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Lettera Aperta a Sergio Romano: Assassinio del Generale dei Carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa

Del dialogo con i lettori dell'editorialista del Corriere della Sera.

Gentile Romano, sarei interessato ad avere alcune informazioni e commenti sull’assassinio del Generale dei Carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa (Saluzzo, 27 settembre 1920 – Palermo, 3 settembre 1982) fu un generale e prefetto italiano. Mi sono chiesto se si è trattato di un omicidio oppure, in un certo senso forse inconsciamente, di un suicidio? In effetti è quasi incredibile che un ex partigiano, Generale dei Carabinieri, grande esperto nella lotta alla malavita, che aveva per di più sgominato le Brigate Rosse, abbia potuto accettare di andare a Palermo come prefetto, in particolare dopo aver dichiarato : « Mi mandano in una realtà come Palermo, con gli stessi poteri del prefetto di Forlì! » (Carlo Alberto Dalla Chiesa). http://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Alberto_Dalla_Chiesa Non solo ma poi, incredibile ma vero, circolava a bordo di una piccola autovettura non blindata, la A112 bianca, in compagnia della giovane moglie, Emanuela Setti Carraro; con una scorta ridicola, era infatti protetto da un solo agente-autista. Il delitto dei tre personaggi avvenne a Palermo alle ore 21.15 del 3 settembre del 1982. Per quale motivo le Brigate Rosse rifiutarono l’invito della Mafia di accettare che l’uccisione del Generale fosse dichiarata un’ azione delle BR? Cosa dire poi dei famosi documenti sul caso Moro, in possesso del generale che sparirono alla sua morte, Dalla Chiesa aveva il diritto di conservarli? Forse aveva avuto assicurazione che nessuno lo avrebbe ucciso o contava sulla sua buona stella, o sull’illusione di essere un personaggio molto importante quindi intoccabile, oppure semplicemente ed inconsciamente voleva morire? Certamente non aveva ben meditato sulla fine tragica del poliziotto italo-americano Joe Petrosino assassinato anche lui a Palermo il 12 marzo 1909. Infine a chi è stata utile la morte di Dalla Chiesa? In un certo senso oggi noi possiamo pensare che, per lo Stato italiano, il suo assassinio rappresenta una “Caporetto” tecnica e certamente morale? Nei primi anni del dopo guerra, vedi Movimento Indipendentista Siciliano, non pochi siciliani aspiravano ad una Sicilia indipendente dall’Italia, forse invece di ostacolarli sarebbe stato meglio agevolarli? Probabilmente ci sarebbero stati meno morti ammazzati e poi cosa possiamo immaginare e sperare per il futuro?

Grazie! Saluti da Parigi. Giancarlo Gallani
Sito : www.solechesorgi.com

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