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CARACCIOLO: MANCHERA’ ALL’ITALIA UN ILLUMINATO COSMOPOLITA

Quando scompare una figura della qualità, del valore, dell’umanità di Carlo Caracciolo è come se scomparisse una parte di noi. Commossi, ci accorgiamo via via del vuoto, dell’assenza, della perdita di qualcosa di rilevante. L’ultimo, si è scritto, degli editori puri. Ma ben di più. Di origini nobili ( il ‘principe’), benché il suo tratto fosse di una semplicità disarmante, impegnato partigiano in Val d’Ossola, ha contribuito per lunghi anni a cambiare il volto, l’anima dell’editoria e dei giornali italiani.
Forse è mancata nei ricordi, peraltro molto belli, una considerazione, dolce e amara insieme. Carlo rappresentava quell’Italia borghese progressista, consapevole del ruolo dello Stato democratico antifascista, che ora sembra (irreparabilmente?) scomparsa. Quel mondo solidale, aperto, cosmopolita, intellettuale, capace di produrre ricchezza per sé ma soprattutto per gli altri: ecco cosa di più piangiamo, consapevoli che oggi siamo preda di un capitalismo vorace, speculativo, e tante, troppe volte straccione.
E’, insomma, la parte interessante, progressiva di una parte di società illuminata, schierata senza veli d’ipocrisia dalla parte dei deboli. E’ un’Italia che vorremmo ancora, e che lui ci spronerebbe, come ha sempre fatto, a perseguire.
Understatement, ironia, curiosità culturale, fino alla fine. Chi ha avuto il piacere di frequentarlo lo sa e si può ricordare con mestizia, malinconia le conversazioni sempre attente all’attualità politica, di cui comunque voleva sapere. Fino all’ultima telefonata da un ospedale. La fine.

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