IL CASO PARADINE A FERRARA

di Cinzia Simonelli

Il caso Paradine a Ferrara. Il celebre film di A. Hitchcock (protagonisti Alida Valli e Gregory Peck) si è realizzato in tutto il suo dramma, con attimi fuori dal copione che hanno svelato i retroscena nella realtà, non solo su pellicola. Ad uccidere non è la moglie ma l'ex marito. E poi il doppio colpo di scena, la confessione post sentenza dell'assassino di fronte alle forze dell'ordine, che nella sceneggiatura del film non è prevista. Oppure Schegge di paura con R. Gere o ancora Presunto innocente con Greta Scacchi ed Harrison Ford. Tutte storie dove l'assassino riesce a farla franca. Ma in nessuna c'è il pentimento del colpevole che giunge a chiedere la condanna che lo liberi dal senso di colpa. Il fatto che una persona giudicata innocente dopo regolare processo non possa essere processata di nuovo pur se rea confessa, questo non fa parte del dramma umano ma dell'assurdità della logica umana, mai all'altezza del fato. Decenni addietro la censura non avrebbe consentito un film dove il colpevole non avesse ottenuto condanna, mentre in questo caso è la legge a non permettere la condanna dell'assassino. Pur confessando l'omicidio, non potrà più essere processato per questo fatto in base al principio del “ne bis in idem”, affermazione fondamentale del diritto internazionale che significa “non due volte per la medesima cosa”. La revisione di un processo, prevista dall'articolo 629 del codice di procedura penale, è possibile solo quando la persona è condannata e non assolta. La persona in questione è Denis Occhi, muratore 33enne che il 25 novembre 2004 aggredisce l'ex moglie Giada Anteghini nella casa di Jolanda di Savoia (Fe) che la donna divide col nuovo compagno -indagato e poi prosciolto. Massacrata a colpi d'accetta durante il sonno nella sua camera da letto – attigua a quella dove dormiva la bambina di 6 anni avuta dall'ex marito Occhi – la donna entra in coma, per le gravi ferite riportate alla testa, e non si sveglierà più. Morirà il 23 gennaio 2006 dopo 14 mesi di agonia, all'età di 27 anni. Il 15 febbraio 2007, al processo di 1° grado a Ferrara, Denis Occhi, unico indagato, viene condannato a 20 anni dal giudice dell'udienza preliminare Silvia Giorgi. Il giudice accoglie tutte le richieste del pm Nicola Proto che ha coordinato le indagini dei carabinieri di Jolanda e Copparo. Il 27 febbraio 2008, in 2° grado, la corte d'Appello di Bologna presieduta dal giudice Aldo Ranieri ribalta la sentenza e Occhi viene assolto dall'accusa di omicidio volontario. Cosa lo abbia condotto Venerdì 2 gennaio scorso di fronte all'ispettore di turno a confessare l'omicidio resta un mistero svelare il quale sarebbe entrare nella psicologia di una persona che, come dimostra la biografia, della lucidità non ha fatto il suo stile di vita. Anche in 1° grado confessò, poi ritrattò. Sta di fatto che, nel rispetto di una sceneggiatura più tradizionale -capace di colpi di scena ma senza svelare le contraddizioni dell'ordine costituito- il reo confesso ha di nuovo negato il mea culpa. Eppure ci sono i verbali a confermare la sua confessione e le dichiarazioni alla stampa rilasciate dal pm Nicola Proto, autorizzato dal procuratore Rosario Minna. Però il colpevole, ai microfoni del tg 5, nega ogni responsabilità nel delitto, forse per fedeltà ad un protagonismo che deve incarnare i paradossi della società con complicità, senza mai svelarli come tali. Così abbiamo un nuovo mito, la verità dichiarata ma negata non da burocrazia, vizi di forma o malafede, bensì dal potere del giudizio umano divinizzato, visto che non è contemplata la possibilità di errore. Umanamente resta il dolore e lo strazio dei parenti della giovane vittima che non vedranno mai giustizia.

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