SIGMUND FREUD E LA SUA CASA…

…RACCONTATI DALLE FOTO DI EDMUND ENGELMAN PRIMA DELLA ROCCAMBOLESCA FUGA DA VIENNA A LONDRA.
Gli ultimi giorni di permanenza a Vienna prima della fuga in seguito alla promulgazione delle leggi razziali antisemite

di FABRIZIO CRACOLICI e LAURA TUSSI.

Per Freud la casa-studio in Berggasse al 19 era un’oasi inviolabile dove lavorare assiduamente protetto dall’affetto dei suoi cari. Un luogo oltraggiato con inaudita nefandezza dal nazismo. A tale proposito Freud scrive una lettera al direttore di “Time and Tide” dicendo: “a quattro anni giunsi a Vienna da una piccola città della Moravia. Dopo settantotto anni di duro lavoro ho dovuto lasciare la mia patria, ho visto dissolvere la società scientifica da me fondata, distrutti i nostri istituti, confiscata la casa editrice dagli invasori, sequestrati o mandati al macero i libri da me pubblicati, i miei figli esclusi dalle loro professioni”.
Un’introduzione molto dettagliata narra della storia di Freud, di tutte le vicende, dei cambiamenti anche logistici di quel luogo “Berggasse 19” che gli diede modo di gettare senza ombra di dubbio le basi e non solo, della psicanalisi moderna.
Il fotografo ricorda i momenti che precedevano il suo lavoro in Berggasse 19, con molta emozione esprime la sua paura nel raggiungere la casa-studio del dottor Freud, timore non dettato dalla presenza dei nazisti che spiavano la famiglia del Professore, ma per tema di non essere in grado di realizzare un buon lavoro. Il problema fondamentale consisteva proprio nel dover realizzare le foto della casa studio senza l’ausilio di flash che sicuramente avrebbero attirato l’attenzione dei nazisti, alla vigilia della fuga di Freud e della sua famiglia. Il lavoro di Engelman, il fotografo, doveva procedere in modo tale da non intimorire o creare tensioni all’ottuagenario Professor Freud. Il fotografo vide durante il suo lavoro i famigliari, pochi pazienti, un gruppo molto ristretto di persone quali il committente Aichhorn ed Ernest Jones. Aichhorn temeva che Freud fosse rimasto molto turbato dall’irruzione delle SS che erano riuscite persino a farsi consegnare del danaro, e soprattutto che fosse impressionato e avvilito dall’arresto della figlia Anna, rimasta per molte ore prigioniera nelle mani della Gestapo. In quelle condizioni, l’improvvisa comparsa di uno sconosciuto nel suo appartamento avrebbe soltanto messo inutilmente in agitazione il Professore. Tenendo conto delle abitudini di Freud, Engelman elaborò un programma di lavoro tale da non incontrare mai il Professore, evitandogli così repentine e nuove emozioni. Studiò la planimetria della casa e fotografò in ogni minimo dettaglio l’ingresso di Berggasse 19, il passo carrabile, la rampa di scale che conduce dal piano rialzato al mezzanino (luogo dove si trovavano l’abitazione privata e dal 1907-8 anche lo studio), la porta d’ingresso allo studio, l’anticamera, la sala d’attesa dove si riuniva il gruppo del mercoledì sera “Adler, Steckel, Federn, Rank, Jung, Brill, Jones e Abraham per citare i più noti), che fondò nel 1910 la Società Psicanalitica di Vienna, la sala di consultazione con l’enorme divano, lo studio di Freud, le sale piene di oggetti antichi di cui il Professore era un grande stimatore, collezionista e osservatore, le stanze dove viveva con la sua famiglia. Il terzo giorno quando oramai Engelman si era abituato a lavorare in quella casa decise di scattare altre fotografie della scrivania di Freud, quando all’improvviso gli si avvicinò a piccoli passi e con un incedere molto rapido il Professore che aveva modificato inaspettatamente il suo percorso quotidiano decidendo di tornare nello studio, proprio quando il fotografo stava immortalando il luogo. Engelman si rese subito conto della preoccupazione impressa sul viso di Freud. In quel momento entrò nello studio Aichhorn che chiarì subito la situazione e spiegò a Freud il motivo della presenza di Engelman. Da questo istante il Professore concesse al fotografo parte del poco tempo rimastogli da trascorrere in Berggasse 19, aiutandolo nel suo lavoro, instaurando così un rapporto di grande stima per l’operato, come disse Freud: “molto importante” a ricordo dei luoghi dell’intera sua esistenza.
Non appena fu possibile, alla fine della guerra, Engelman, che era fuggito in America, decise di andare alla ricerca dei suoi preziosissimi negativi affidati, prima di fuggire, ad Aichhorn. Dopo diverse difficoltà, Engelman riuscì a reperire i negativi passati di mano in mano a Londra da Anna Freud. Il fotografo ricorda che per anni non è stata affissa nessuna targa sulla casa di Vienna dove aveva vissuto Freud e che finalmente nel 1953 la casa fu sottratta all’oblio.
La Federazione Internazionale per la Salute e l’Igiene mentale ottenne dal governo austriaco l’autorizzazione ad affiggere sull’edificio una targa: “In questa casa visse ed operò dal 1891 al 1938 il Professor Sigmund Freud, creatore e fondatore della psicanalisi”.
Nel novembre 1968 fu fondata a Vienna la Sigmund Freud-Gesellschaft che decise di ricostruire il luogo dove aveva vissuto e di allestirvi un museo.
Nel 1971 fu inaugurato, alla presenza di Anna Freud, il Sigmund Freud museum.
Nel 1976 la casa divenne di proprietà del città di Vienna e nel 1989, cinquant’anni dopo la morte di Freud, la Sigmund Freud-Gesellschaft riuscì a riconquistare in venti anni di fatiche la totalità dei locali che costituivano la casa-studio del Professore.

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