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CON TOMMASO FATTORI L’AQUILA DIVENTO’ CAPITALE DEL RUGBY ITALIANO

A cento anni dalla nascita ricordato l’Uomo e l’artefice d’un singolare miracolo sportivo e sociale

L’AQUILA – C’era tutta la Città sportiva, domenica scorsa, nell’aula consiliare di Palazzo Margherita d’Austria per ricordare a cento anni dalla nascita Tommaso Fattori, fondatore della Polisportiva L’Aquila Rugby. E c’erano, sopra tutto, i campioni della palla ovale di diverse generazioni a tributare l’affettuoso e commosso ringraziamento al loro grande educatore che schiere di giovani aquilani formò ai valori più genuini dello sport, impartendo una lezione memorabile di vita e di stile, impressa indelebilmente nell’anima più profonda della Città. L’opera appassionata di Fattori, il rigore del suo carattere tanto in apparenza spigoloso quanto invece premuroso e sensibile, un carisma senza pari, fecero sì che nel capoluogo abruzzese germogliasse una disciplina sportiva, il rugby appunto, che da sempre si connota come vera e propria scuola di vita, oltre che di sport, per combattività, lealtà, coraggio e spirito di squadra. Tanto da farne un fenomeno – caso singolare nel nostro Paese – non confinato nei campi di gioco, ma che ha permeato l’intera Città in ogni suo tessuto, ne costituisce un’irrinunciabile prerogativa, ne ha definito un soma costitutivo in virtù del quale L’Aquila ed il Rugby sono un tutt’uno. Insomma, da oltre sessant’anni il cuore della Città pulsa il mito del rugby come elemento essenziale della sua vitalità, della sua quotidianità, della sua stessa identità civica, grazie alla “lezione” di Tommaso Fattori che dell’Aquila ha fatto la capitale del rugby italiano. Certo, altre città vantano antiche e gloriose tradizioni in questa dura ed affascinante disciplina sportiva – Padova, Treviso e Rovigo sopra tutto, poi Roma, Milano, Napoli ed altre – ma nessuna di esse può vantare un imprinting così profondo e carnale com’è il caso dell’Aquila con il rugby.
La Municipalità aquilana, dunque, con un gesto di grande sensibilità ha voluto rendere a Tommaso Fattori gli onori alla memoria con una cerimonia solenne, densa di forti emozioni, accuratamente pensata e programmata in modo egregio da Fabrizio Caporale, responsabile della Comunicazione istituzionale del Comune dell’Aquila. Una cerimonia toccante, festosa, con numerose e significative testimonianze. C’erano tutti, ma proprio tutti, nella sede più rappresentativa della comunità aquilana, a rendere omaggio a Tommaso Fattori: il Sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, e Manlio Marini, Sindaco di Foligno, la città natale di Fattori, il consigliere Pierluigi Bernabò delegato da Giancarlo Dondi, presidente della Federazione Italiana Rugby, Angelo Cora, presidente della Polisportiva L’Aquila Rugby (squadre giovanili e vivaio), Giacomo Pasqua, presidente dell’Aquila Rugby 1936 (la società che milita nel campionato di serie A), e Galileo Fattori, il figlio di Tommaso, in rappresentanza della famiglia.

Nato a Foligno il 25 gennaio 1909, Tommaso Fattori si trasferì a Roma dove, nel 1929, iniziò l’attività agonistica con la Rugby Lazio. Campione d’Italia in due stagioni con la Rugby Roma, vestì dieci volte la maglia della Nazionale e giocò numerose partite internazionali nelle file dell’Amatori Milano. Nel ‘35 venne chiamato ad allenare il Palermo e nel ‘36 vinse il concorso per «giocatore scelto», riservato agli Avanti. Nel 1942 si trasferì all’Aquila, come direttore degli impianti sportivi del Coni. Negli anni ’47 e ’48, insieme a Vigliano e Briaco, guidò la Commissione tecnica per la squadra nazionale. Nel 1946 costituì la Polisportiva L’Aquila Rugby e in soli 4 anni di attività, sotto la sua guida tecnica, la società giunse alla massima categoria, conquistando due titoli di Campione d’Italia giovanile e disputando, nel 1959, la finale del campionato italiano di serie A, poi vinto dalle Fiamme Oro di Padova. Fattori morì prematuramente nel giugno dell’anno successivo, senza poter vedere i frutti della sua grande semina. L’Aquila Rugby, infatti, divenne per la prima volta Campione d’Italia nel 1967, poi ancora per altre quattro volte cucì lo scudetto sulle maglie neroverdi nel ’68, nell’81 e ’82, infine nel 1993.

Gli anni del “magistero” sportivo all’Aquila di Tommaso Fattori furono davvero eroici per uno sport stupendo qual è il rugby, che richiede doti e prestazioni atletiche notevoli, e tuttavia allora poco conosciuto e praticato in Italia, se non in alcune regioni con forti tradizioni in questa disciplina sportiva. Oggi, con il notevole sviluppo avuto in tutta Italia dal rugby che sempre più affascina per la sua vigoria e spettacolarità, richiamando crescenti folle di appassionati negli stadi, le squadre sono rette da società per azioni soggette alle regole del mercato ed i giocatori della massima serie sono ormai tutti professionisti. Non era così al tempo di Fattori, quando il rugby era uno sport povero ed i giocatori, con un impegno immane sorretto solo dalla passione, si dividevano tra lavoro ed attività agonistica, affrontando di notte in autobus le lunghe trasferte del campionato, il pranzo a base di “pane e frittata” e fiaschi di vino, come hanno ricordato nelle loro testimonianze gli atleti più anziani, quelli dei primi anni del dopoguerra, che costituirono il nucleo storico sul quale Fattori plasmò i prodromi del successivo miracolo sportivo. Ne hanno parlato gli atleti, allievi ed amici, Giacinto Salvatore, Silvano Tartaglini, Pino Fugaro ed Antonio Di Zitti, per molti anni capitano della Nazionale. In particolare, il neroverde Pino Fugaro con una frase ha incorniciato una verità: “Se il rugby è una religione, Tommaso Fattori ne è stato il sacerdote”.

Si diceva della cerimonia, che è stata aperta con alcuni fotogrammi espunti dal magnifico documentario “Grande cuore neroverde” di Ugo Colista sulla storia del rugby aquilano e su Fattori, il suo padre nobile, al cui nome è dedicato lo stadio della città. E’ stato quindi il Sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, a richiamare il valore umano e sportivo di Tommaso Fattori, quel che significa per la Città questo sport, come sotto la guida di Fattori abbia formato generazioni di giovani al sacrificio, alla determinazione, alla lealtà, alla generosità reciproca, all’amicizia vera, all’impegno di gruppo, tipici di questa disciplina. Di tanto il Sindaco Cialente ha ringraziato il suo collega Sindaco di Foligno, Manlio Marini, rendendo merito ad una città amica per aver dato i natali a Tommaso Fattori. Foligno, città legata all’Aquila anche nel nome d’un altro folignate di vaglia, Mario Tradardi, giovane magistrato all’Aquila, combattente nella lotta di Liberazione dal nazifascismo, morto eroicamente a Monte Mauro di Brisighella a soli 36 anni, il 16 dicembre 1944, nel conflitto a fuoco tra la Brigata Maiella, nella quale era inquadrato, ed i tedeschi. Medaglia d’argento al valor militare, Tradardi lasciò la giovane moglie e cinque bimbi in tenera età. Proprio da Tradardi ha preso avvio l’intervento del Sindaco di Foligno, ricordando l’eroe per la libertà del quale l’anno scorso, insieme alla Municipalità aquilana, la sua città ha celebrato il centenario della nascita. Il Sindaco Marini ha quindi ricordato Tommaso Fattori, l’altro illustre suo concittadino, al quale Foligno intende dedicare ogni anno un Memorial sportivo con le squadre giovanili dell’Aquila Rugby e del Rugby Foligno.

Ha pensato Vincenzo Camerini, presidente dell’Aquila Rugby ai tempi storici della società, a raccontare i dettagli caratteriali di Tommaso Fattori, la sua capacità di educatore oltre che di preparatore sportivo, le sue prime esperienze all’Aquila già nel 1937 quando, occasionalmente, veniva ad allenare la squadra di rugby, anzi della “palla ovale” secondo l’autarchia linguistica del tempo, della GIL. Ha ricordato come Fattori sia stata la spina dorsale di tutto lo sport cittadino, perché nella Polisportiva da lui poi fondata operavano diverse discipline (basket, pugilato, atletica, rugby) dalle quali egli selezionava i giovani più dotati da avviare al suo sport prediletto, già guardando al futuro. Interessante il ricordo portato da Dante Capaldi, che nel 1959, giovane corrispondente del Corriere dello Sport, da cronista conobbe la forte indole di Fattori, raccontando sulle pagine di quel quotidiano sportivo il rugby all’Aquila, come sport d’una intera città. Non ha voluto essere assente un’altra penna aquilana, assai illustre e nota a livello nazionale per i ruoli apicali ricoperti in Rai. Pur se non direttamente, è stato presente alla manifestazione Bruno Vespa, con un suo messaggio. Bella la sua testimonianza.

Ha scritto Vespa: “Ho conosciuto da bambino Tommaso Fattori. Ricordo una specie di Mangiafuoco, ma non feci in tempo a spaventarmi più di tanto perchè scoprii immediatamente che era buonissimo. Capii solo più tardi la sua grandezza. Seppe costruire dal niente la più fantastica squadra di rugby d'Italia. Non credo che il sentimento aquilano e la gratitudine per quest'uomo mi facciano velo. Il rugby era padano e basta. I romani non sapevano giocare e a Sud non esisteva niente. Tommaso morì troppo giovane per godere i frutti del suo lavoro. Non ha fatto in tempo a vedere i meravigliosi scudetti vinti da ragazzi che il lunedì mattina tornavano in ufficio o a scuola dopo una notte in pullman. Per il poco che conta, sono orgoglioso di aver seguito da giovane cronista quelle stagioni. Tommaso non c'era, ma posso assicurare che il suo nome era il più citato in quelle trasferte indimenticabili”. All’epoca Vespa, a soli 16 anni, era un giovanissimo cronista sportivo nella redazione aquilana del Tempo, allora diretto da Renato Angiolillo. Poi, scomparso Angiolillo nel 1973, la guida del giornale passò a Gianni Letta, altro abruzzese illustre, attuale Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. La giornata celebrativa si è chiusa felicemente nel pomeriggio allo stadio “Fattori” dove L’Aquila Rugby giocava la sua partita di campionato contro il Giunti Firenze. Ha vinto l’incontro 42 a 0, facendo un altro passo verso la vetta della classifica.

30 gennaio 2009
gopalmer@hotmail.com

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