Site icon archivio di politicamentecorretto.com

Intercettazioni: cala il silenzio stampa

Viva la privacy, ma non senza la giustizia

Davide Giacalone

Sulla giustizia si procede come l’ubriaco fra due file di lampioni: rimbalzando ora da una parte ed ora dall’altra, senza sapere dove andare. Sono anni che, con le intercettazioni illegalmente diffuse, si entra anche nelle mutande dei cittadini, ora arriva la novità: mandiamo in galera i giornalisti che pubblicano. Penso che i giornalisti specializzati nel fare i copisti ed i velinari delle procure dovrebbero essere additati al pubblico disprezzo. Buffoni senza neanche la corte. Ma che vadano in carcere prima non lo considero giusto, poi non lo trovo conveniente, ed infine non ci credo, perché dovrebbero essere condannati dai colleghi dei loro spacciatori.

Con la nuova legge si vorrebbe il silenzio stampa, fino almeno al rinvio a giudizio. Così si capovolge il problema, e si trova una soluzione irrazionale. Se vengo arrestato è assurdo che la notizia sia nota solo ai congiunti, e tutti gli altri mi ritengano scomparso. Semmai i giornalisti dovrebbero imparare a non scrivere di una persona senza averla sentita, senza dare spazio al suo modo di raccontare le cose. Ma è questione deontologica. Dato che la notizia di un’inchiesta giudiziaria si diffonde comunque, modello partita di calcio clandestinamente ascoltata da Fantozzi e colleghi, con esagerazioni a progressione geometrica, è inimmaginabile che se ne legga solo dopo due o tre anni. E poi, cosa cavolo è un’udienza preliminare? Non cambia una virgola della presunzione d’innocenza, e se ti dichiarano innocente ai giornali non importa nulla. Allora: non si devono adeguare le tutele della persona all’inciviltà dei tempi dei tribunali italiani, ma si deve riportare la giustizia ad essere tale, anche nei tempi. Questa è la tutela.

Un esempio pratico: venerdì si riunisce il consiglio d’amministrazione di Telecom, per ascoltare una relazione degli avvocati sul processo agli spioni, che coinvolge la società e neanche è cominciato. Sono già usciti numerosi libri, gli imputati hanno scritto le memorie, i danneggiati se la prendono in saccoccia e la giustizia non ha ancora cominciato il lavoro. Che facciamo, mettiamo in galera chi ne parla o ci adiriamo un pochettino per tale schifezza? In politica, come nella vita, esistono le priorità. Viva la privacy, ma senza la giustizia è solo il nome di un locale per scambisti. (Terza Repubblica)

Informazione equidistante ed imparziale, che offre voce a tutte le fonti di informazione

Exit mobile version