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REFERENDUM FUORI DALL’ ELECTION DAY ?

DI PORCATA IN PORCATA

Da mesi e mesi in tutto il mondo nelle associazioni italiane e negli organismi di rappresentanza degli emigrati, quali i Comitati per gli Italiani all’Estero (Comites) ed il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (Cgie), si discute e si protesta energicamente per le discriminazioni che vi sono state a riguardo dell’ICI e dell’Assegno sociale per gli emigrati che rimpatriano ma, soprattutto, per i tagli alle politiche degli italiani all’estero dovuti alla Legge Finanziaria 2009 (i corsi di lingua e cultura frequentati in tutto il mondo da circa 700'000 ragazzi; l’assistenza agli emigrati indigenti; il finanziamento dello stesso Cgie e, infine, le spese di gestione della rete diplomatico-consolare che, essendo già da tempo in sofferenza, rischia così di non poter più garantire dei servizi decenti agli utenti, italiani e non.)
Di fronte a questa situazione di profondo disagio e difficoltà in cui vengono a trovarsi le comunità italiane all’estero, senza dimenticare ovviamente la sicurezza in Italia e, più in generale, la crisi economica che sta mettendo sul lastrico tante famiglie italiane, il governo italiano intende tuttavia sperperare circa 400 milioni di euro pur di non accorpare all’ election day (elezioni amministrative ed europee) del 6 e 7 giugno prossimi anche il referendum elettorale che, invece, si vuole far tenere in altra data.
Questo perché il governo Berlusconi, ancora una volta, è sotto schiaffo da parte della Lega Nord che vuole far fallire il referendum, attraverso il non raggiungimento del quorum, per evitare ogni rischio all’attuale legge elettorale, pur definita una “porcata” dal suo stesso ideatore, il senatore e ministro leghista Roberto Calderoli. Così subiremo un’altra porcata che costerà agli italiani circa 400 milioni di euro, mentre con un decimo di quei soldi si potrebbero recuperare i tagli alle politiche degli italiani all’estero e, con il resto, migliorare la sicurezza dei cittadini in Italia e sostenere le famiglie più povere. Una posizione, peraltro, condivisa anche dalla UIL e dai sindacati italiani, in generale, e da politici di diversa estrazione come, per esempio, lo stesso segretario del PD, Dario Franceschini, ed il parlamentare europeo di AN, Salvatore Tatarella.

Dino Nardi
Coordinatore europeo della UIM e membro del CGIE

Zurigo, 11 marzo 2009

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