Cambiano le regole sulla sicurezza nel lavoro

Il Consiglio dei ministri ha recentemente approvato il decreto delegato con il quale si riscrive il testo unico sulla sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro.
Il provvedimento si caratterizza per l’attenuazione del sistema sanzionatorio a carico delle imprese, pur mantenendo la pena del carcere per le violazioni più gravi.
Il legislatore,in sostanza,non ha recepito il messaggio intrinseco nella immane tragedia della Thyssen,quello di un inasprimento delle pene a carico delle imprese che violano la normativa in materia di sicurezza sul lavoro,né il quotidiano bollettino di guerra delle oltre 1270 morti bianche all’anno,che fanno del nostro Paese quello in cui si muore di più in Europa per fare la cosa più naturale e banale che esista:lavorare.
Non è inoltre bastato ai parlamentari sapere che ogni anno,per infortuni sul lavoro,oltre 30.000 persone subiscono danni permanenti e oltre 600.000 patiscono danni temporanei,né sono bastati gli appelli accorati del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano,che da tempo si batte contro questo flagello che colpisce i più deboli,spesso costretti a salari indecenti.
A mutare è anche l’approccio nell’azione per prevenire gli incidenti sul lavoro imboccando la strada giusta della semplificazione delle procedure e della lotta contro il formalismo e la burocrazia.
Insomma una scelta legislativa l’attenuazione delle sanzioni sbagliata mentre quella della semplificazione delle procedure giusta. Forse è chiedere troppo ai parlamentari di licenziare buone leggi a tutela della collettività da essi rappresentata.
Il governo ha incassato,come era ovvio vista l’attenuazione delle sanzioni a carico delle imprese,il consenso di tutte le organizzazioni imprenditoriali,con in testa la Confindustria e,cosa strana,di Cisl,Uil e Ugl,che,almeno stando al fine primario per il quale sono costituite,dovrebbero tutelare i lavoratori. Con l’eccezione della Cgil che forse si è ricordata in questo caso della funzione assegnata al sindacato.
Gli aspetti critici del testo governativo sono essenzialmente tre:la diminuzione delle sanzioni che aumentano del 50% rispetto a quelle fissate nel 1994 con la legge 626 ma non rispetto alle norme del 2008 varate dal governo Prodi;l’indebolimento del ruolo dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza;il timore che le semplificazioni burocratiche possano avere effetti negativi sul processo per la valutazione del rischio.
Non è stata invece toccata la norma che prevede l’arresto dell’imprenditore per l’omessa valutazione del rischio nelle aziende a rischio incidente rilevante. Per le violazioni formali è prevista una sanzione amministrativa fino a un massimo di 8.000 euro. L’attività di impresa è sospesa quando la prima verifica scopra almeno tre ipotesi di gravi violazioni o la stessa violazione si ripeta per la seconda volta in un biennio. Specifiche tutele sono previste poi per i lavoratori con contratto atipico.
Dall’inizio del 2009 si sono registrate oltre 100 vittime sui luoghi di lavoro e ogni giorno in Italia ci sono 2500 incidenti,3 persone perdono la vita e 27 restano invalide in modo permanente.
Nel 2007 le morti bianche,secondo l’Inail,sono state 1200;gli infortuni sui luoghi di lavoro restano una delle principali cause di morte nel nostro Paese e provocano quasi il doppio dei decessi rispetto agli omicidi.
L’età media di chi perde la vita mentre lavora è di circa 37 anni. Questa piaga colpisce soprattutto alcuni settori. L’edilizia,e in particolare i lavori di costruzione e la cantieristica,è tra quelli considerati ad alto rischio, seguito dal settore metalmeccanico e da quello dei trasporti.
Tra gli infortuni non mortali,che nel 2008 sono stati quasi 900.000,oltre 600.000 hanno previsto un’assenza dal lavoro superiore a tre giorni,oltre 40.000 hanno provocato un’invalidità permanente.
La nuova normativa sarà in grado di arginare questa strage? La sua attuazione nel tempo ci darà la risposta.

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