L’Italia può sviluppare un vantaggio competitivo sostenibile nei settori legati alla valorizzazione del patrimonio storico, artistico e culturale. Questo tema assume maggiore importanza e incisività se si pensa che l'Italia è un immenso museo all'aperto. Possiede, infatti, il più ampio patrimonio culturale a livello mondiale con oltre 3.400 musei, con circa duemila aree e parchi archeologici e con 43 siti Unesco. È quanto emerge dal rapporto su “Arte, turismo culturale e indotto economico” commissionato da Confcultura e dalla commissione Turismo e Cultura di Federturismo a PriceWaterhouseCoopers, presentato martedì nella sede di Federturismo Confindustria. “Nonostante questo dato di assoluto primato a livello mondiale, il Rac, un indice che analizza il ritorno economico degli asset culturali sui siti Unesco, mostra come gli Stati Uniti, con la metà dei siti rispetto all’Italia, hanno un ritorno commerciale pari a sette volte quello italiano (160 milioni di euro contro i nostri 21 milioni) – ha fatto notare Giacomo Neri, partner in charge della Financial services practice di PricewaterhouseCoopers advisory -. In particolare, le stime degli analisti PwC indicano che il settore culturale e creativo in Italia raggiunge solo il 2,6 per cento del Pil nazionale (pari a circa 40 miliardi di euro), rispetto al 3,8 per cento di Uk (circa 73 miliardi di euro) e 3,4 per cento della Francia (circa 64 miliardi di euro). È evidente il gap competitivo e la scarsa capacità di sviluppare il potenziale del nostro paese”.
Il Pil del turismo culturale sul totale del Pil dell’economia turistica italiana pesa il 33 per cento, con un valore pari a 54 miliardi di euro. Questo valore è inferiore rispetto al 39 per cento della Spagna (pari a 79 miliardi di euro) ma superiore al 28 del Regno Unito (pari a 57 miliardi di euro) e al 31 per cento della Francia (pari a 65 miliardi di euro). Nel commentare il rapporto il presidente di Federturismo Confindustria Daniel John Winteler ha osservato che “è evidente quanto nel nostro paese ci sia molto da lavorare per sviluppare un rapporto più stretto fra industria turistica e patrimonio artistico e culturale. Federturismo Confindustria e Confcultura hanno unito le forze proprio per dare impulso al rafforzamento di questo rapporto e a una visione integrata delle politiche del settore”. Quali le opportunità per lo sviluppo del settore? Quali perciò le prospettive? Giacomo Neri: “È auspicabile che vengano indirizzate risorse istituzionali e finanziarie, pubbliche e private, in ottica di Public and Private partnership (basti pensare alle straordinarie attività e potenzialità del sistema delle Fondazioni Bancarie in Italia) in modo più efficace e coordinato, per rivalutare i ‘Core asset’ disponibili facendo leva sul relativo indotto diretto ed indiretto”. Investendo sui settori primari è, infatti, possibile dare avvio a un processo virtuoso che coinvolgerebbe, con ricadute positive, anche settori sinergici quali infrastrutture, artigianato, industria ed altri servizi. Sono identificabili molte possibili opzioni strategiche di rilancio, tra cui: lo sviluppo della fruizione museale, gestendo orari di apertura e servizi collegati, in particolare sviluppando le potenzialità offerte dal mercato del merchandising museale. Tale mercato presenta un trend positivo di crescita ma solo il 24 per cento dei siti statali possiede al suo interno un bookshop, bassi anche i conversion rate e i ticket medi. La possibilità di avviare un piano di sviluppo del settore del turismo culturale, che oggi pesa il 33 per cento circa del totale turismo, al fine di incentivare e rivalutare il patrimonio artistico nazionale e svilupparne l’indotto collegato. E, infine, l’applicazione di nuove tecnologie a supporto della cultura lungo tutta la catena del valore e l’implementazione di eventi culturali sul territorio, che possono generare anch’essi impatti economici positivi e incrementali.
Il presidente di Confcultura, Patrizia Asproni, ha rilevato come “a fronte della ricchezza del patrimonio culturale italiano, rispetto alle realtà estere esaminate, emergono dall’analisi enormi potenzialità di crescita non ancora sfruttate e sarà perciò indispensabile utilizzare in maniera sinergica e in una logica di stretta filiera il rapporto fondamentale che esiste in Italia fra patrimonio artistico e culturale e industria turistica, anche in vista degli sviluppi del progetto Industria 2015, che dedica all'innovazione nel campo dei beni culturali uno specifico progetto”. Sulla base degli elementi emersi dalla ricerca, l'obiettivo degli operatori del settore non può che essere quindi quello di puntare i riflettori su un ambito che può riservare notevoli sorprese dal punto di vista della ripresa economica.
(fonte dati: Il Velino Cultura)