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Cominciamo l’anno nuovo con il dire la verità 

L’auspicio più sentito che si possa augurare per il 2009, è quello di cominciarlo con il dire la verità.
Il tempo delle diagnosi è finito. Siamo esausti tutti quanti delle analisi dei sociologi, degli intellettuali, degli economisti che enumerano i mali dell’Italia e basta.
Dire la verità nuda e cruda così com’è senza sotterfugi come se si fosse in una eterna campagna elettorale. Ai giovani, alle donne, alle loro famiglie, ai pensionati, ai dipendenti pubblici, agli italiani all’estero, bisognerà dire la verità non sulle conseguenze di una crisi economica mondiale dovuta ad una globalizzazione ottusa e velleitaria. Bisognerà dire loro la verità per cassare dalla lavagna della nostra storia contemporanea uno stile politico disonesto soprattutto negli intenti il cui fine non è il bene pubblico ma quello personale.
Diciamoci la verità finalmente anche a costo di pagare ulteriori conseguenze, ma da questa è necessario ripartire. In fin dei conti, siamo un popolo, una nazione finanche dotata di qualche pregio e, popolo, nazione e pregio, non si ottengono per nulla. Perché perseverare ancora in uno stile che mette in evidenza solo furberie, latrocini e contrapposizioni? Nonostante la caduta delle ideologie? Eppure, qualche volta ce le hanno fatte rimpiangere addirittura. La guerra fredda era talmente fredda che nessuno avrebbe mai pensato di attaccare, colpire, uccidere per degli ideali unilaterali per poi chiedere scusa seduto su una montagna di cadaveri.
Cominciamo con il dire la verità senza creare false aspettative alla gente, sulla prognosi, sui tempi di recupero che saranno lunghissimi, sulle aspettative che saranno sistematicamente disattese. La realtà, se affrontata con la giusta consapevolezza, renderà lo sforzo meno pesante, il risultato più incoraggiante.
Gli italiani all’estero, hanno in mano una chiave valida per tutto il paese, quella di volta per aprire in patria la speranza del futuro con energie nuove e spirito innovatore in una Italia dove l’aggettivo “globale” ha soppiantato quello di “patriottico”. Ebbene, mai come questa volta non ci stiamo. Eravamo fieri, siamo fieri di essere italiani tutti uguali davanti alle leggi dello Stato ed al cospetto di Dio.
Gli italiani all’estero hanno una opportunità che la storia di un popolo concede solo una volta e forse neanche una volta e neanche a tutti i popoli. Una grande occasione, quella di formare un bacino di italiani ovunque risiedano nel mondo organizzato in partito dove la loro voce non sarà quella particolare, di settore, di nicchia, ma quella parlata da un’unica lingua, l’italiano, sparito ormai anche dai documenti ufficiali del Parlamento Europeo. Uniamo dunque tutti i movimenti esistenti di italiani sparsi per il mondo, facciamone un partito, diamo senso pratico ed incisivo alle nostre aspettative, entriamo a Montecitorio dall’entrata principale e sediamoci in gruppo in aula. Potrebbero cambiare molte cose per l’intero paese.
Qualcuno già ha pensato di organizzare il Partito degli Italiani dall’Estero e si muove in questo senso. Questa è una verità.

Auguri, che l’anno 2009 porti a tutti voi la verità.

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