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Minima moralia

di Renzo Balmelli

FIDUCIA – Sorge un dubbio. La destra con i suoi precedenti pensa davvero di rivendicare il ruolo di nume tutelare della moralità? Suvvia! D'accordo che in politica la decenza è un optional per tutte le stagioni. Ma senza esagerare. Oddio, non è che sul fronte opposto la situazione sia tanto migliore. Come direbbe Woody Allen, Dio è morto, Marx pure, e nemmeno il Pd sta tanto bene. Anzi, da come ha perso in Abruzzo, praticamente senza combattere, pare in stato comatoso. E non osiamo pensare cosa potrebbe succedere in Campania, in Toscana e alle europee di giugno se il nodo della questione etica, un vero groviglio di vipere, non verrà affrontato con la dovuta determinazione, anche a costo di rinunce e sacrifici dolorosissimi. Solo tagliando col bisturi i lacci del malaffare, si puo' sperare di riuscire a frenare l'erosione di consensi e di credibilità che rischia di portare la sinistra al tracollo. La maggioranza, ovviamente, esulta. Berlusconi ama Di Pietro come avversario: la sua intransigenza verso i corrotti infiamma i cuori di una parte dell'opposizione e in parallelo contribuisce a farla perdere. Non si illluda, tuttavia, il Cavaliere. Con la recessione sulla porta di casa, la disoccupazione in arrivo e il borsello vuoto, il clamoroso sciopero delle urne inscenato dagli elettori abruzzesi è stato un campanello d'allarme per tutti i partiti, anche nel campo dei vincitori. L'assenteismo è una spia che indica malessere diffuso, rassegnazione, scoramento. Guai a non prenderlo sul serio. La disaffezione dei cittadini, un sintomo grave che non si cura coi pannicelli caldi, è stata una specie di ritiro della fiducia – commenta la Repubblica. E quando la fiducia si spegne, per la vita democratica cominciano i guai.

RESPONSABILITA' – La questione morale non è soltanto una piaga endemica dei nostri tempi. Anche nel passato che non passa c'è l'esigenza imprescrittibile di fare luce sui capitoli piu' oscuri e imbarazzanti del secolo scorso. Vogliamo quindi credere nella sincerità di Fini quando riapre il processo alle scellerate leggi razziali promulgate dal fascismo con un j'accuse che non risparmia quasi nessuno. Quel suo richiamo alle responsabilità di quanti, Chiesa inclusa, preferirono tacere per viltà o meschini interessi di bottega, non fa che rendere ancora piu' eroico il comportamento di chi invece non si arrese e pago' il proprio coraggio con il confino, l'esilio, il carcere, la morte. Per la durezza della denuncia, da oltre Tevere sono piovute pesanti reprimende sulla terza carica dello Stato, neanche fosse (anche lui!) un inflessibile trinariciuto mangiapreti.

Berlusconi, il premier prediletto della Curia, sull'argomento ha fatto come al suo solito: distratto, disinteressato, lontano. Me né le reazioni di stizza né le alzate di spalle possono occultare le nefandezze. Vero è, invece, vero e inconfutabile, che gli Ebrei in quegli anni bui rimasero soli, sperduti nel fragoroso silenzio che accompagnò le sopraffazioni messe in atto dal regime con puntuale, pedantesca pignoleria burocratica. Le conseguenze: l'emarginazione, la deportazione, le camere a gas. La condiscendenza strisciante che rese possibile la bacata ideologia in “difesa della razza” resta tutt'oggi un capitolo controverso di vita collettiva sul quale ancora non è stata fatta giustizia. Il riscatto dalle barbarie — che tanto segnarono la vita di chi, come Primo Levi, in quell'inferno ci passo' — attende di trovare finalmente il suo posto nella storia, senza ostracismi revisionisti e senza il rosario del “non sapemmo”, del “non capimmo”.

FALLIMENTO – La questione morale degli altri. Le scarpe lanciate contro Bush a Baghdad probabilmente faranno storia come e forse piu' di quella sbattuta mezzo secolo fa da Chrusciov sullo scranno dell'Onu. Il gesto dell'indomito giornalista iracheno, la sua irriverente protesta verso l'occupante, resterà negli annali come un'icona della rivolta contro l'intollerabile immoralità della guerra. Nella vistosa contestazione è riassunta tutta l'insofferenza di un intero paese , esausto, stanco di convivere con un conflitto di cui ancora non si intravvede la fine. L'invasione dell'Iraq non ebbe mai nessuna legittimazione da parte della comunità internazionale. L'intervento venne costruito su un cumulo di bugie: i missili intelligenti che non esistono, gli arsenali con le armi di distruzione di massa di cui non si è mai trovata traccia. Ecco: l'apparizione delle scarpe nella protesta politica ha palesato oltre ogni retorica lo sconforto della popolazione per gli errori, gli sperperi miliardari, le fandonie e infine il fallimento strategico-diplomatico dell'amministrazione repubblicana in questa regione del mondo.

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