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Genova, i frutti e la democrazia accorciata

di don Paolo Farinella

[pubblicato su La Repubblica/Il Lavoro (edizione locale di Genova) domenica 22 febbraio con il titolo:
Poliziotti drogati e spacciatori figli di un sistema degenerato]
A Genova una dozzina circa di poliziotti di età tra i 22 e i 30 anni, di cui due arrestati, non solo facevano uso di cocaina, ma anche spacciavano. Sono stati scoperti tramite le intercettazioni, accusati e in parte arrestati. La procura di Genova teme di avere tolto il coperchio ad una pentola a pressione per la accertata connessione tra agenti di polizia e gestori di discoteche o altri locali affini, tanto che l’ordinanza di custodia cautelare parla di «stile di vita delinquenziale». Bisogna spettare la conclusione delle indagini e dell’eventuale rinvio a giudizio, in rispetto alla presunzione d’innocenza. Ciò detto, ritorna il problema su cui ho invitato a riflette nell’opinione di domenica 8 febbraio, parlando della responsabilità degli adulti nella educazione dei giovani. Gli agenti di polizia non sono persone private che possono fare quello che vogliono: essi sono «pubblici ufficiali» che esercitano la loro funzione in rappresentanza dello Stato e agiscono in nome dello Stato, limitando libertà e movimento di cittadini, giuridicamente loro sovrani. Noi accettiamo la limitazione della nostra sovranità, dando mandato allo Stato di regolare la convivenza civile; lo Stato affida a uomini e donne di fiducia appartenenti ad un «corpo» giuridicamente rilevante (polizia) il compito delicato di garantire la democrazia nella nostra città.
L’arresto di uomini della polizia di Stato è una cartina di tornasole che svela la degenerazione che ci distrugge. Di fronte agli efferati delitti di stupro e violenza contro le persone, in aumento esponenziale in tutta Italia, governo e maggioranza gridano alla severità della legge e alla certezza della pena: «basta con la giustizia facile». Queste grida avrebbero valore se a cominciare dal capo del governo, passando per la maggioranza, attraversando l’opposizione, approdando alle amministrazioni locali di qualsiasi città, vi fosse una sincera sottomissione alla supremazia della Legge e se loro, per primi, dessero l’esempio di stare al di sotto della Legge. Da anni assistiamo alla demolizione sistematica della Magistratura, allo stravolgimento delle Leggi, ormai manipolate alla luce del sole secondo le convenienze del capo e dei suoi gregari. A chi guarda dall’esterno sembra che il governo voglia favorire chi delinque (falso in bilancio, Class Action, delitti contro il patrimonio, ecc.) tanto che manager e boiardi di Stato, parlamentari compresi, inquisiti (vedi Parmalat e Alitalia) resteranno impuniti dei loro delitti.
I poliziotti di Genova sono l’ultima ruota del carro: hanno emulato l’esempio dei loro superiori diretti che sono stati assolti nonostante l’evidenza dei fatti del g8 di Genova. i massacri, la sospensione temporanea della democrazia, i delitti contro le persone e i loro inalienabili diritti a Genova sono stati calpestati in diretta tv, davanti agli occhi di tutti e abbiamo dovuto sopportare l’onta di vedere i protagonisti dello scempio dello Stato di diritto, promossi a nuove e più travolgenti carriere. Per la moschea a Genova si mobilitano ministri che fomentano la piazza, disattendendo vincoli sanciti da quella Costituzione alla quale hanno giurato fedeltà, verosimilmente spergiurando. Non si può pretendere dai giovani o dagli immigrati il rispetto della Legge e delle norme di convivenza civile, se coloro che devono essere di esempio al di sopra di ogni sospetto, al contrario, si dichiarano sciolti da ogni Legge e dovere. Essi hanno fatto sì con il loro esempio che si dilatassero i diritti egoistici, eliminando dalla prassi ogni riferimento ai doveri verso gli altri e verso se stessi. I poliziotti di Genova sono figli e vittime di un sistema degenerato e, a loro volta, generano stili delinquenziali perché il pesce puzza dalla testa: «Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete» (Mt 7,16). (ildialogo.org)

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