La virgola. Diario di mezza stagione e ora legale …

Generalmente non amo parlare degli avversari politici. Se si parlasse, in generale, più dei problemi, e delle ricette di ciascuno per affrontarli, e meno degli altrui vizi e virtù, la politica italiana sarebbe meno “riottosa” e forse più rispettata e compresa anche dai cittadini.

Ritengo che ciascuno debba sempre cercare di dare il meglio della propria capacità di proposta e di organizzazione, con coerenza. Valuto quindi positivamente il fatto che il Partito Democratico, prima, e oggi il PdL, abbiano coerentemente compiuto un passo avanti nella semplificazione del sistema politico italiano. Non è poco!

Ma gli elementi positivi che ci accomunano, in un quadro politico-istituzionale così complesso, terminano qui. La coerenza – che a volta non premia dal punto di vista elettorale – consente, però, di costruirsi un piano di credibilità e affidabilità con gli elettori che sortisce effetti positivi, sempre, a medio e lungo termine. Ma non può essere utilizzata sporadicamente, secondo le esigenze del momento.

Il PD non ha celebrato un leader consacrandolo ad una storia fatta a sua immagine e somiglianza, senza alternative e senza rischi. Le primarie di Veltroni – con avversari di spicco del PD, come Bindi e Letta – poi l’elezione di Franceschini – con la candidatura alternativa di Parisi – non sono stati episodi di “ordinaria divisione interna al PD” ma momenti di autentica democrazia, con tutti i rischi collegati. Sono quei momenti che alla lunga uniscono, se gestiti da un partito forte che non ha paura del confronto interno e che poi decide, sceglie e vota di conseguenza. Ricordare ogni giorno “la libertà di coscienza” nel voto dei parlamentari – su alcuni provvedimenti – non è solo ribadire un’ovvietà ma appare come una giustificazione alle divisioni, un tentativo di nasconderle. Le divisioni vanno invece trasformate, dall’azione politica interna, in costruzione positiva delle linee politico-programmatiche del partito democratico. Non ho percepito segnali simili dal congresso del PdL. Le questioni poste dall’On. Gianfranco Fini – cui non sono arrivate risposte – che percorso di confronto troveranno internamente al nuovo partito? Farebbero bene a preoccuparsene i parlamentari PdL che hanno cercato di contrastare la deriva “leghista” sulla sicurezza in chiave anti-immigrazione.

Farebbero bene a preoccuparsene tutti, in un momento caldo del confronto parlamentare. In Parlamento si acuisce lo scontro con le recenti decisioni – di metodo e merito – che hanno visto la maggioranza ritirare un decreto legge – sulle quote latte – e inserirlo in un altro decreto legge – sul sostegno ai settori industriali in crisi – una sorta di “decreti Matrioška”. E il problema non è tanto la soluzione adottata – che ha dei precedenti – ma averlo fatto in corso d’opera, per vincere la resistenza delle opposizioni che invece giustamente insistono per evitare che i produttori onesti, che non hanno sforato le quote-latte comunitarie, o quelli che hanno sforato, ma hanno pagato le multe, si trovino – come spesso accade in Italia – ad essere buggerati da una finta sanatoria che premia chi ha sforato e non ha pagato le multe. Avete capito? Verrebbe voglia di rispolverare la vecchia battuta che di legale – in Italia – c’è rimasta solo “l’ora”. Siamo in attesa dei decreti “scatole cinesi” poi avremo utilizzato tutto l’armamentario classico della decretazione d’urgenza di questo Governo.

Le proposte chiare e semplici fatte dal Partito Democratico in questi mesi sono il nostro punto di forza: l’election day con il referendum e il risparmio di mezzo miliardo di euro, l’aumento dell’aliquota IRPEF per i redditi superiori a 120,000 euro, l’assegno di disoccupazione, le candidature vere per le europee e non il peggior utilizzo delle “incompatibilità” successive e la scelta forte di contrasto alla non-legge sul testamento biologico. Anche qui la maggioranza ha costruito un insolito insieme di norme che peggiorano la situazione esistente.

In queste condizioni, nonostante le tensioni crescenti, con la fermezza dovuta al sano rapporto che deve esistere tra maggioranza e opposizione, credo sia ancora necessario – anche in considerazione della grave crisi economica e degli effetti pesantissimi che questa ha e continuerà ad avere sulle famiglie e sulle fasce sociali più deboli – continuare a lavorare per una responsabilità nazionale che, su questi temi, consenta a maggioranza e opposizione di esprimere il meglio delle loro proposte. A condizione che la maggioranza cominci ad ascoltare il Paese, le forze sociali, i cittadini, oltre che il Partito Democratico e le altre forze di opposizione.

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