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APPARTENENZA E PARTECIPAZIONE: SIGNIFICATO E VALORE DEL TEMPO FESTIVO

Il senso di appartenenza alla comunità

All’interno di un contesto comunitario, definito come tale, il senso di appartenenza che prova l’individuo consiste in una percezione relativa alle qualità delle relazioni vissute all’interno del contesto stesso. “Se è vero che l’attaccamento al territorio non è un fattore assoluto della identità socioculturale di un gruppo e della ‘personalità di base’ dei suoi membri (fenomeni migratori), tuttavia è altrettanto vero che uno spazio fisico, un paesaggio, non assume i caratteri del territorio in termini geografici ed antropologico-culturali, se non è investito da un ‘complesso di rapporti sociali, di abitudini, di riti, di credenze’, che determinano uno stretto rapporto economico, sociale, affettivo con esso; mentre ‘il senso della territorialità non può essere disgiunto dalle istituzioni stesse, famiglia, villaggio, comunità’ che costituiscono ed esprimono l’appropriazione fisica, economica, giuridica di un ambiente geografico”.
La percezione di appartenenza ad una comunità territoriale è un dato soggettivo, un sentimento che permette all’individuo di sentirsi parte di una unità significativa di azioni e interrelazioni tra soggetti. Gli individui, per superare la solitudine e l’isolamento, stati d’animo manifestati dal crescente bisogno di compensare gli aspetti impersonali e minaccianti della vita moderna, vogliono trovare, anche inconsciamente, una identificazione reciproca con gli altri, basata su legami di diverso tipo, nella condivisione di interessi, bisogni, valori e storie di vita, ricercando un senso di appartenenza alla collettività, coltivando rapporti significativi in contesti che permettano di sperimentare il vissuto del senso di comunità. Questo bisogno di appartenere ad un gruppo, ad una comunità per identificarvisi, atteggiamento che si riscontra soprattutto tra i giovani, è dimostrato dall’incalzante proliferazione di associazioni di volontariato sociale e culturale sul territorio. Uno dei problemi più urgenti che la società moderna deve affrontare, consiste, appunto, nella perdita del senso di comunità che conduce gli individui all’alienazione, al disimpegno nei confronti del sociale e della politica, alla divisione della collettività, alla frammentazione dell’integrità morale, alla dispersione di forze intenzionali.
Il senso di comunità è identificabile con un insieme di valori paragonabile ad uno stretto legame di unione tra i vari individui, soggetti al bisogno universale di una rete di relazioni mutualmente supportive ed immediatamente disponibili. Tale senso di appartenenza ad una collettività può essere definito come risultato di un investimento affettivo e fattore di motivazione dello stesso, essendo un vissuto, sperimentato da persone appartenenti alla comunità, che evidenzia la percezione di condivisione, di scambio e di reciprocità dei legami affettivi. Questa partecipazione emotiva costituisce una forza che agisce all’interno di una comunità, influenzando la vita degli individui, essendo influenzata, a sua volta, da altri fattori. Il sentirsi comunità è un sentimento che i membri di una collettività provano sentendosi importanti vicendevolmente all’interno del gruppo, nella fiducia condivisa che i bisogni e gli obiettivi saranno soddisfatti e raggiunti con l’impegno dell’unione. E’ un senso di “connessione emotiva condivisa” che rappresenta l’impegno reciproco assunto dagli individui al fine di alimentare e realizzare i valori e gli obiettivi comuni.

Il recupero del senso di comunità e di partecipazione

Ogni discorso inerente la pratica dell'animazione risulterebbe indeterminato, privo di un autentico significato operativo, se non si precisasse l'obiettivo politico principale, identificabile nel processo di partecipazione attiva degli utenti “Ovviamente non tutte le ‘parti sociali’ possono essere disponibili fin dall’inizio ad un processo di collaborazione, attivazione e partecipazione; l’importante per chi si accinge a lavorare in questi ambiti è tenere sempre presente e tentare di coinvolgere queste ‘parti’ nel processo che si pensa di sviluppare o che si sta sviluppando. Intesa in questa accezione la partecipazione diventa essa stessa un obiettivo da perseguire attraverso le attività connesse a questa funzione, e diventa obiettivo primario attraverso il quale perseguire azioni preventive realmente incidenti sul tessuto sociale della comunità interessata”. “Il concetto di ‘partecipazione’ è relativamente recente. Di esso si avvalgono differenti discipline: se ne è occupata la sociologia, per indicare il ruolo spettante ad un individuo nello svolgimento dell’attività in un gruppo; la scienza politica, per designare il concorso dei singoli all’esercizio del potere politico; la scienza giuridica, per individuare la posizione che l’ordinamento giuridico accorda ai cittadini nella gestione della cosa pubblica. Comune denominatore è il diritto generalmente riconosciuto agli uomini di prendere parte ai processi decisionali che, direttamente o indirettamente, li riguardano”. L'esigenza crescente di una democrazia partecipativa diretta a sbloccare la situazione di immobilismo, di segregazione tra politica e società, creata dalle tradizionali forme di gestione pubblica indirette, puramente rappresentative, sorrette da una struttura burocratica piramidale, si è rivelata come fenomeno dilagante tra l'opinione pubblica, motivato dal crescente processo di acculturazione. “Partecipare significa, nello stesso tempo, 'prendere parte' e 'far parte', e cioè, tanto ricevere che dare. Fondamentalmente sussiste l'idea di uno scambio”. “La partecipazione consiste nell’istituzionalizzazione del concorso dei cittadini nella gestione politico-amministrativa della cosa pubblica per democraticizzare l’amministrazione e per tentare di modificare quel rapporto di separazione tra società civile da una parte e organi di governo dall’altra”. Il problema della partecipazione, non solo a livello territoriale specifico, ma soprattutto su scala nazionale, implica un'azione culturale finalizzata alla formazione di una nuova e più consapevole coscienza individuale e collettiva a riguardo, in termini, non solo di sviluppo di presupposti soggettivi, ma nella considerazione di un diverso rapporto tra cittadino e pubblica amministrazione, tra pubblico e privato, chiamando in causa la questione del decentramento, sopra trattata “L’animazione socioculturale è anche il luogo dell’ambiguità, e i dibattiti e i conflitti che si sviluppano al suo interno sono il riflesso di dibattiti che agitano il sistema sociale nel suo insieme. Essa è partecipe dello sviluppo culturale di una società, cioè degli individui e dei gruppi che la compongono, (…) essa si basa su una concezione della partecipazione e della creazione che” trovano “la loro fonte nel popolo stesso”. In sostanza, occorre un rinnovato sistema che integri le tradizionali forme di partecipazione indiretta con quelle dirette, così da garantire una tangibile e concreta distribuzione del potere e, contemporaneamente, la valorizzazione delle spinte aggregative provenienti dal basso, dalla collettività di base. Per quanto riguarda l’approccio metodologico della partecipazione locale. “Innanzitutto i portatori di un contenuto problematico non sono identificabili in una sola categoria di popolazione, di operatori e di strutture locali: alcuni di tali problemi possono essere maggiormente presenti o diversamente percepiti da alcuni rispetto ad altri; ma un problema locale in quanto tale è un carico di tutta la collettività: incide al positivo e al negativo sulla vita di tutti. Di qui la necessità che la lettura del problema ‘in situazione’ venga fatta attraverso e da tutti i suoi portatori locali; così pure il suo uso didattico e politico per l’innalzamento dei livelli di conoscenza e dei livelli di vita della popolazione non può non investire, in termini e in modi differenti, i diversi soggetti locali”.
Relativamente a tali tematiche si sono incontrate e scontrate varie forze politiche, sociali e sindacali. Mentre si sviluppava il dibattito sugli obiettivi e le modalità delle dinamiche partecipative, non esisteva, al contempo, un reale sostegno alla partecipazione. “La democrazia partecipativa consente di sintetizzare la sfera privata e quella pubblica, il mondo del lavoro e quello politico, i sindacati rinnovati e i rinnovati partiti, superando la crisi di credibilità nei confronti dei poteri da parte dei cittadini ed aprendo nuove e seducenti prospettive di elevazione e di progresso morale e civile a tutti i livelli degli individui e dell'intera comunità”.
La comunità locale ha la possibilità di recuperare la propria autentica funzione promotrice nell'ambito dei processi aggregativi, su basi più concrete e meno ideologiche, dal momento che l'acceso dibattito, a livello nazionale, relativo a tale questione si è momentaneamente assopito, lasciando spazio a problemi concreti di degenerazione del tessuto sociale, che appaiono in modo frequente, in una reale e preoccupante complessità “Innanzitutto esaminiamo l'approccio centralizzato e l'approccio territoriale nelle loro differenze fondamentali. L'approccio centralizzato vede nel territorio fette indipendenti di realtà. Quest'ultimo, in via preliminare può essere definito come un'area territoriale, una microarea, un comprensorio o un'area comunale. L'approccio centralizzato prende in considerazione la realtà territoriale, ma la spezzetta, la isola in parti che finalizza ad un centro, dal quale appunto si diramano le interpretazioni di quella realtà, basandosi fondamentalmente sull'analisi del territorio considerato nelle sue questioni di settore: non considera gli elementi presenti nella realtà, nel loro intreccio, ma come tante monadi. In questa logica, lo stesso processo educativo e gli stessi fatti culturali sono considerati come entità a sé stanti, che non hanno interferenze con tutto l'altro vissuto che c'è nella realtà. Nell'altro tipo di approccio, definito territoriale o del decentramento, il territorio è visto come un insieme di fenomeni interdipendenti, in cui vi sono zone di comune interferenza e specificazioni di settore. Va da sé allora che nel primo approccio si tende ad un apparato organizzativo che può essere definito corporativo, nel secondo, invece, la preoccupazione costante è quella di predisporre un sistema che tenga presente l'insieme di vita della collettività, considerato come 'comprensorio di sviluppo’”.
Sono indispensabili alcune condizioni perchè si realizzi un processo partecipativo sul territorio. La prima consiste nel comprendere la non riduttività di tale fenomeno al mero consenso, in quanto, al contrario di quest'ultimo, prevede la possibilità di conflitto e di negoziazione di opinioni, garantendo contributi significativi al processo democratico di scelta. “Ogni bene culturale corrisponde ad un bisogno e la partecipazione ad esso comporta, prima di tutto, senso di appartenenza al luogo, volontà di prestare opera e, finalmente, possibilità di appropriazione. In questo modo il contesto sociale del bene culturale esalta la territorialità della cultura nella unità e nella diversità dei luoghi e delle aree. Queste diversità hanno una portata per ora incalcolabile, nel mutare il tradizionale concetto della unità idealistica del nostro paese che oggi è ancora più contraddetta dalla molteplicità di squilibri di area, di zona, di regione”. L'esigenza di partecipazione si innesta in un bisogno fortemente radicato, nell'essere umano, attraverso la possibilità di gestire il potere personale e di gruppo. Tale affermazione sembra però messa in discussione dalla scarsa presenza di popolazione locale a momenti collettivi, promossi dall'istituzione pubblica o dalle varie realtà private, legittimando la convinzione secondo cui la gente preferisce 'delegare' e non impegnarsi in prima persona.
A questo proposito risulta necessario considerare il fatto che, ogni individuo, nella ricerca di soddisfazione dei propri bisogni, predilige prodigarsi in mansioni che conducono immediatamente al successo, inteso come repentino ottenimento di risultati prefissati, con il minimo sforzo possibile, senza impegnarsi in prima persona in attività meno remunerative, ma più arricchenti a livello umano, perchè concepite nel e dal collettivo. In conclusione risulta legittimo chiedersi se la gente non partecipa in quanto non sufficientemente motivata,o se la partecipazione stessa si rivela disincentivante perchè troppo distante dai problemi e bisogni reali. Questo significa che l'adesione collaboratrice dell'utente può verificarsi, più spontaneamente e in modo interessato, relativamente a quegli ostacoli ed esigenze il cui superamento e soddisfacimento è considerato di primaria importanza dalla stessa gente che è coinvolta nella partecipazione. Le condizioni necessarie finalizzate ad incentivare processi di adesione attiva sul territorio, riguardano, in primo luogo, i soggetti già coinvolti, in dovere di definire i problemi da risolvere e considerare le modalità partecipative adeguate a tal fine, costituendosi in gruppi caratterizzati da un forte senso di appartenenza, dal momento che la partecipazione necessita di strutture intermedie che rappresentino una linea di congiunzione tra il singolo, inserito nel collettivo, e la macrostruttura . “L’animazione, in quanto legata, interrelata ai significati più genuini dell’esistenza, pone come estranee al proprio orizzonte di senso le forme della vita segnate dall’alienazione, dalla schiavitù, dall’oppressione dell’uomo sull’uomo o su se stesso e che quindi impediscono alla singola vita umana di svolgersi in tutta la potenza che in essa è contenuta. L’orizzonte di senso dell’animazione rimanda alla libertà, alla creatività, alla gioia, all’amore per gli altri giocato sul rispetto di se stessi, alla speranza come senso fondamentale dell’essere ed infine allo scacco, al fallimento come tratto umano, origine di vita e non di distruttiva disperazione. L’animazione è una qualità che compare solo nelle forme di vita liberanti e liberate. E’ uno spazio tempo in cui si declina la crescita e l’emancipazione dell’uomo dalle ferinità arcaiche che ancora negli strati profondi del suo essere urlano la propria presenza”.L'intervento di animazione può contribuire alla rivalutazione di questo “senso di appartenenza”, sentimento comunitario che offre la possibilità di porre le basi per lo “sviluppo di un processo partecipativo da parte della popolazione. E' un impegno che presuppone l'intervento programmato degli enti locali e delle grandi organizzazioni di massa, come risultato di un incontro organico e operativo tra amministratori specialisti e operatori culturali, che si proponga di realizzare una profonda modifica in senso democratico della funzione e dei metodi di intervento delle istituzioni culturali tradizionali, la strutturazione di nuove istituzioni tendenti a realizzare il progetto dei centri di ricerca come servizio al maggior numero possibile di settori di attività culturali. Solo questa partecipazione di amministratori di enti locali, di rappresentanti di organizzazioni sindacali, cooperative giovanili e femminili e, insieme studiosi, di organizzatori di cultura, può avviare concretamente ad un'ipotesi di formazione del quadro culturale italiano”.
LAURA TUSSI

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