposta di legge per il permesso di soggiorno per ricerca di lavoro, primi firmatari Bobba, Narducci, Damiano e Pezzotta, si riuscirà ad avviare il percorso più fruttuoso per una buona integrazione in modo da costruire insieme una società più giusta e coesa, con diritti e doveri universalmente condivisi.

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