Scandalo accreditamento. Si rema contro Dop, Igp ed Stg

Un grave attacco frontale alle denominazioni di origine. Con costi aggiuntivi incomprensibili a carico di produttori e consumatori. Un rischio reale dal 2010, perché si vuol affidare tutto a una grossa società privata. La denuncia

di Pasquale Di Lena

Non è passato molto tempo dalla riflessione che ho riportato in una nota, pubblicata da Teatro Naturale (link esterno), sul ricco patrimonio di qualità espresso dall’agroalimentare italiano con eccellenze che danno primati al nostro paese, come le denominazioni di origine, la biodiversità, il biologico.
In quella riflessione esprimevo un sentimento di orgoglio, ma anche di soddisfazione per l’agroalimentare italiano e, viste queste peculiarità, di grande fiducia per il suo futuro.

Una maggiore remunerazione per i produttori
Ben 176 prodotti riconosciuti Dop e Igp, più della Francia e più di ogni altro Paese europeo, con altri in attesa di riconoscimento a testimoniare la ricchezza dei nostri territori; la professionalità dei nostri imprenditori, soprattutto agricoli; l’impegno delle istituzioni e della interprofessionalità.
Un percorso non facile quello che ha portato a questo esaltante risultato, che, per esprimere tutte le sue enormi potenzialità, ha bisogno di dare risposte ai produttori, soprattutto sul piano della remunerazione del loro impegno e della loro passione. Risposte che dipendono dal mercato, sempre più difficile con la crisi in atto, ma che riserva spazi enormi a quei prodotti che riescono a garantire i consumatori, in modo particolare quelli più esigenti di qualità.

La via dell'eccellenza a marchio Dop e Igp
In questo senso i prodotti Dop e Igp, le nostre eccellenze, sono destinati a convincere questi consumatori se c’è chi si preoccupa di comunicarli, valorizzarli e commercializzarli, una volta date le risposte giuste ai produttori, essenziali per allargare la base produttiva che, oggi, per molti di queste eccellenze è fortemente ristretta.

La regola del profitto immediato
Dicevo un percorso non facile, al pari di quello iniziato nel 1963 dal DPR 930 riguardante le denominazioni di origine dei nostri vini, che, per chi l’ha vissuto da vicino, sa bene quanto sia stato faticoso e a quanti rischi di interruzione è andato incontro, per quella strana regola che se non c’è un profitto immediato è solo perdita di tempo e un modo di rallentare la libertà di azione di chi rischia in prima persona. Salvo a verificare nel tempo che i profitti maggiori il privato li ha ottenuti grazie alle scelte codificate e alla testardaggine di alcuni burocrati che hanno lavorato sempre per il rispetto di queste scelte, che, come si sa, indicano nel territorio, patrimonio della collettività, l’origine della qualità.

Senza costi per i produttori. Sì, ma ora?
E’ partendo da questa premessa che mi permetto di esprimere tutta la mia preoccupazione per la notizia, che si fa sempre più insistente, che il Mipaaf intende affidare l’accreditamento delle certificazioni delle produzioni Dop, Igp e Stg, che sta facendo da dieci anni con ottimi risultati e senza costi per i produttori, a società esterna privata, sulla base del Reg. Ce n. 765/2008 riguardante gli Organismi Nazionali di Accreditamento.

Un grave attacco frontale a Dop, Igp e Stg
Se la notizia risponde a verità e, soprattutto, se l’intento di procedere in questa direzione sta per realizzarsi, dico subito che ciò diventa un attacco frontale alle nostre produzioni di eccellenza con il rischio, se non la certezza, che tutto il processo faccia una inversione di marcia.
E ciò con la conseguenza di un grave danno per l’agricoltura italiana che, fino ad ora, ha sempre visto, nel suo sforzo di produzione delle eccellenze, una via di uscita dal pantano della pesante crisi in cui è caduta da tempo.
Personalmente ritengo la questione molto grave e credo che sia un dovere esprimere ora ogni preoccupazione perché, non solo non venga interrotto il processo in atto, ma rafforzato, dando la certezza che la fiducia riposta nelle nostre produzioni di eccellenze è sentita.

Basterebbe un decreto…
Non trovando una ragione valida che giustificherebbe questa decisione devo pensare che essa è solo frutto di un clima che vuole che tutto vada al privato. Non voglio pensare ad altro.
Basterebbe che il Ministro Zaia firmasse un decreto in modo che l'accreditamento lo possa continuare a fare il Mipaaf, a costo zero, con imparzialità e, cosa non secondaria, con la professionalità finora espressa dalla pubblica amministrazione.

I costi aggiuntivi bloccherebbero un processo virtuoso
A costo zero, dicevo, per far capire che qualsiasi costo aggiuntivo rischia di bloccare il processo per la impossibilità della stragrande totalità dei produttori di queste nostre eccellenze di sopportarli in questa fase e per molti anni ancora.

L'accreditamento delle certificazioni a una sola società
In pratica, qualora l’accreditamento di certificazione delle produzioni Dop, Igp e Stg fosse attribuito all’esterno è facile capire che ciò comporterebbe un aumento dei costi che il produttore dovrebbe far pagare a un consumatore, entrambi strozzati dalla pesante crisi economica. Comporterebbe, anche, di non continuare a utilizzare le proprie strutture e le alte professionalità espresse fino ad oggi e da tutti riconosciute.

Che fine faranno le piccole Dop?
In pratica, se non la morte delle nostre piccole produzioni, un sicuro, forte ridimensionamento delle stesse, con il rischio del blocco di un percorso che ha dimostrato, nei suoi dieci anni di attivazione, di risultare virtuoso e di avere enormi potenzialità di crescita e di risultati importanti per tutti i protagonisti del nostro agroalimentare.

Perché non soprassedere?
Allora se è vero, come è vero, che non ci sono ragioni per interrompere il processo in atto; se è vero, anche, che aumenti dei costi non sono sopportabili da parte del produttore e del consumatore e se è vero che si avrà la dispersione di una professionalità e di una competenza decennali a favore di un soggetto che invece deve ancora formarsi e specializzarsi nel settore, perché non soprassedere e rinviare nel tempo una decisione che porterebbe, allo stato attuale, a fare solo danni?

Un dovere di tutti
Serve, in questa fase, riflettere un attimo e pensare al valore di un bene che è del territorio oltre che della nostra agricoltura. E’ un dovere di tutti farlo, oltre che, come ho cercato di argomentare, una necessità.

di Pasquale Di Lena
28 Marzo 2009 TN 12 Anno 7PRIMA PAGINA TRACCE Italia Mondo Società Cultura Libri Economia Ambiente Salute Formazione Turismo Gastronomia Speciali

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