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Patrimonio Culturale dell’IRAQ. L’Italia interviene sul sito di Ur dei Caldei

Patrimonio Culturale dell’IRAQ. L’Italia interviene sul sito di Ur dei Caldei

E' cominciato il 17 presso il Provincial Reconstruction Team della Regione irachena del Dhi Qar e terminera’ a fine mese il corso sulle tematiche della conservazione dei materiali archeologici in terra cruda del sito di Ur dei Caldei, tenuto dall’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro a beneficio dei tecnici dello State Board of Antiquities and Heritage del Ministero iracheno per le Antichita’ ed il Turismo.
Il corso si svolge sotto il coordinamento dell’Ambasciata d’Italia in Iraq

Vicino a Nassiria, la città irachena dove era la base del contingente militare italiano, sorge il sito archeologico di Ur, uno dei più importanti dell’intera Mesopotamia. Da questa antichissima città, che risale al quarto millennio Avanti Cristo, provenne il patriarca Abramo e qui, nella necropoli reale, vennero trovati negli anni Venti i più importanti manufatti dell’antichità mesopotamica, che portarono all’attenzione del mondo intero la grandezza e il livello raggiunti dalla civiltà sumerica nel suo momento di maggior splendore, tra il 2600 e il 2500 AC. Vasellame, armi, ornamenti d’oro, strumenti musicali incrostati di pietre preziose, come ad es. la preziosa Arpa o lo Stendardo, tesori unici nella storia umana divisi oggi tra il British Museum, il Museo di Baghdad e il Museum of Archaeology and Anthropology dell’Università di Pennsylvania.
L’area archeologica è posta all’interno della vastissima base militare aeronautica (circa trenta chilometri quadri) che venne costituita dall’esercito iracheno molti decenni or sono e che oggi è tenuta dall’esercito americano. Proprio il fatto di essere all’interno dell’area militare ha evitato i rischi di saccheggio e di danni legati a eventi bellici. L’esercito americano restituirà l’area alle autorità irachene entro breve tempo, in conformità con gli accordi recentemente conclusi fra i due governi.
La situazione del sito è molto precaria. I resti che non vennero ricoperti dopo la fine degli scavi, nel 1934, si stanno rapidamente degradando. Specie i mattoni crudi, usati per le costruzioni più antiche, mancando di protezione subiscono un vistoso decadimento, ma, più in generale, tutto il complesso archeologico soffre di danni importanti. Ciò è dovuto alla mancanza di cura e di protezione quotidiane, che le autorità irachene non hanno potuto assicurare non solo per il fatto che l’area è in zona militare ma anche perché l’amministrazione preposta, lo State Board of Antiquities and Heritage del Ministero del Turismo e delle Antichità, ha sofferto in maniera gravissima, negli ultimi decenni, gli effetti dell’embargo prima e della guerra poi. Mancanza di mezzi, di tecnologie e di esperti hanno ridotto in modo drammatico la capacità di assicurare la salvaguardia dell’immenso patrimonio archeologico iracheno.
Il governo italiano ha intrapreso sin dai primi giorni successivi al termine della guerra, nel 2003, un complesso di iniziative, realizzate dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali con fondi del Ministero degli Affari Esteri (Task Force Iraq della Direzione Generale per i Paesi del Mediterraneo e del Medio Oriente e la Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo) e sotto il coordinamento delle nostre autorità diplomatiche, mirate a supportare le autorità irachene nel difficile e lungo processo di recupero di efficienza e capacità tecniche. Nel 2004 vennero ripristinati i laboratori di restauro del Museo di Baghdad, distrutti durante il saccheggio che seguì l’ingresso dell’esercito americano a Baghdad, e venne avviato il restauro di alcuni dei più importanti manufatti rubati dal museo e recuperati. Venne anche ristrutturata la Sala Assira del Museo, che in questi giorni viene riaperta ai visitatori, e avviata la progettazione del ripristino di alcuni importanti musei provinciali, quello di Nassiria (la città vicina al sito di Ur), di Diwania e di Najaf.
Nell’ambito di questa complessa e articolata azione si è concordato con le autorità irachene di avviare un’azione urgente di supporto per la protezione del sito di Ur, finanziato e realizzato direttamente dal Ministero per i Beni Culturali, Istituto Centrale per la Conservazione ed il Restauro, con il coordinamento dell’ambasciata d’Italia a Baghdad. Il supporto consiste nella formazione di personale locale su interventi di primo recupero dei materiali del sito e sulla progettazione di sistemi di protezione degli elementi costruiti. La prima iniziativa, un corso di alcune settimane indirizzato a cinque tecnici del locale ufficio dello State Board of Antiquities, e’ appena iniziato, ed e’ realizzato dal dr Alessandro Bianchi e dall’arch Claudio Prosperi Porta dell’Istituto Centrale per la Conservazione ed il Restauro, accompagnati dal Conservatore Fabio Colombo. Il corso ha luogo presso il training center del Provincial Reconstruction Team del Dhi Qar, una struttura di sostegno all’amministrazione provinciale locale gestita dall’Italia dopo il ritiro dei nostri militari.
Una iniziativa di formazione di più lunga durata (circa nove mesi) sarà avviata entro breve nella stessa struttura di Nassiria dietro finanziamento della Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo e riguarderà l’istruzione tecnica di altro personale iracheno sulla conservazione dei materiali antichi sia nei siti archeologici sia nei musei.

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