Ogni cittadino può essere chiamato da una Forza di Polizia a prestare le proprie competenze tecniche al servizio di un'indagine, come previsto dal Codice di procedura penale. Questo vale anche per i medici veterinari liberi professionisti, e senza dover chiedere il permesso ad alcuno, compreso il Servizio veterinario pubblico, per stabilire i maltrattamenti subiti da un animale. Per cui, una nota emessa il 31 ottobre scorso dall'Unità di Progetto Sanità Animale ed Igiene Alimentare della Regione Veneto, che afferma il contrario, deve essere considerata nulla, anzi dovrebbe essere stigmatizzata come un vero e proprio abuso di potere.
Accampando la scusa che il coinvolgimento di altre figure professionali in compiti di istituti propri del Sistema Sanitario nazionale, possa determinare soluzioni di difficile gestione, un dirigente regionale del Veneto ha sostanzialmente chiesto alla Polizia Giudiziaria di non intervenire per prevenire o reprimere gli illeciti penali commessi nei confronti degli animali, se non per partecipazione del Servizio veterinario pubblico, e solo in caso di indisponibilità a riferirsi a Medici Veterinari Liberi Professionisti, con specifico riscontro o nulla osta da parte del competente Servizio Veterinario territoriale.
Si tratta di un atto probabilmente illegittimo, che va contro leggi dello Stato, e nello specifico contro un Decreto del Ministro dell'Interno. Poichè si tratta di reati perseguibili d'ufficio, per i quali va al contrario incentivata – come si sta opportunamente facendo – la formazione di ausiliari di polizia giudiziaria, la professionalità veterinaria va considerata, com'è, una e senza vincoli coercitivi da parte del pubblico sul privato per questa funzione. Per queste ragioni, insieme ai senatori Marco Perduca, Roberto Della Seta, Silvana Amati, Franca Chiaromonte abbiamo rivolto un'interrogazione ai Ministri dell'Interno, del Lavoro, Salute e politiche sociali e dei Rapporti con le Regioni.
Qui il testo dell'interrogazione: http://blog.donatellaporetti.it/?p=402