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L’intervista. Uno sguardo sul mercato statunitense

L'intervista. Uno sguardo sul mercato statunitense, da dietro le quinte Dannel Corti: “l’americano vorrebbe essere un amico dell’olio di oliva ma lo trova a volte un nemico per varie ragioni, come qualità e condizioni di conservazione”
di Duccio Morozzo della Rocca
Darrell Corti è un grande conoscitore ed amante di prodotti enogastronomici di qualità. Ed è anche il proprietario di uno dei più rinomati supermercati gourmet della California e degli Stati Uniti.
Americano, figlio di genitori italiani, dagli anni Settanta ricerca il meglio dell’agroalimentare in giro per il mondo per poter garantire nel suo negozio ottimi prodotti ad ottimi prezzi.
Lo abbiamo incontrato nel Corti Bros di Sacramento per approfondire attraverso le sue opinioni la situazione del mercato dell’olio di oliva e le prospettive che si aprono al Nuovo Continente.

– Darrell, attualmente c’è richiesta di olio di oliva negli Stati Uniti?
Si e no. Per questo noi diamo meno possibilità di scelta di oli sugli scaffali rispetto ad altri negozi perché ho capito subito che se non c’è rotazione questo prodotto finisce male. Se l’olio non gira è infatti vecchio in pochi mesi. Ma vorrei averne di più di olio in negozio.

– Quale è il rapporto del consumatore americano con l’olio di oliva?
L’americano vorrebbe essere un amico dell’olio di oliva ma lo trova a volte un nemico per varie ragioni, come qualità e condizioni di conservazione. A volte è costretto ad accettare un olio un po’ così invece di trovare un buon olio. Se l’olio, per esempio, diventa vecchio il consumatore non conosce la ragione ma si accorge che c’è qualcosa che non va bene. E finisce col pensare che a lui non piace l’olio di oliva quando magari lo ha solo conservato per troppi anni: come tutti i prodotti particolari viene infatti tenuto per le grandi occasioni.

– Generalmente, che oli cercano i tuoi clienti?
Quello che ai nostri clienti interessa trovare è un olio buono, ragionevole di prezzo e che possano apprezzare. Per questo scelgo oli molto buoni ma non più di uno per tipologia.

– Cosa significa “olio buono” per gli americani?
Innanzitutto al consumatore medio americano non piace né il piccante né l’amaro. Può adeguarsi al piccante ma all’amaro proprio no.

– Cosa ne pensi degli oli di oliva californiani?
Credo che la produzione di olio di oliva in America abbia un buon futuro ma dobbiamo ancora imparare a dargli un po’ più di classe.

– A quali modelli guardano i produttori americani?
Al primo posto c’è sempre stato l’esempio dell’olio toscano perché chi fa vino ora vuole fare anche l’olio, come accade nelle aziende storiche in Toscana. Non capiscono che l’olio in Toscana fa parte del corredo agricolo, qui no. E a volte questi produttori di vino sono più orgogliosi del proprio olio, non troppo buono, che del loro vino. E mentre con il vino sanno con chi confrontarsi con l’olio pensano semplicemente che il loro è migliore.
Negli Stati Uniti non si è ancora capito che, come per i vitigni, anche gli olivi hanno caratteristiche diverse che danno oli diversi a seconda di cultivar, clima e terreni. E ci sono piatti che richiedono una tipologia di olio e piatti che ne richiedono altre.

– Come spieghi ai tuoi clienti queste differenze?
Guarda. Per spiegare a un cliente la differenza tra fruttato leggero, medio e intenso non può passare più di un minuto. Altrimenti l’olio non lo vendi.
Se mi chiedono un olio buono, la prima cosa che gli chiedo è: per fare cosa? …Bene. Allora questo. Poi comunque arriva sempre il cliente più difficile, quello che ti chiede: voglio un olio che posso usare per tutto.

– La data di scadenza sulla bottiglia in America non è molto usata. Cosa ne pensi?
Non sono troppo per la datazione degli oli ma sono più per capire l’annata della produzione dell’olio e poi gestirla. Un olio nuovo deve essere lasciato maturare per bene. Soprattutto quando è amaro. Come dicevo prima, nella dieta americana non c’è niente di amaro e per questo l’olio amaro viene respinto.

– Come si comportano gli americani con gli oli prodotti negli USA?
I californiani in particolare sono orgogliosi e grandi sostenitori dei vini e degli oli prodotti nella propria zona e sono contenti di acquistarli.

– Quali prezzi sono disposti a sostenere per un buon olio di oliva?
Da 9$ ai 40$ massimo per la bottiglia da 500ml. La fascia di prezzo più venduta resta comunque quella al di sotto dei 20$.

– Come sarà il prossimo futuro dell’olio di oliva negli Stati Uniti?
Sarà bello. Siamo in una fase iniziale, come in un matrimonio: inizialmente molto bello, poi arriverà un calo del desiderio, infine ci si guarda intorno e ci si dice che, paragonato a molti altri si sta molto meglio e si torna ad essere molto più felici.
Il nostro vero problema è forse capire cosa sia un buon olio.
E il problema è anche sovente la dicitura EXTRA VERGINE. Vedi, è in fondo solo un nome ma l’americano prende sempre letteralmente quello che gli viene detto.
Sarebbe molto più interessante cambiare tutto e dire che l’olio di oliva è solo quello extra vergine: tutto il resto è semplicemente olio rettificato.

di Duccio Morozzo della Rocca
21 Febbraio 2009 TN 7 Anno 7PRIMA PAGINA TRACCE Italia Mondo Società Cultura Libri Economia Ambiente Salute Formazione Turismo Gastronomia Speciali

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Anno 7 | n. 7 | 22 Febbraio 2009 | Direttore LUIGI CARICATO | redazione@teatronaturale.it

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