Rivolta a tutti quelli, senza eccezione alcuna, che hanno votato per
il Partito Democratico. Credendo, in buona fede, che potesse
rappresentare un alternativa a Berlusconi.
La questione morale? Ma certo! Con tutto quello che succede, come non
parlarne?
Ma cè unoperazione a largo raggio che conta di più della sporcizia
morale.
E che ora viene al pettine la collusione, di casta, tra il PD e il
PDL. Ormai sbandierata, esplicita, oscena.
Leggi Panebianco, che esprime la stessa linea del direttore del
Corriere, il quale rimuove dallincarico il giornalista Carlo Vulpio
(che seguiva il caso dello scontro tra Procure).
«È il momento che il presidente del Consiglio tenda una mano al PD».
Perché lo dice? Perché sa che il crollo del PD potrebbe portarsi
dietro lintesa bipartitica con il PDL, quella che ha prodotto questo
parlamento.
Dubbi? Allora leggi Gaetano Quagliarello, vice capogruppo PDL al
Senato: «Non dobbiamo infierire e non lo faremo, continueremo a
perseguire il dialogo per le riforme e sappiamo bene che PD e PDL
sono legati da un destino speculare: se il bipartitismo crolla da una
parte, finisce anche dallaltra».
Inciucio bipartisan dopo inciucio bipartisan eccoci arrivati a una
vera e propria alleanza per la sopravvivenza. La classe politica si
compatta per liquidare le residue resistenze provenienti da settori
della società civile che non si arrendono ancora. Così si apprestano
a fare quella che chiamano riforma della giustizia. A farla
insieme, per reciproca difesa.
E anche la riforma della Costituzione, che significa prosecuzione
del suo smantellamento. Con la benedizione del capo dello Stato, che
lha già autorizzata (ma non era lì per difenderla?).
Obiettivo primario: imbavagliare il potere giudiziario recalcitrante,
togliere lobbligatorietà dellazione penale, separare le carriere,
cancellare le intercettazioni, e così via imbavagliando, dopo avere
già conquistato posizioni chiave nellAssociazione Nazionale
Magistrati e nel Consiglio Superiore della Magistratura.
Questo è il piano che Veltroni si appresta a firmare. E a firmarlo in
ginocchio.
Non è questione di sfortuna. Questo era lapprodo fatale al quale
sapevano di giungere e al quale volevano giungere i creatori del PD.
Solo che speravano di giungervi forti. Invece vi giungono in mutande.
Chi può ancora pensare senza condividere totalmente la
responsabilità morale di questi inetti che costoro possano essere,
oggi, domani, in qualche futuro lontano, unalternativa al malaffare,
alla prevaricazione dei più ricchi, al dominio delle forze che
vogliono seppellire la democrazia?