Uno schiaffo

Ci siamo chiesti in questi giorni quale importanza aveva per noi, italiani residenti in Argentina, la decisione del Senato che con dieci voti di scarto ha approvato un ordine del giorno sulla questione dell'annullamento dell'elezione del senatore del Pdl Nicola Di Girolamo eletto nella ripartizione Europa, che chiede “di rinviare gli atti all'esame della Giunta delle Elezioni e delle Immunità parlamentari, affinché sia sospesa l'attività di verifica relativa all'elezione del senatore Di Girolamo, fino a quando non sia stato conseguito un accertamento con autorità di cosa giudicata sui fatti oggetto del procedimento penale”.
Cosa significa? Di cosa si tratta?
Il senatore Nicola Paolo Di Girolamo è indagato dalla Procura di Roma che ha emanato una richiesta di arresto “per violazione della legge elettorale e falso in atto pubblico”. Il senatore avrebbe infatti dichiarato di risiedere in Belgio, requisito necessario per ottenere la candidatura al Senato italiano nella ripartizione Europa della Circoscrizione Estero, il 10 marzo 2008, quando venne data disposizione per le liste delle Circoscrizioni Estere, prima ancora che la sua residenza a Bruxelles risultasse effettiva. In altre parole, secondo l'accusa, non era residente all'estero al momento di candidarsi al Senato per la Circoscrizione Estero, per cui non adempiva ad una delle condizioni previste dalla legge Tremaglia per essere candidato e cioè, essere residente all'estero. Una condizione prevista dall'allora ministro per gli Italiani nel Mondo, per assicurare la presenza in Parlamento di esponenti delle comunità italiane all'estero ed evitare che i partiti italiani, riempiendo le liste con candidati residenti in Italia, vanificassero nei fatti, l'obiettivo della legge che era, appunto, dar voce e rappresentanza nel Parlamento italiano, agli italiani residenti oltreconfine.
C'è da ricordare che il primo danneggiato dall'elezione di Di Girolamo, nel caso che essa non fosse legittima, è il candidato che è stato il secondo più votato della lista del Pdl nella Ripartizione Europa, Raffaele Fantetti, cioè un esponente dello stesso partito.
Raccontavamo all'inizio degli interrogativi che ci ponevamo, sull'importanza che poteva avere per noi, italiani residenti in Argentina, la decisione presa dall'Aula di Palazzo Madama. In fondo, si tratta di un senatore eletto in un'altra Ripartizione e la sua eventuale conferma o esclusione, non cambia i rapporti di forza tra le compagini presenti a Palazzo Madama. Sarebbe sempre un senatore del Pdl.
Ma ci chiediamo perché, se è tanto evidente – secondo l'indagine condotta dalla Giunta per le elezioni del Senato – che Di Girolamo non era residente in Belgio al momento di candidarsi e quindi non avrebbe diritto ad essere senatore per la Circoscrizione Estero, l'insistenza di certi settori nell'evitare la logica conclusione della sua rimozione e la successiva ammissione al suo posto del collega di partito Fantetti.
Non sembra che Di Girolamo sia un senatore particolarmente importante nello schema del Pdl al Senato. Allora perché tale insistenza nel mantenerlo al suo posto, anche contro l'opinione della Giunta e di numerosi esponenti della stessa maggioranza?
Forse la spiegazione va cercata tra i settori che da sempre si sono opposti al voto degli italiani all'estero. Tra coloro che hanno sempre manifestato che si tratta di qualcosa che non ha senso e che hanno respinto, soprattuto, la condizione posta dalla legge Tremaglia, di esigere la residenza all'estero per candidarsi nella Circoscrizione Estero.
Settori che non hanno mai dimostrato interesse alle vicende degli italiani all'estero, ma che sembra che abbiano l'intenzione di servirsi di noi, di ciò che rappresentiamo e del nostro nome.
Riportiamo parte del comunicato che Fantetti aveva preparato forse prevedendo l'esito della seduta di venerdì scorso: “Se domani l'aula non dovesse annullare la sua elezione (quella di Di Girolamo, ndr) -così come ordinato ad ottobre dalla competente giunta delle elezioni dello stesso Senato – non verrebbe sanzionata la violazione della norma. Dunque il Senato negherebbe la giuridicità della norma di legge da esso stesso a suo tempo approvata. A quel punto bisognerebbe decidere: o si abolisce il valore giuridico delle leggi o si riscrive la norma perché in realtà chiunque, italiano o no, venticinquenne o no, residente all'estero o no può fare in modo di essere eletto – anche eventualmente violando altre norme- tanto una volta 'dentro' sarà sempre e comunque salvato! …. E tanto vale abolire la Giunta. Eppure non ci credo!”
Eppure certe cose che sembrano incredibili succedono.
“Schiaffo agli italiani all'estero”, ha definito la vicenda Mirko Tremaglia, che si spese per anni per ottenere il nostro voto.
Un altro schiaffo, potremmo dire, dopo quelli, purtroppo troppi, che abbiamo ricevuto negli ultimi tempi. Fino a quando?

MARCO BASTI
marcobasti@tribunaitaliana.com.ar

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