I Minori augurano Buona Crisi e felice nuova Paura

Foto di Valentina Perniciaro _muri di Atene_

E’ accaduto qualcosa di nuovo che può farci fermare un momento? Le notizie- si sa-quelle vere, vanno a a finire nei cassonetti, come la carta dei regali scartati, dopo il 25 dicembre. Per carità, due ragalini, robbette da niente…ma come si fa a non fare nulla? E’ quello che mi chiedo anche io. E stiamo fermi, come tanti alberi di natale. Sul mulo e l’asinello, ci camminano altri, anzi alcuni vanno a piedi. Per chi avesse voglia di continuare a leggere e trovare qualcosa di nuovo, niente di eccitante premetto, consiglio di leggere e guardare Baruda . Ha delle foto splendide, perchè l’ autrice, giovane e reale, è una piccola donna di quelle dure, tenera quando le pare e fotografa e scrive…

“Atene si presenta assurda agli occhi di chi atterra, pur consapevole che troverà una città in rivolta. L’aria brucia, pesa, entra nelle vene e le fa pulsare in modo strano. Droghe chimiche gratuite…ironizzano così le donzelle greche che mi hanno accolto fino a questo momento… Ma cavolo, la rivolta, chi l’aveva mai vista così radicata, trasversale, spontanea e allo stesso tempo organizzata. Una città che pullula di facoltà occupate, di scuole occupate, di sedi dei sindacati occupate.. una città che sembra non aver voluto perdere un pezzetto di strada, una città che si è voluta riprendere non dico tutto, ma almeno la dignità di alzare la testa e andare avanti giorni e giorni…”

Poi c’è Roberto Saviano che racconta Gomorra agli studenti di Roma

E dire che lo facevano in parecchi, fuori dallo scarpone…Invece no, è tutto per loro, per i minori.

Poi ci sono altri minori , quelli curdi, li racconta Fazila Mat : “Rischiano dai 23 ai 58 anni. Sono minorenni e sono curdi. Attendono il giudizio a seguito della partecipazione a manifestazioni di protesta contro le autorità turche lo scorso ottobre. Il dibattito è aperto sul coinvolgimento di minorenni in manifestazioni politiche e sulle violazioni dei diritti dell’infanzia da parte di polizia e magistratura. Saranno processati con l´accusa di aver commesso un “reato a nome dell´organizzazione terroristica PKK” gli oltre cento minorenni tra le prime file dei cortei durante le manifestazioni di protesta che si erano svolte per tre giorni in diverse città dell´est e del sudest anatolico lo scorso ottobre. I procuratori hanno chiesto delle condanne che vanno dai 23 i 58 anni per il “reato” che consiste fondamentalmente nell´aver lanciato sassi alle forze dell´ordine. .. Tra i numerosi arresti figurano un centinaio di minorenni, di età compresa tra i sei e i sedici anni che ora attendono quello che sembra dipendere dalla buona disposizione dei giudici. A Diyarbakir un primo gruppo di bambini processati sono stati assolti. A Van i bambini avrebbero rilasciato una deposizione in presenza di uno psicologo e sarebbero poi stati consegnati alle loro famiglie senza alcun arresto. Ma ad Adana il procuratore avrebbe presentato come “prova di reato” anche le biglie trovate in tasca a qualcuno dei ragazzi. Dunque anche per loro sarà da definire se le azioni compiute siano da ritenersi ‘affiliazione a organizzazione terroristica’ o ‘contravvenzione alla legge che regola le manifestazioni e le riunioni’ o ’semplice lancio di sassi’.
E se ne è parlato di di questi minori a Terni nella presentazione del libro di Denny Merle e Mehmet Aslan “Io bambino, libero imprenditore: lavoro minorile nelle terre curde di Turchia”, edito da dalla Biblioteca Comunale di Terni. “Sono bambini, ” liberi imprenditori” che popolano il labirinto dei vicoli della vecchia città di Diyarbakir, interviste raccolte negli ultimi anni sotto forma di conversazione, fotografie scattate sempre in accordo con i bambini, che spesso si sono messi in posa. Ci tengono a mostrarsi al meglio e ciò spiega il motivo per il quale i bambini che lavorano da “operatori ecologici”, impegnati nella raccolta differenziata, non hanno voluto essere fotografati. Queste interviste non riflettono la situazione generale dei bambini lavoratori nelle terre curde. In altre città come Urfa o Antep, ma anche nei quartieri periferici della stessa Diyarbakir, molti bambini sono impegnati soprattutto in fabbriche e laboratori dove lavorano in condizioni subumane, alla stregua dei loro compagni di sventura indiani, bengali o pakistani. Sotto qualunque cielo si trovino, i bambini schiavi sono meglio conosciuti: diverse sono state le inchieste di valore che hanno testimoniato della loro miseria”.

Poi alla fine vi racconto che a New York City hanno occupato la New School University e dicono certe minoranze studentesche: “Liberiamo questo spazio per noi, e per tutti quelli che si vogliono unire a noi, per utilizzarlo in maniera autonoma. Occupiamo l’università in esplicita solidarietà con chi sta occupando le università e le strade in Grecia, Italia, Francia e Spagna.

E domani, dove qualcuno raccoglierà le sottostanti parole, con azioni:

Giornata internazionale: Raccogliamo l’appello del Politecnico occupato di Atene che indice una giornata internazionale di azioni di resistenza e comunicazione in memoria di tutti gli assassinati dai governi in nome dell’ordine pubblico “Noi non dimentichiamo, noi non perdoniamo”.

Concludo, come ho iniziato, con le parole di Baruda: “Perchè se la polizia provoca, qui sono TUTTI a rispondere, tutti ad insultarli, tutti a sputare verso di loro e difendere ogni centimetro di strada. La strada si, perchè è proprio da quella che si dovrebbe ripartire…la strada da riempire, da far straripare, la strada da bruciare per poi ricostruirla in piena autonomia.Una strada che schifa la fasulla democrazia che poi arma le mani di qualche divisa assassina, la strada che vuole avere futuro, speranza, collettività, la strada che qui è un muro di fuoco, un mucchio di macerie. Macerie che a vederle ti si apre il cuore. Ti trema il sangue mentre scorre. Dobbiamo ringraziare questo paese, questi giovani rabbiosi rivoltosi, dobbiamo ringraziarli e nemmeno poco, perchè ci stanno dimostrando ( a noi, ciechi compagni europei) che il vento della rivolta può ancora sfiorarci.Può ancora cambiare le nostre vite…può ancora darci la forza di non aver paura delle loro pistole, delle loro armi, dei loro irrespirabili nuvoloni di sostanze chimiche. La forza di combattere, di crederci, di lottare contro chi ci vuole precari, isolati, emarginati e anche morti”.

e dalle Macerie un’intervista ad un’italiana…

Per questo e per molti altri motivi che non nascono oggi e neanche ieri, lo scrivo in inglese, come hanno lo hanno fatto sui muri greci, gli imbrattatori, i minori, come certi morti e altri vivi:

Merry CRISIS and a happy new FEAR

Doriana Goracci

Foto di Valentina Perniciaro _L’albero di Sintagma_

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