di Chiara Scattone
Vittorio Sgarbi oggi è sindaco di Salemi dopo aver vissuto una negativa esperienza di ‘incompatibilità culturale’ con la Giunta comunale milanese guidata da Letizia Moratti. Tuttavia, la sua nuova condizione di ‘libertà d’azione’ sembra averlo psicologicamente rinfrancato, riproponendolo agli occhi di alcuni osservatori come nuova interessante figura di riferimento. Le sue doti di vivissima intelligenza e di immensa ‘intuitività’ potrebbero, infatti, tornare assai utili per cercare di ricostituire un ambiente ed un mondo politico, quello laico – riformista, di cui il Paese è rimasto palesemente ‘orfano’.
Professor Sgarbi, come sta andando la sua nuova esperienza in qualità di sindaco di Salemi? E’ soddisfatto?
“Certamente: non si vede”?
E’ vero che è pronto a correre per la presidenza della Provincia di Milano? Quali forze politiche intendono appoggiare questa sua candidatura?
“Sì, è vero. Ma credo si debba immaginare un’alleanza stringente con il Popolo delle Libertà e con la Lega Nord, partiti che non rispecchiano i democristiani e i socialisti liberali della vecchia area del ‘pentapartito’. Sicuramente, si tratterà di una candidatura per il centrodestra”.
Qual è il suo giudizio su questi primi sei mesi di Governo del Popolo delle Libertà? Non potrebbero fare un po’ meno ‘fumo’ e un po’ più ‘arrosto’?
“A me sembra che l’attuale Governo abbia invece dato prova di buona gestione di alcune gravissime questioni, al contrario di quanto sia riuscita a fare la Moratti a Milano. La mia impressione è infatti quella di un Governo centrale che sta dimostrando di saper affrontare e risolvere problemi anche molto complessi assai meglio del potere locale: basti solo pensare alle questioni di Napoli, dell’Alitalia, della Funzione pubblica e della scuola. Stanno dando segnali molto più chiari rispetto al precedente Governo di centrosinistra, anche se tutti gli esecutivi, in verità, vengono criticati durante il loro lavoro. In ogni caso, fino ad ora non mi sembra proprio che il Governo di centrodestra abbia fatto ‘fumo’. Anzi, tutt’altro…”.
Ma quando scoccherà l’ora dei laici e dei riformisti liberalsocialisti?
“Finché esiste il bipolarismo sarà molto difficile, poiché esiste una forte componente cattolica ‘trasversale’ a tutti gli schieramenti. L’unica possibilità di riemergere è quella che ci viene offerta dalle prossime elezioni europee, per le quali sto appunto valutando l’opportunità di candidarmi riflettendo nel merito della creazione di una lista insieme ai socialisti, dal momento che in questo tipo di consultazioni non c’è alcun sbarramento”.
Secondo lei, l’opposizione potrà trarre qualche vantaggio dall’elezione di Barack Obama alla presidenza degli Stati Uniti? E in che modo?
“L’elezione di Obama potrà portare vantaggi ad entrambi gli schieramenti. Tuttavia, Veltroni è un uomo politicamente modesto e non riuscirà a ricavarne grande aiuto. Anzi, la sinistra non riuscirà ad avvantaggiarsi, perché una parte del centrodestra si sta già interessando e sta già lavorando per stabilire ottime relazioni”.
A Veltroni non sarebbe convenuto maggiormente tentare un’operazione socialdemocratica, anziché avventurarsi in un progetto come quello del Pd, che appare totalmente privo di identità?
“Veltroni non può far nulla, non ha cervello a sufficienza: la sinistra, con la creazione del Pd, ha commesso un grave errore di ‘indistinzione’ delle diverse forze che sono andate a costituire il Partito e che si sono rivelate troppo discontinue, contrariamente a quanto avvenuto nel PdL. La sinistra italiana, a mio parere, non ha più alcuna possibilità. Veltroni si è sbagliato: oggi vige il bipolarismo, non il maggioritario”.
La sinistra è ancora persa tra le ‘secche’ del compromesso storico, secondo lei? E di quale nuova ‘bussola’ dovrebbe fornirsi per riuscire a riemergere?
“Il compromesso storico non c’è più: magari ci fosse ancora… E, ripeto, la sinistra italiana non ha più alcuna speranza di riemergere”.
Cosa vede all’orizzonte dopo l’epoca di Berlusconi?
“Il ‘dopo – Berlusconi’ è inimmaginabile, a meno che non scompaia in tempi rapidi l’attuale condizione di ‘blocco’ della democrazia. Se diventerà presidente della Repubblica, egli acquisirà inoltre un’egemonia tale che la sua area vincerà sicuramente anche le successive elezioni politiche. Insomma, allo stato, non vedo nessun’altra possibilità, poiché mi appare poco probabile che Berlusconi perda il controllo della situazione: queste sono soltanto teorie generali. Finché vive, lunga vita a Berlusconi. Per il ‘dopo’, ritengo solamente che si creerà un panorama molto ‘sfaccettato’ e variegato e che si andrà avanti così per un po’: se Berlusconi non ci fosse, crollerebbe tutto…”. (Laici.it)