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COMUNITARIA: DELLA MONICA, SUI DIRITTI DELLE DONNE LA PDL ALLONTANA L’ITALIA DALL’EUROPA

Bocciati tutti gli emendamenti del Pd che recepiscono nel nostro ordinamento le direttive Ue

“E' evidente che le politiche di parità di accesso delle donne al lavoro, ai servizi e al diritto alla parità del reddito alla maggioranza e al governo non interessano per nulla”. Lo denuncia la senatrice del Pd Silvia Della Monica nel corso del dibattito a palazzo Madama sulla legge comunitaria.
“La maggioranza, comprese le parlamentari donne – spiega – nonostante esprima apprezzamento per le proposte avanzate, sta sistematicamente bocciando tutti gli emendamenti presentati dall'opposizione che puntano a introdurre nel nostro ordinamento, come richiesto dalle direttive comunitarie, una reale parità tra uomo e donna nei diversi settori della vita lavorativa, istituzionale e privata. Non si capisce la ragione di un simile comportamento, se non quello di un dictat venuto dall'alto che impone di respingere aprioristicamente ogni contributo dell'opposizione. Il risultato è che non solo si allontana il nostro Paese dall'Europa, ma si sta addirittura tornando indietro rispetto allo sforzo fatto dal governo Prodi per implementare in maniera reale le politiche sulla parità. “.
“Un arretramento che posso testimoniare per conoscenza diretta – conclude Della Monica – dato che nella scorsa legislatura ho ricoperto la carica di capo dipartimento per i Diritti e le pari opportunità della Presidenza del Consiglio. Siamo di fronte ad un comportamento grave perché si tratta di politiche che incidono direttamente sulla vita di tutte le donne italiane e sullo sviluppo economico del Paese. Come magistrato sono particolarmente indignata perché un simile comportamento espone l'Italia al rischio di procedura d'infrazione da parte dell'Ue, oltre a porre numerosi problemi al riconoscimento dei diritti delle donne in fase giudiziale per la debolezza della normativa italiana”.
“Vista la totale mancanza di autonomia dei parlamentari della maggioranza – conclude – sarebbe meglio che, come ha suggerito, fosse lo stesso Berlusconi a venire in aula per votare a nome di tutti”.

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