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Il Pd ha le idee chiare: l’assegno di disoccupazione

Potrebbe sembrare, di primo acchito, una di quelle uscite a cui ci ha abituato lungo questi anni l’attuale premier Berlusconi. Invece, l’assegno ai disoccupati proposto qualche giorno fa dal nuovo segretario del Pd Dario Franceschini è un’idea concreta e realizzabile per dare sollievo alle vittime della crisi e per rimettere in moto i consumi. Ma forse, è proprio per questa sua fattibilità che Berlusconi, aduso a grandi promesse dagli esiti incerti, l’ha liquidata con una battuta.

Tuttavia, ha fatto bene Franceschini a ricordare al presidente del Consiglio che quel rifiuto a discutere non è “no” al Pd, quanto una porta sbattuta in faccia a chi in questo momento paga le conseguenze più dure della recessione.

Staremo a vedere come il governo si comporterà in parlamento, quando a breve dovrà votare la mozione del Pd che lo impegna a prendere iniziative in tal senso entro fine mese.

Ma veniamo ai dettagli. L’assegno mensile sarebbe pari al 60% dell'ultima retribuzione. Il costo per lo Stato sarebbe di 4 miliardi di euro. Come reperirli? Sono quattro gli strumenti di copertura indicati. In primo luogo, una ripresa della lotta all’evasione fiscale, a cominciare dalla tracciabilità dei corrispettivi, dal limite massimo dei trasferimenti in contanti e dal ripristino delle sanzioni per le imposte evase. Secondariamente, l’introduzione per una centrale unica per gli acquisti della pubblica amministrazione, che risulterebbero così razionalizzati. A ciò si aggiunga la ricostituzione della commissione ministeriale di monitoraggio sulla spesa pubblica. Infine, molto potrebbe essere ottenuto dall’uso immediato di parte delle risorse che lo Stato non impegnerà per la Cassa Integrazione nell’ambito del protocollo sottoscritto dal governo con le regioni. Risorse stimate attorno ai 5 miliardi, altrimenti disponibili solo fra diversi mesi.

Nel frattempo, la Cgil ha avanzato un’altra buona proposta per reperire danaro da usare per la spesa sociale: aumentare le aliquote fiscale ai redditi dei più ricchi (sopra i 150.000 euro), in passato abbassate dai governi di centrodestra. Non è, del resto, ciò che ha fatto anche il neopresidente Obama?

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